Il piano per l’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena traballa e l’istituto senese incassa anche la richiesta di dimissioni dell’amministratore delegato Fabrizio Violaindagato per falso in bilancio e manipolazione del mercato, da parte del piccolo azionista Bluebell Partners. La società di consulenza di Giuseppe Bivona, che durante l’ultima assemblea insieme a Paolo Emilio Falaschi aveva proposto l’azione di responsabilità poi respinta nei confronti di Viola e dell’ex presidente Alessandro Profumo (anche lui indagato), già in passato ha sollecitato un passo indietro da parte del numero uno. Ora, dopo la notizia della nuova inchiesta della procura di Siena i cui atti sono stati trasmessi a Milano per competenza territoriale, Bluebell ha scritto sia al cda di Rocca Salimbeni, chiedendo che sfiduci l’ad, sia alle autorità di vigilanza, auspicando che in assenza di dimissioni azzerino i vertici e nominino un commissario. Nelle lettere si contesta la tesi, sostenuta dalla banca di Siena, che l’indagine a carico di Viola e Profumo sia un “atto dovuto”.

Intanto Repubblica riporta che Jp Morgan e Mediobanca, che guidano il consorzio di pre garanzia per la ricapitalizzazione da 5 miliardi annunciata a luglio, stanno cercando un “anchor investor”, cioè un investitore con credibilità internazionale “che metta sul piatto da solo una bella cifra per ridurre l’ammontare da chiedere al mercato”. Questo perché sta iniziando a “serpeggiare scetticismo sul piano di ristrutturazione”, che passa attraverso una complessa cessione di 10,2 miliardi di crediti deteriorati netti da realizzare con il soccorso del fondo Atlante 2, chiamato ad acquistare le sofferenze a prezzi superiori a quelli di mercato, e un prestito ponte da 6 miliardi della stessa Jp Morgan in cambio di laute commissioni.

Gli investitori che vogliono comprare titoli bancari, è il ragionamento da cui parte il quotidiano romano, hanno a disposizione molta scelta a prezzi concorrenziali, mentre le azioni Mps saranno offerte a un multiplo di circa 0,5 volte il patrimonio tangibile, livello a cui trattano istituti molto più solidi. Pesa, inevitabilmente, anche la notizia dell’indagine, a cui è seguita una lettera dell’Associazione Buon Governo Mps alla Banca centrale europea con la richiesta di verificare “se l’utile d’esercizio 2015 di 388 milioni” comunicato dalla banca “non rappresenti una realtà artefatta” e di “mettere Mps in amministrazione controllata”. Nella lettera dell’associazione, vicina a Falaschi e Bivona, si sostiene che Viola e Profumo sono stati informati dagli ispettori di Bankitalia, fin dai primi mesi del loro arrivo nel 2012, del fatto che le operazioni Alexandria e Santorini “non potevano essere contabilizzate” nei bilanci della banca.

Da tutti questi fattori deriverebbero le “perplessità” e l’ipotetico piano B con l’intervento di un “socio forte” ancora da individuare. Non si può escludere, dunque, che alla fine scatti l’intervento pubblico. Nel frattempo il Tesoro, con il suo 4,02%, è peraltro diventato primo azionista del Monte. Un aspetto chiaramente non secondario rispetto alla futura governance dell’istituto, che secondo Il Sole 24 Ore sarà rivista nel nuovo piano industriale che Mps sta preparando con la consulenza di McKinsey e presenterà a metà settembre in vista dell’aumento.

 

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