Quando agli inizi degli Anni Novanta negli Stati Uniti esplode il fenomeno Grunge, i componenti della band Edless sono appena venuti al mondo, ma è con quella musica che crescono. E infatti il loro nome è un omaggio al cantante dei Pearl Jam, Eddie Vedder: “Inizialmente facevamo solo musica grunge – racconta Fabio Bonvini, voce e chitarra della band – ma avevamo un grosso problema: ci mancava un cantante, e volendo fare cover dei PJ, abbiamo pensato che Edless, letteralmente ‘Senza Ed’, fosse il nome ideale. Il grunge ha plasmato la nostra formazione, ma poi abbiamo deciso di trovare altre strade e forse oggi ne rappresentiamo una sorta di evoluzione”.
Dopo aver pubblicato Aconite nel 2014, gli Edless hanno da poco lanciato Be Lotus, composto da quattro brani, un mini concept in cui affrontano l’eterna lotta tra luce e oscurità presente da sempre nella produzione del gruppo. L’impossibilità di adattarsi al mondo, di accettare le cose così come sono, non cambia. Del resto, è così che esistiamo nell’inconciliabile vivere il disagio, trasformandolo in una esperienza estetica. “In tale conflitto il loto esprime un ideale punto di arrivo, essendo un simbolo di purezza, di rigenerazione spirituale e di consapevolezza nel non farsi contaminare dalle brutture di questo mondo, rappresentate metaforicamente nella copertina del disco da una sorta di trota mostruosa che risale minacciosamente la corrente, e dal fiore di loto”.
I brani, ben architettati e suonati in presa diretta, affrontano questo contrasto e vanno interpretati e ascoltati secondo una graduale linea cromatica che passa dallo scuro al chiaro; in questo senso va letto l’incipit cupo di What If, che unisce un classico della letteratura come Romeo e Giulietta alle tinte violente presenti nella serie tv Fargo, e il finale, invece baldanzoso e liberatorio di Erase che chiude l’Ep con “you feel it better”, in riferimento al modo di vivere lo scorrere del tempo. Qui di seguito trovate l’intervista completa al frontman Fabio Bonvini.
Fabio mi parli della vostra band?
Il progetto Edless nasce 5 anni fa, e inizialmente facevamo solo pezzi grunge e cover soprattutto. Poi, nel tempo, abbiamo cambiato direzione inserendo l’elettronica. Il progetto che portiamo in giro quindi nasce due anni e mezzo fa le pricipali influenze sono dei Pearl Jam ovviamente, e in larga parte dei Radiohead.
Qual è il motivo per cui avete poi deciso di cambiare direzione, passando dal Grunge all’Elettronica?
Perché ci siam detti che fare la brutta copia di qualcun altro non era il caso. Abbiamo abbandonato quei lidi proprio per questo motivo, per non scimmiottare nessuno. Siamo un po’ l’evoluzione di quel che c’è stato prima di noi. Il Grunge ha plasmato la nostra crescita, ma poi abbiamo deciso di percorrere altre strade.
Mi parli di questo vostro Ep Belotus?
Composto da quattro brani che rappresentano il punto in cui è arrivato il nostro progetto, fotografa l’interazione che c’è stata col l’ingresso nella band di un quinto elemento che ha portato più synth, più beat, più parti elettroniche. Da qui in poi l’obiettivo sarà lavorare al disco vero e proprio dove vorremmo sperimentare ancora di più, inserendo il piano,il sax e una maggiore componente acustica.
Dal punto di vista concettuale, affrontate un tema che già dalla copertina si può intuire.
Il contrasto fra l’immagine di un fiore di loto e quella di un pesce, una sorta di trota mostruosa che risale e incombe su quella immagine di purezza, indica che sia nella musica sia nei testi, ci piace giocare sul rapporto fra l’oscurità e la luminosità. Dal nostro punto di vista, nella quotidianità, ci ritroviamo ad affrontare sempre questi due aspetti, in ogni emozione, in ogni esperienza che viviamo. Così come ci ritroviamo di fronte a noi stessi a dover confrontarci con l’aspetto più oscuro di noi e il nostro aspetto più puro, il contrasto tra bene e male fondamentalmente. Questo è il concept che c’è dietro il progetto. I brani inoltre sono in ordine cromatico, ossia si passa dallo scuro al chiaro; in questo senso va letto l’incipit cupo di What If, che unisce un classico della letteratura come Romeo e Giulietta alle tinte violente presenti nella serie tv Fargo,che abbiamo amato per come mostra la violenza e la perversione e la loro capacità di inquinare un soggetto che fondamentalmente di suo non lo è. Il finale liberatorio di Erase chiude l’Ep con “you feel it better”, in riferimento al modo di vivere lo scorrere del tempo.
Quali sono le vostre ambizioni legate a questo disco?
Vorremmo portarlo il più possibile in giro, farci conoscere e dare una piccola fotografia di quel che siamo.