Continuano ad arrivare molte lettere qui al Fatto Quotidiano sull’argomento sollevato da una studentessa catanese, Chiara Riscica: è giusto abolire il test di ingresso all’università, in particolare alla facoltà di Medicina? Non tutti sono d’accordo con l’appello che Chiara ha rivolto al capo dello Stato Sergio Mattarella, sostenendo che quella selezione è incostituzionale. Per due ragioni. Primo: il programma di studio delle scuole superiori, dice Chiara, non prepara abbastanza per il test di Medicina. Secondo: questo spinge molti a ricorrere a corsi a pagamento, sacrificando tempo che dovrebbe essere speso per studiare i programmi curriculari, e denaro. Io ho già scritto come la penso, ma vorrei usare questo spazio per ospitare alcune delle tante lettere che stanno arrivando. Ne abbiamo già fatta una pagina sul giornale, ma sono troppe per metterle tutte su carta. Ne pubblico qui un paio che mi sono sembrate particolarmente interessanti. Se volete continuare il dibattito, scrivete a lettere@ilfattoquotidiano.it o commentate qui sotto.
Cara Chiara,
ho letto la tua lettera al presidente Mattarella che, seppur amaramente, mi ha fatto un po’ sorridere. Mi chiamo Elisabetta , ho 23 anni, e cinque anni fa ero nella tua stessa situazione : l’unica variabile era che non volevo diventare medico, ma ostetrica. Ho frequentato per cinque anni un liceo scientifico di provincia. Mi sono impegnata anch’io costantemente negli studi, ma non sono uscita col 100 e nel frattempo non ho studiato al Conservatorio. Sono sempre stata una studentessa con una buona media ma sicuramente non sono mai stata una ragazza eccezionale, come invece sei tu sia nella scuola, che nella musica.
Naturalmente anch’io ho presentato domanda per l’Università , nel mio caso la famosissima Università degli Studi di Padova, tanto rinomata per la Scuola di Medicina. Che per ostetricia ci fosse un duro test di ammissione da superare mi era ben chiaro da tempo. E mi era ben chiaro che negli anni precedenti la mia scuola mi avesse dato una buona preparazione nelle materie del test: matematica, fisica, chimica, biologia e cultura generale. Ma i posti disponibili erano 22 e la media delle domande presentate ogni anno circa 500. Una selezione spietata. Ho iniziato a prepararmi circa ad aprile. Ho comprato il famoso Alpha Test in libreria (37,50 euro), mi sono scaricata centinaia di simulazioni da internet e mi sono iscritta a tutti i forum e i gruppi su Facebook inerenti.
Mi sono resa conto che la difficoltà di questi test non era poi superiore alle capacità di un qualsiasi ragazzo liceale, a patto di studiare con la dovuta costanza. Finita la maturità a metà luglio, il giorno dopo ero di nuovo sui libri, dove ci sono stata in modo ossessivo compulsivo fino a settembre. La prima settimana di settembre l’università offriva qualche giorno di ripasso collettivo (gratuito) , a cui ho naturalmente partecipato. Ma non ho fatto alcun corso a pagamento dal quarto anno di liceo, la mia preparazione mi è costata 37,50 euro più i biglietti di andata e ritorno per Padova per 4 giorni. Circa 60 euro in totale. Certo, mi è anche costata tanti mesi di preparazione e fatica e l’estate dei miei 18 anni sui libri , mentre i miei amici viaggiavano e si divertivano. Ma lo Stato italiano non ha precluso il mio diritto allo studio, abusando del proprio potere, anche se in quei mesi frenetici l’ho pensato più di una volta.
L’8 settembre ho sostenuto il test di ammissione, che ho passato. A ottobre ho iniziato i corsi e ho capito perché i posti erano 22 e non 500: per offrire agli studenti una preparazione, se non ottimale, quantomeno discreta, ad un costo più o meno accessibile. Ogni anno, ho pagato circa 2500 euro di tasse universitarie (non avendo agevolazioni per il reddito) quando nel Regno Unito, ad esempio, la retta annuale è di circa 10.000 pound e nella maggior parte dei casi gli studenti fanno prestiti che andranno poi ripagati non appena troveranno un lavoro.
