Il sisma è stato provocato dallo 'stiramento' dell’Appennino, ossia il processo di estensione da Est a Ovest. Istituto Nazionale di Geofisica: "Simile a quello de L’Aquila del 2009 e quello di Colfiorito del 1997"
Trentanove scosse in poco più di tre ore in una zona di circa 30 chilometri. Magnitudo pari o superiore a 3, tra fra Lazio, Umbria e Marche. La più micidiale alle 3 e 36, quando un terremoto di magnitudo 6.0 ha colpito violentemente i Comuni di Amatrice e Accumoli, in provincia di Rieti, e Arquata del Tronto e la frazione di Pescara del Tronto (Ascoli Piceno). Dopo questa scossa si sono registrate decine di repliche, alcune delle quali molto forti. L’ora per ora della catastrofe è stata monitorata dalla Sala Sismica gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), dalla quale si rende noto che la situazione è in piena evoluzione. E al momento è impossibile prevedere come potrà evolversi.
“Un terremoto di magnitudo 6.0 si porta dietro una coda di repliche che saranno sicuramente numerose e tenderanno a diminuire di magnitudo però non si può escludere che ci possano essere scosse paragonabili a quella principale”, dice Andrea Tertulliani, sismologo dell’Ingv. “Ogni sequenza ha un suo comportamento particolare – aggiunge – però non possiamo escludere che finisca qui oppure che continui in altro modo. Dobbiamo solo monitorare l’andamento e i dati”. Secondo il sismologo dell’Ingv le analogie con il sisma dell’Aquila nel 2009 riguardano la zona in cui è avvenuto che “è abbastanza vicina all’Aquila anche se in questo caso la magnitudo è più contenuta e, dal punto di vista sismo-tettonico. La fascia appenninica che va dall’Umbria, Marche meridionali e Abruzzo è sede di una sismicità frequente e spesso molto forte”.
Il sisma è stato provocato dallo ‘stiramento’ dell’Appennino, ossia il processo di estensione da Est a Ovest. “Il tipo di movimento osservato dai dati sismici indica una faglia estensionale, simile a quella all’origine dei terremoti più recenti e vicini, ossia quello de L’Aquila del 2009 e quello di Colfiorito del 1997″, spiega all’Ansa il sismologo Alessandro Amato, dell’Ingv. “Anche quei terremoti erano stati superficiali, avvenuti come questo alla profondità compresa fra 8 e 10 chilometri, cosa che spiega i forti scuotimenti”.
Le scosse più violente, di magnitudo pari o superiore a 3, sono avvenute nelle prime tre ore dal terremoto principale. La terra ha tremato più forte nella zona di Norcia (Perugia), prima con una scossa magnitudo di 5.4 avvenuta alle 4:33, preceduta appena un minuto prima, alle 4:32, da una scossa di magnitudo 5.1. Nella notte e nelle prime ore del mattino si sono registrate anche cinque terremoti di magnitudo superiore a 4. La prima è avvenuta a Rieti alle 3:56, ossia 20 minuti dopo la scossa principale. Sempre nella zona di Rieti c’è stata una scossa di magnitudo 4.0 alle 5:08, seguita da una di magnitudo 4.2 alle 5:40. Nell’area di Perugia si è registrata una replica di magnitudo 4.1 alle 4:49, seguita da una di magnitudo 4.3 alle 6:06.
Potrà dire qualcosa in più l’analisi delle repliche, soprattutto quella della loro distribuzione. Sembrano infatti circondare la zona dell’epicentro. “La scossa principale – aggiunge Amato – è al centro delle distribuzione delle repliche alle due estremità della faglia. Nell’arco delle prime 2-3 ore le più forti si sono concentrate ai bordi della zona colpita, in un raggio di 30 chilometri. Stiamo valutando se questi dati possano essere un indizio per capire come potrà evolvere la situazione”.