Scienza

Cancro, studio italiano: “Ecco come le cellule tumorali bypassano le difese immunitarie”

L’azione di disturbo che impedisce di distruggere le cellule maligne è incentrata su una delle prime linee di difesa dell’organismo: le cellule Natural Killer

I ricercatori impegnati nella lotta al cancro guardano sempre più al sistema immunitario per trovare nuove promettenti armi contro i big killer, e nuovi indizi sul modo in cui proliferano le cellule tumorali. In quest’ottica, un team di studiosi dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e del dipartimento di medicina sperimentale dell’Università degli studi di Genova ha scoperto un meccanismo che permette alle cellule tumorali d’ingannare il sistema immunitario, impedendogli di attaccare e distruggere le cellule maligne. L’azione di disturbo, illustrata in uno studio pubblicato sulla rivista “Journal of Allergy and Clinical Immunology”, è incentrata su una delle prime linee di difesa dell’organismo: le cellule Natural Killer (NK).

Il ruolo delle cellule NK è riconoscere e distruggere cellule tumorali o infettate da virus. Un’importante azione di difesa, tipica dell’immunità innata. Le NK sono, infatti, le uniche cellule del sistema immunitario a non essere prodotte durante la vita dell’organismo, ma nel corso della dodicesima settimana di sviluppo dell’embrione. I ricercatori italiani hanno dimostrato che in pazienti con tumore queste cellule esprimono sulla loro superficie un recettore inibitorio, un vero e proprio interruttore molecolare, chiamato PD-1. “Quando le cellule NK attaccano quelle tumorali per ucciderle – si legge in un comunicato del Bambino Gesù – vengono frenate, perché il recettore PD-1 interagisce con molecole presenti sulla superficie esterna delle cellule tumorali, denominate PDL-1, spegnendo le cellule NK. Come conseguenza – chiariscono gli esperti -, un importante meccanismo di difesa dell’organismo viene disattivato, e il tumore può crescere liberamente”.

Per scoprire questo meccanismo, i ricercatori hanno utilizzato un anticorpo monoclonale specifico per il recettore PD-1. “L’anticorpo, legandosi al PD-1, lo maschera, impedendogli d’interagire con il PDL-1 e di generare segnali che inattivano le cellule killer – spiega Emanuela Marcenaro, dell’Università degli studi di Genova, tra le autrici dello studio -. Questo è stato dimostrato non solo in laboratorio, ma anche in pazienti con alcuni tumori molto frequenti, come i tumori polmonari, o il melanoma”.

Proprio sul melanoma, il più aggressivo tumore della pelle, si concentra un altro studio made in Italy, condotto dai ricercatori dell’Istituto nazionale tumori Pascale di Napoli, in collaborazione con l’Università di Columbus, negli Stati Uniti. I ricercatori partenopei hanno scoperto una molecola in grado di bloccare la crescita del melanoma. Lo studio, pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), descrive come piccoli filamenti di Rna, il cugino del Dna, i micro-Rna, siano in grado di contrastare la resistenza ai farmaci delle cellule cancerose. La ricerca è ancora in una fase preclinica: dovrà, quindi, superare la sperimentazione sull’uomo, prima di diventare una potenziale terapia antitumorale.

L’Abstract dello studio del Bambino Gesù

L’Abstract dello studio dell’Istituto Pascale