Alla fine dei 3 anni di corso, mi sono ritrovata con una buona preparazione e ho iniziato a fare i famosi concorsi pensando “dopo il test di ammissione all’università, cosa sarà mai un concorso?” Come avevo ragione! Adesso i posti disponibili non sono più 22, ma uno o due al massimo! Immagina se ogni Università ogni anno formasse , diciamo, 200 ostetriche invece di 20-30 (su 500 domande iniziali ce ne saranno sicuramente più di 20-30 di meritevoli)! In quante ci ritroveremo ai concorsi? E in quante avremo poi una speranza di lavorare, quando gli unici posti disponibili sono in pala parto e il nostro lavoro nei reparti e nei consultori è svolto da altre figure? Adesso, dalle ostetriche moltiplica per 10 o 15 e capirai la realtà dei medici.
Sono d’accordo con te che ci troviamo in un sistema malato, ma il numero chiuso è una delle poche note positive che argina lo sfacelo dell’Università Italiana. Certo le percentuali di (in)successo possono spaventare ma questi test servono proprio a questo, a fare una tanto ingiusta quanto necessaria selezione. Non basta essere bravi, bisogna essere i più bravi (e tu cara Chiara mi sembri davvero una di questi), perché nella vita ,così come nella nascita, non c’è progressione senza impegno.
Elisabetta
Sono Andrea, studente di medicina del primo anno all’università di Firenze. I test di ammissione alla facoltà di medicina sono impegnativi (specialmente per studenti che non provengono da un percorso di studi improntato sulle materie scientifiche), ma non è vero che sia impossibile superarli senza l’aiuto di corsi a pagamento (non conosco nessuno che abbia usufruito di tali corsi tra i miei compagni di studio). Oltre al classico Alpha test, che qualunque aspirante studente di medicina usa per prepararsi al fatidico test, esistono molte altre risorse: solo su internet la quantità di siti gratuiti che consentono di esercitarsi con domande prese dai test degli anni passati è immensa. Inoltre alcune università, come quella di Firenze ad esempio, fornisce materiale sul proprio sito ufficiale e organizza una settimana di corsi svolti da insegnanti o da studenti in preparazione al test.
Il test è difficile (se fosse facile e tutti riuscissero a superarlo non avrebbe molto senso di esistere dato che dovrebbe servire a “selezionare” gli studenti più meritevoli), tuttavia la sua vera difficoltà non sta negli argomenti trattati: il programma del test è comparabile con quello di un normale liceo scientifico (per quanto riguarda matematica e fisica forse è meno ampio) e non contiene argomenti che esulano dal programma di un liceo classico. Ovviamente non è pensabile di preparare tutto il programma del test partendo da zero nell’estate della maturità. Però, disponendo di una buona preparazione superiore (che tuttavia non comprende il programma di logica la cui presenza nel test è inspiegabile) e di tanta pazienza e buona volontà, è possibile affrontare il questionario.
Infatti la vera sfida nel test di medicina è il tempo: lo studente dispone di poco più di un minuto e mezzo a domanda (sono 60 quesiti in 100 minuti). La capacità di pensare velocemente e di gestire l’ansia sono fondamentali (non bisogna dimenticare che il test decide il destino dello studente per l’intero anno a venire). Volendo, questo criterio di selezione può essere anche comprensibile, visto che il medico deve essere capace di pensare lucidamente anche in situazioni di crisi.
Andrea
Stefano Feltri
Giornalista
Scuola - 22 Agosto 2016
Università, abolire il numero chiuso? Le vostre lettere
Continuano ad arrivare molte lettere qui al Fatto Quotidiano sull’argomento sollevato da una studentessa catanese, Chiara Riscica: è giusto abolire il test di ingresso all’università, in particolare alla facoltà di Medicina? Non tutti sono d’accordo con l’appello che Chiara ha rivolto al capo dello Stato Sergio Mattarella, sostenendo che quella selezione è incostituzionale. Per due ragioni. Primo: il programma di studio delle scuole superiori, dice Chiara, non prepara abbastanza per il test di Medicina. Secondo: questo spinge molti a ricorrere a corsi a pagamento, sacrificando tempo che dovrebbe essere speso per studiare i programmi curriculari, e denaro. Io ho già scritto come la penso, ma vorrei usare questo spazio per ospitare alcune delle tante lettere che stanno arrivando. Ne abbiamo già fatta una pagina sul giornale, ma sono troppe per metterle tutte su carta. Ne pubblico qui un paio che mi sono sembrate particolarmente interessanti. Se volete continuare il dibattito, scrivete a lettere@ilfattoquotidiano.it o commentate qui sotto.
