Il viceministro dell'Economia: "Se Bruxelles dicesse di no saremmo costretti a fare scelte alternative, penalizzando altri investimenti, che il Paese non si può permettere"
“Da tutti i Paesi europei e dalla Commissione sono arrivati attestati di solidarietà importantissimi. Noi riteniamo che l’Unione debba ritrovare la strada maestra indicata dai padri fondatori: rispondere ai bisogni dei suoi cittadini. Dunque la ricostruzione e la prevenzione vanno inquadrate nel nuovo spirito europeo. Questo è il passaggio politico e di politica economica che l’Europa è chiamata a compiere”. Lo ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, in un’intervista al Messaggero, spiegando che i fondi della prevenzione devono essere fuori dal patto di stabilità europeo. Se l’Ue dicesse di no, gli ha fatto eco il viceministro all’Economia Enrico Zanetti, parlando con La Stampa, “saremmo costretti a fare scelte alternative, penalizzando altri investimenti, che il Paese non si può permettere. L’Italia – evidenzia Zanetti – ha bisogno di continuare a realizzare i piani pluriennali di investimenti per dotare il paese di infrastrutture, per aumentare la mobilità delle persone, la mobilità delle merci, la mobilità dei dati con la banda larga“.
“Come governo sentiamo molto forte la responsabilità di stringere questo un patto”, ha aggiunto De Vincenti sostenendo che “il tema della prevenzione è una questione fondamentale per un Paese come il nostro, caratterizzato da molte aree ad elevato rischio sismico e da un patrimonio il più vasto del mondo di edifici antichi, di centri storici. Per le nuove costruzioni o per la ristrutturazioni, le norme anti-sismiche ci sono: possiamo vedere se vanno ulteriormente rafforzate e migliorate, ma direi che la prima cosa da fare è di applicarle. Più difficile, e dobbiamo esserne consapevoli, è fare prevenzione anti-sismica per i tantissimi edifici antichi e per i centri storici sparsi nel nostro Paese. Qui abbiamo bisogno di tutte le competenze scientifiche e tecnologiche. Anche per questo il premier Renzi ha lanciato il progetto Casa Italia”. Per quanto riguarda i fondi si parla di 360 miliardi solo per mettere in sicurezza tutti gli edifici a rischio delle zone terremotate, ma sulla cifra De Vincenti frena: “Non ha molto senso lanciarsi in stime prima del confronto con gli esperti e prima di aver quantificato i danni e i bisogni delle popolazioni colpite. Ora cifre non sono possibili. Ma posso garantire che le risorse che metteremo a disposizione della ricostruzione corrisponderanno ai bisogni. Ciò che servirà noi ce lo metteremo”.