Ankara ha lanciato l'operazione militare insieme ai ribelli dell'Esercito siriano libero. Il portavoce del Pkk: "Il vero obiettivo è combattere contro di noi". La risposta: "Se il ritiro a est dell'Eufrate non avverrà, abbiamo ogni diritto di intervenire". Alleanza curdo-araba prepara offensiva contro Raqqa, roccaforte dello Stato islamico. "Ad Aleppo uccisi otto civili da razzi lanciati dagli insorti"
Non è stata una presenza di un giorno, perché l’intervento militare turco in Siria, voluto da Erdogan contro lo Stato islamico e le milizie curde, prosegue a oltre 24 ore dal superamento del confine. Un totale di 350 soldati delle forze armate di Ankara, tra i quali 150 dei corpi speciali, ha preso parte all’operazione Scudo dell’Eufrate, lanciata il 24 agosto dalla Turchia insieme ai ribelli dell’Esercito siriano libero per allontanare Isis dalla città di Jarabulus. Secondo CnnTurk, le forze di terra sono supportate da intense operazioni aeree della coalizione internazionale che combatte contro l’autoproclamato Stato islamico.
All’offensiva partecipano anche 17 aerei turchi, inclusi 13 F-16 e altri velivoli di supporto. Altri 10 carri armati – oltre ai 20 circa arrivati ieri – che sono entrati in territorio siriano per due chilometri, prima di fare ritorno in Turchia. Secondo i media, si è trattato di un’operazione per garantire la sicurezza al confine tra i due Paesi. Obiettivo di Ankara è colpire gli jihadisti fedeli al califfo, contrastare i curdi che stanno guadagnando terreno nel nord della Siria e conquistare un posto di rilievo in vista della ripresa dei negoziati di pace.
Ma a poche ore dall’offensiva, il portavoce del Pkk curdo ha accusato Ankara di voler “colpire i curdi, non lo Stato islamico”. “L’obiettivo delle operazioni della Turchia nel nord della Siria sono le Forze democratiche Siriane (Sdf, coalizione guidata dai curdi), non l’Isis”. Il Pkk è considerata dalla Turchia un’organizzazione terroristica al pari dei curdi siriani del Pyd, che negli ultimi giorni sta guadagnando terreno in Siria. Risponde alle accuse il ministro della Difesa, Fikri Isik secondo cui, se i curdi non si ritirano a est del fiume Eufrate “abbiamo ogni diritto di intervenire”.
Secondo una fonte ufficiale turca citata dal quotidiano Hurriyet, il segretario di Stato americano John Kerry ha riferito al ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu che le milizie curde hanno cominciato a ritirarsi sulla sponda orientale dell’Eufrate. “Durante la conversazione – ha detto la fonte – si è discusso tra l’altro della questione del Pyd/Ypg“, vale a dire dei curdi del Partito dell’unione democratica (Pyd) e della sua ala militare, le Unità di protezione popolare (Ypg). Per Ankara le due formazioni sono gruppi terroristici alleati del Pkk, ma gli Stati Uniti le hanno finora appoggiate nella loro avanzata contro i jihadisti dell’Is.
Si prepara l’offensiva contro Raqqa, roccaforte dell’Isis – Le Forze democratiche della Siria (Fds), alleanza curdo-araba sostenuta dagli Usa in funzione anti-Is, arretrano sulla sponda orientale dell’Eufrate e si apprestano a lanciare un’offensiva contro la città di Raqqa, considerata la roccaforte del sedicente Stato Islamico in territorio siriano. “Le Fds sono passate a est dell’Eufrate per preparare un’eventuale liberazione di Raqqa”, ha reso noto tramite Twitter un portavoce dell’Operazione Inherent Resolve, la missione internazionale a guida statunitense avviata nell’ottobre 2014 a seguito dell’espansione dell’autoproclamato Stato Islamico in Iraq e Siria. Il portavoce ha poi chiarito che a Manbij, liberata a metà agosto dall’Is, restano “alcune forze” per completare, “come previsto”, le operazioni nell’area e “rimuovere ordigni Ied”. I miliziani curdi siriani delle Ypg, le Unità di protezione del popolo, annunciano di aver concluso la loro operazione nella città di Manbij e di aver lasciato la zona al controllo delle autorità locali. Secondo le Ypg, come riferito in un comunicato diffuso oggi, il passaggio di consegne è avvenuto in realtà il 15 agosto scorso: il comando militare è passato al Consiglio militare di Manbij e l’amministrazione della città è stata lasciata al Consiglio locale.
Serghei Lavrov e John Kerry a Ginevra per discutere di tregua – Il ministro degli Esteri russo e il segretario di Stato americano si incontreranno nella città svizzera, probabilmente domani, per discutere di una possibile tregua in Siria. Lo ha detto oggi l’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura, in un briefing da Ginevra trasmesso in diretta dalla tv panaraba Al Jazeera. Kerry arriverà a Ginevra da Ryad, dove oggi ha colloqui con le autorità saudite e di altri Paesi del Golfo schierati con i ribelli siriani.
Battaglia di Aleppo, otto civili uccisi da razzi lanciati dagli insorti – Le persone eliminate risiedevano nella parte occidentale della città sotto il controllo delle forze pro-Assad. Lo riferiscono sia l’agenzia governativa Sana sia l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). I bombardamenti sono stati effettuati sui quartieri di Al Hamdania, Al Jaberia e Maysalon.