Cara Chiara,
ho letto la tua lettera al presidente Mattarella che, seppur amaramente, mi ha fatto un po’ sorridere. Mi chiamo Elisabetta , ho 23 anni, e cinque anni fa ero nella tua stessa situazione : l’unica variabile era che non volevo diventare medico, ma ostetrica. Ho frequentato per cinque anni un liceo scientifico di provincia. Mi sono impegnata anch’io costantemente negli studi, ma non sono uscita col 100 e nel frattempo non ho studiato al Conservatorio. Sono sempre stata una studentessa con una buona media ma sicuramente non sono mai stata una ragazza eccezionale, come invece sei tu sia nella scuola, che nella musica.
Naturalmente anch’io ho presentato domanda per l’Università , nel mio caso la famosissima Università degli Studi di Padova, tanto rinomata per la Scuola di Medicina. Che per ostetricia ci fosse un duro test di ammissione da superare mi era ben chiaro da tempo. E mi era ben chiaro che negli anni precedenti la mia scuola mi avesse dato una buona preparazione nelle materie del test: matematica, fisica, chimica, biologia e cultura generale. Ma i posti disponibili erano 22 e la media delle domande presentate ogni anno circa 500. Una selezione spietata. Ho iniziato a prepararmi circa ad aprile. Ho comprato il famoso Alpha Test in libreria (37,50 euro), mi sono scaricata centinaia di simulazioni da internet e mi sono iscritta a tutti i forum e i gruppi su Facebook inerenti.
Mi sono resa conto che la difficoltà di questi test non era poi superiore alle capacità di un qualsiasi ragazzo liceale, a patto di studiare con la dovuta costanza. Finita la maturità a metà luglio, il giorno dopo ero di nuovo sui libri, dove ci sono stata in modo ossessivo compulsivo fino a settembre. La prima settimana di settembre l’università offriva qualche giorno di ripasso collettivo (gratuito) , a cui ho naturalmente partecipato. Ma non ho fatto alcun corso a pagamento dal quarto anno di liceo, la mia preparazione mi è costata 37,50 euro più i biglietti di andata e ritorno per Padova per 4 giorni. Circa 60 euro in totale. Certo, mi è anche costata tanti mesi di preparazione e fatica e l’estate dei miei 18 anni sui libri , mentre i miei amici viaggiavano e si divertivano. Ma lo Stato italiano non ha precluso il mio diritto allo studio, abusando del proprio potere, anche se in quei mesi frenetici l’ho pensato più di una volta.
L’8 settembre ho sostenuto il test di ammissione, che ho passato. A ottobre ho iniziato i corsi e ho capito perché i posti erano 22 e non 500: per offrire agli studenti una preparazione, se non ottimale, quantomeno discreta, ad un costo più o meno accessibile. Ogni anno, ho pagato circa 2500 euro di tasse universitarie (non avendo agevolazioni per il reddito) quando nel Regno Unito, ad esempio, la retta annuale è di circa 10.000 pound e nella maggior parte dei casi gli studenti fanno prestiti che andranno poi ripagati non appena troveranno un lavoro.
Alla fine dei 3 anni di corso, mi sono ritrovata con una buona preparazione e ho iniziato a fare i famosi concorsi pensando “dopo il test di ammissione all’università, cosa sarà mai un concorso?” Come avevo ragione! Adesso i posti disponibili non sono più 22, ma uno o due al massimo! Immagina se ogni Università ogni anno formasse , diciamo, 200 ostetriche invece di 20-30 (su 500 domande iniziali ce ne saranno sicuramente più di 20-30 di meritevoli)! In quante ci ritroveremo ai concorsi? E in quante avremo poi una speranza di lavorare, quando gli unici posti disponibili sono in pala parto e il nostro lavoro nei reparti e nei consultori è svolto da altre figure? Adesso, dalle ostetriche moltiplica per 10 o 15 e capirai la realtà dei medici.
Sono d’accordo con te che ci troviamo in un sistema malato, ma il numero chiuso è una delle poche note positive che argina lo sfacelo dell’Università Italiana. Certo le percentuali di (in)successo possono spaventare ma questi test servono proprio a questo, a fare una tanto ingiusta quanto necessaria selezione. Non basta essere bravi, bisogna essere i più bravi (e tu cara Chiara mi sembri davvero una di questi), perché nella vita ,così come nella nascita, non c’è progressione senza impegno.
