“Non possiamo demandare al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa. I mercati non hanno coscienza, non hanno morale, non sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è”. Parola di Sergio Marchionne. Il numero uno di Fca – Fiat Chrysler, che si è schierato per il si al referendum costituzionale – “non voglio giudicare se la soluzione è perfetta, ma è una mossa nella direzione giusta”, ha detto sottolineando che “l’unica cosa che interessa all’azienda è la stabilità del sistema” – ha parlato in occasione della premiazione della Rotman European Trading Competition, alla Luiss.
“Se lasciamo agire i mercati come meccanismo operativo della società, tratteranno anche la vita come una merce – ha sottolineato il manager agli studenti di finanza – E questo non può essere accettabile”. E ancora: “La forza del libero mercato in un’economia globale è fuori discussione. Nessuno di noi può frenare o alterare il funzionamento dei mercati. E non credo neppure sia auspicabile. Questo campo aperto è la garanzia per tutti di combattere ad armi pari”. Ma “l’efficienza non è – e non può essere – l’unico elemento che regola la vita. C’è un limite oltre il quale il profitto diventa avidità e chi opera nel libero mercato ha il dovere di fare i conti con la propria coscienza. C’è una realtà là fuori che non deve essere trascurata”.
Infine per il manager italo-canadese domiciliato in Svizzera, “dobbiamo tutti capire che non ci potranno mai essere mercati razionali, crescita e benessere economico se una gran parte della nostra società non ha nulla da contrattare se non la propria vita. Il perseguimento del mero profitto, scevro da responsabilità morale, non ci priva solo della nostra umanità, ma mette a repentaglio anche la nostra prosperità a lungo termine”. Per questo Marchionne, secondo il quale la carriera non basta a fare un leader che dipende non da quello che fa ma da quello che lascia in eredità, è “convinto che ci troviamo ad un bivio cruciale. Creare le condizioni per un cambiamento virtuoso è la vera sfida del nostro tempo. Per ricostruire economie efficienti ed eque, separate ma interconnesse. Per promuovere la globalizzazione che sia davvero al servizio dell’umanità”.