“Amatrice non esiste più”. Il primo grido di dolore, la prima richiesta d’aiuto sui media è stata la sua. Sergio Pirozzi, il sindaco della cittadina laziale devastata dal terremoto del 24 agosto, la comunicazione la conosce alla perfezione. Ben prima di quella scossa che ha decimato il suo paese, il sindaco-allenatore (guida il Trastevere, la squadra in cui esordì Totti, oggi in serie D) aveva portato alla ribalta il nome del suo bellissimo paese con iniziative sempre più eclatanti. Prima la minaccia di fare una secessione dal Lazio se avessero chiuso l’ospedale (oggi inagibile). Poi la polemica sulla pasta alla amatriciana con lo chef Carlo Cracco (che nel sugo ci voleva mettere l’aglio). Infine le frecciate a Matteo Renzi e ultimamente alla collega romana Virginia Raggi, che avevano usato il termine “all’amatriciana” in senso dispregiativo. “Tutelerò il nome della mia città”. Questo è Sergio Pirozzi, vivace e sanguigno.
Poi la scossa, tutti quei morti e la distruzione di una città che era una bomboniera. Una ecatombe di quasi 300 morti, una cittadina quasi isolata dal mondo. “Ho perso tutto e non scappo”, rassicura i suoi concittadini. Ma mentre il sindaco organizza i soccorsi ecco le polemiche sulla scuola Capranica, ristrutturata con sistemi antisismici nel 2012 e implosa alla prima scossa. “Secondo te con i miei figli piccoli che vanno a scuola, i documenti non erano in regola? Ancora nel 2013 un sopralluogo del Genio civile mi aveva certificato che era tutto a posto”, replica al fattoquotidiano.it quando gli si chiede un commento. Poche ore dopo tramite agenzia fa sapere che il suo comune si costituirà parte civile nell’inchiesta sul crollo della scuola aperta dalla procura della Repubblica di Rieti, anche se non esclude che potrebbe ricevere lui stesso, che quei lavori li volle e li inaugurò, un avviso di garanzia: “Sarebbe un atto dovuto”, ha spiegato al Messaggero. “Tutta la documentazione comunque è agli atti perché si trova al Genio civile e alla Regione. State sereni che Amatrice non fa sconti a nessuno”. Sulla ricostruzione inoltre non ha dubbi: “Amatrice è da radere al suolo e ricostruire lì dove è adesso”.
Linguaggio diretto, da uomo tosto. Di destra. Eletto sindaco per la seconda volta nel 2014, ha un passato da consigliere provinciale di Alleanza nazionale: tra i tanti politici dai quali ha ricevuto conforto nelle ore dopo il sisma c’è anche Gianni Alemanno. A chi gli ha chiesto cosa ha detto a Renzi nel loro incontro, ha poi risposto senza indugi: “Barcollo ma non mollo, questo gli ho detto”. Pirozzi da un anno e mezzo è anche presidente dell’Associazione dei comuni dimenticati. Una battaglia portata avanti anche dopo le scosse di questi giorni: “Mandate il messaggio di positività: se non c’è positività i piccoli centri si spopolano e le città non ce la fanno più. Se ragioniamo nell’ottica dei numeri l’ospedale qui ad Amatrice non ci doveva stare. Anche se oggi è inagibile per il sisma fino all’altro giorno salvava vite umane, in questa che è un’area di frontiera. Dobbiamo fare ritornare la gente nei borghi: poi se i tecnici sbagliano, pagheranno”.
Pirozzi è considerato un buon allenatore di calcio: un passato con il Rieti in serie C2 poi come vice allenatore dell’Ascoli in serie B. Nelle ultime settimane prima del sisma il suo Trastevere aveva incontrato in una amichevole, tenutasi proprio ad Amatrice, la squadra dell’Ascoli che milita in serie B: risultato clamoroso, 3-2 per il Trastevere. Ma ora, a poche settimane dall’avvio del campionato, Pirozzi ha promesso che lascerà la guida della squadra per seguire il suo paese.