Elisabetta
Sono Andrea, studente di medicina del primo anno all’università di Firenze. I test di ammissione alla facoltà di medicina sono impegnativi (specialmente per studenti che non provengono da un percorso di studi improntato sulle materie scientifiche), ma non è vero che sia impossibile superarli senza l’aiuto di corsi a pagamento (non conosco nessuno che abbia usufruito di tali corsi tra i miei compagni di studio). Oltre al classico Alpha test, che qualunque aspirante studente di medicina usa per prepararsi al fatidico test, esistono molte altre risorse: solo su internet la quantità di siti gratuiti che consentono di esercitarsi con domande prese dai test degli anni passati è immensa. Inoltre alcune università, come quella di Firenze ad esempio, fornisce materiale sul proprio sito ufficiale e organizza una settimana di corsi svolti da insegnanti o da studenti in preparazione al test.
Il test è difficile (se fosse facile e tutti riuscissero a superarlo non avrebbe molto senso di esistere dato che dovrebbe servire a “selezionare” gli studenti più meritevoli), tuttavia la sua vera difficoltà non sta negli argomenti trattati: il programma del test è comparabile con quello di un normale liceo scientifico (per quanto riguarda matematica e fisica forse è meno ampio) e non contiene argomenti che esulano dal programma di un liceo classico. Ovviamente non è pensabile di preparare tutto il programma del test partendo da zero nell’estate della maturità. Però, disponendo di una buona preparazione superiore (che tuttavia non comprende il programma di logica la cui presenza nel test è inspiegabile) e di tanta pazienza e buona volontà, è possibile affrontare il questionario.
Infatti la vera sfida nel test di medicina è il tempo: lo studente dispone di poco più di un minuto e mezzo a domanda (sono 60 quesiti in 100 minuti). La capacità di pensare velocemente e di gestire l’ansia sono fondamentali (non bisogna dimenticare che il test decide il destino dello studente per l’intero anno a venire). Volendo, questo criterio di selezione può essere anche comprensibile, visto che il medico deve essere capace di pensare lucidamente anche in situazioni di crisi.
Andrea
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Poste Italiane amplia la diffusione del servizio di richiesta e rinnovo del passaporto negli uffici postali, che da oggi è attivo anche in 12 uffici di Milano, 12 di Napoli, 3 di Bergamo e in 4 comuni della provincia di Firenze. Milano, Napoli e Bergamo si aggiungono quindi a Roma, Bologna, Verona, Cagliari, Aosta, Catanzaro, Perugia, Venezia, Matera, Modena, Monza e Brianza, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Sassari, Treviso e Vicenza dove il servizio è disponibile già da alcuni mesi. Il servizio, si legge in una nota, è stato esteso inoltre in 88 uffici postali nei Comuni della provincia di Milano, in 42 della provincia di Napoli e in 121 della provincia di Bergamo: tutti inclusi nel progetto Polis di Poste Italiane, l’iniziativa rivolta ai 6.933 Comuni al di sotto di 15 mila abitanti che permette ai cittadini l’accesso digitale ai servizi della pubblica amministrazione direttamente dagli uffici postali. In totale, sono circa 14 mila le richieste di passaporto presentate nei 388 uffici postali abilitati delle grandi città in cui è disponibile il servizio. Ad esse si aggiungono le circa 25 mila richieste presentate nei 2.052 uffici postali dei Comuni inclusi nel progetto Polis
Ottenere il rilascio o il rinnovo del passaporto è un’operazione estremamente semplice. Grazie alla Convenzione firmata tra Poste italiane, Ministero dell’Interno e Ministero delle imprese e del made in Italy, infatti, agli interessati basterà consegnare all’operatore del più vicino ufficio postale del proprio Comune un documento di identità valido, il codice fiscale, due fotografie, pagare in ufficio il bollettino per il passaporto ordinario della somma di 42,50 euro e una marca da bollo da 73,50 euro. In caso di rinnovo bisognerà consegnare anche il vecchio passaporto o la copia della denuncia di smarrimento o furto del vecchio documento. Grazie alla piattaforma tecnologica in dotazione agli uffici postali abilitati, sarà lo stesso operatore a raccogliere le informazioni e i dati biometrici del cittadino (impronte digitali e foto) inviando poi la documentazione all’ufficio di Polizia di riferimento.
Per richiedere il rilascio del passaporto negli uffici postali delle grandi città è necessaria la prenotazione che si può fare registrandosi al sito di Poste Italiane. Il nuovo passaporto potrà essere consegnato da Poste Italiane direttamente a domicilio. Negli uffici postali Polis è possibile ritirare certificati anagrafici e di stato civile, certificati previdenziali, certificati per le pratiche di volontaria giurisdizione. Ad oggi sono stati erogati già 55 mila documenti. I nuovi servizi sono forniti dagli uffici postali allo sportello, nelle sale dedicate o tramite totem digitali che permetteranno al cittadino di eseguire le richieste in modalità self.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Sulla questione immigrazione "non dimentico il nostro impegno sulle soluzione innovative, come tra tutte, in prima battuta, il protocollo Italia-Albania che il Governo è determinato a portare avanti, anche alla luce dell'interesse e del sostegno mostrato da sempre più nazioni europee. Penso sia chiaro a tutti che se nella nuova proposta di Regolamento si propone di creare centri per i rimpatrii in Paesi terzi è grazie al coraggio dell'Italia, che anche su questo ha fatto da apripista". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "La mediazione trovata nel Pd dimostra che non occorre alcun congresso: se i democratici discutono e si confrontano tra loro, si trova la sintesi migliore". Così la deputata Paola De Micheli a margine del dibattito nell’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari Pd sul Rearm e il conseguente voto a Senato e Camera.
"Questa posizione unitaria del Pd ci rimette dentro la discussione in corso in Europa sulla difesa e sull’integrazione europea, dibattito in cui il Partito democratico deve stare e ha il compito storico di indirizzarlo, in quanto delegazione più numerosa del Partito socialista europeo. E il Pd ha anche il compito di tenere la barra dritta sulla necessità di un’Europa unita e forte e di una difesa comune europea perché, come sottolineato oggi dalla segretaria Schlein, le destre assecondano le spinte nazionaliste che sempre hanno portato verso i conflitti e non verso la pace. In questo momento il governo Meloni è senza direzione, diviso sull’Europa e incapace di essere credibile nel cuore della politica continentale”.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Seguiamo con grande preoccupazione la ripresa dei combattimenti a Gaza che mette a repentaglio gli obiettivi ai quali tutti lavoriamo: il rilascio i tutti gli ostaggi e una fine permanente delle ostilità così come il pieno ripristino di una piena assistenza umanitaria nella Striscia". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Competitività potrebbe sembrare un fumoso concetto astratto, ma non lo è: significa disporre dei mezzi e delle risorse necessari non solo a non dipendere da altri, ma anche a poter difendere i nostri valori e la nostra visione a livello internazionale. Tutti dobbiamo chiederci: un’Europa desertificata da un punto di vista industriale, e in ritardo nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, è destinata ad essere più o meno ascoltata? Ecco la sintesi delle ragioni per le quali è importante che questo Consiglio europeo segni dei passi avanti concreti su alcuni ambiti necessari per affrontare e vincere la sfida della competizione internazionale, e non condannarci, invece, al ruolo di gregario". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - La pandemia di Covid-19 ha segnato un punto di svolta per il mercato dei laptop, con una crescita significativa che ha quasi raddoppiato le vendite dal 2019 al 2020, registrando un incremento del 70%. Questo incremento ha interessato tanto il settore consumer quanto quello business-to-business, sottolineando una trasformazione radicale nelle esigenze tecnologiche delle aziende e dei singoli utenti. Durante il lockdown, l'uso di dispositivi personali in casa è aumentato significativamente, stimolato dalla necessità di adattarsi a modelli di lavoro più flessibili, come lo smart working, che ha guadagnato terreno in Italia. Secondo una ricerca di mercato del 2021, il 67% delle piccole e medie imprese italiane ha scelto di mantenere lo smart working anche dopo la pandemia, modificando di conseguenza le loro esigenze riguardo ai laptop, che ora devono essere più robusti, leggeri e efficienti dal punto di vista energetico.
"Nel mondo del lavoro moderno, la sicurezza dei dati è diventata una priorità assoluta, specialmente per i professionisti che si affidano ai loro dispositivi per svolgere le attività quotidiane", dichiara Lavinia Fogolari - Marketing Manager Asus Italia. "La Serie P di Asus ExpertBook è stata progettata proprio con questo in mente, offrendo una combinazione di affidabilità e sicurezza senza compromessi. Al cuore di questa serie troviamo il Tpm 2.0, un chip di crittografia hardware che protegge le informazioni sensibili direttamente a livello del dispositivo. Questo significa che password e chiavi di crittografia sono al sicuro da attacchi esterni, garantendo una protezione robusta contro le minacce informatiche", conclude Fogolari.
L'accesso al dispositivo è reso ancora più sicuro e veloce grazie all'autenticazione biometrica, che include il riconoscimento facciale e gli scanner di impronte digitali. Queste funzionalità non solo semplificano l'accesso, ma limitano anche il rischio di intrusioni non autorizzate, proteggendo i dati da occhi indiscreti. L'ascesa dell'intelligenza artificiale rappresenta un altro fronte su cui Asus sta investendo significativamente; il 74% delle aziende si aspetta che queste tecnologie potenzino l'efficienza e la produttività, e Asus è all'avanguardia con soluzioni innovative che stanno già trasformando il mercato.
Un esempio concreto è Ai ExpertMeet, uno strumento sviluppato da Asus che registra automaticamente le conference call e genera sommari, facilitando la gestione delle riunioni. Questa soluzione è in grado di tradurre in tempo reale presentazioni video in diverse lingue (inglese, italiano, francese, tedesco, spagnolo), migliorando la comunicazione globale senza necessità di connessione internet o archiviazione su cloud esterni, garantendo così una maggiore sicurezza dei dati.
"Il software proprietario Asus opera localmente, senza necessità di connessione a internet o di archiviazione su cloud esterni, aumentando così la sicurezza dei dati. Per esempio, anche mentre si è in treno senza connessione, è possibile lavorare con file audio o video. Questa autonomia dal cloud garantisce che i dati restino sul dispositivo e permette di ottimizzare le operazioni grazie al processore dedicato all'intelligenza artificiale generativa, assicurando sicurezza e indipendenza nelle operazioni quotidiane", sottolinea Alessandro Passadore, Country Product Manager Pc di Asus Italia
Nel settore business, Asus si impegna costantemente per essere tra i primi a introdurre nuove tecnologie, garantendo la disponibilità immediata dei prodotti finali. Attraverso una collaborazione stretta con la supply chain, Asus assicura tempi di consegna rapidi dei suoi prodotti in Italia e in Europa. Tutti i prodotti Asus destinati al segmento business sono dotati di certificazioni military grade, che garantiscono minori guasti e una maggiore durabilità, rispettando standard ambientali severi, inclusi imballaggi completamente riciclabili.
Inoltre, "grazie a una rete di partner certificati che coprono tutto il territorio europeo, Asus è in grado di offrire alle aziende un servizio di riparazione in garanzia Next Business Day in tutta Europa e un servizio che protegge i dispositivi dai danni accidentali fino a cinque anni", evidenzia Andrea Galli, Large Account Team Manager di Asus Italia. L'obiettivo finale è fornire così agli utenti finali una sicurezza senza precedenti nell'uso quotidiano dei dispositivi.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Intendo insistere con forza per proseguire in quel cambio di paradigma che l’Italia chiede da tempo e la Commissione ha cominciato a delineare attraverso la 'Bussola per la Competitività, ma che ora non può più rimanere sulla carta, e deve invece essere trasformato in atti concreti. L’obiettivo, principalmente, deve essere quello di assicurare un percorso di decarbonizzazione sostenibile per le nostre imprese e i nostri cittadini, così da risolvere il divario nell’innovazione che l’Europa sconta, e ridurre le nostre troppe, e troppo pericolose, dipendenze strategiche". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Continueremo ad insistere -ha proseguito la premier- per una politica industriale efficace, che sappia combinare gli obiettivi ambientali con la competitività, rinunciando agli eccessi ideologici che abbiamo purtroppo visto e denunciato in passato. Il Clean industrial deal, presentato dalla Commissione, va in questa direzione, ma sia chiaro che intendiamo impedire che si trasformi in un nuovo Green deal con un nome diverso. Per farlo, chiediamo azioni concrete. La prima tra queste non può non riguardare il settore dell’auto, un settore industriale strategico per l'Europa che non può essere abbandonato al proprio destino. È per questo che insieme alla Repubblica Ceca abbiamo depositato un non-paper, ovvero un documento di lavoro, che oggi è sostenuto da numerosi Stati membri".
"Anche grazie a questo nostro costante lavoro il 5 marzo scorso la Commissione ha presentato il piano industriale per il settore automotive. Il Piano contiene alcuni primi sviluppi positivi, come la prospettiva di una soluzione –seppur temporanea– per il tema delle multe per i produttori non in linea con gli obiettivi di quota di mercato di veicoli, e l’anticipo della revisione degli obiettivi in termini di emissioni. Tutte materie -ha concluso Meloni- che, appunto, sono oggetto del nostro non paper e che lavoriamo perché siano anche nelle conclusioni di questo Consiglio".