“Contenuto omofobo”: Facebook le oscura il profilo. Il paradosso è che a pubblicare il post giudicato discriminante è stata una donna che ha trasformato la lotta all’omofobia in una sua battaglia quotidiana. Cathy La Torre (foto dal suo profilo), infatti, è un avvocato, ex consigliere comunale di Sel a Bologna, attivista Lgbt e vicepresidente del Movimento identità transessuale.
Nelle scorse ore – ma adesso il blocco è rientrato con tanto di “scuse” – Facebook aveva sospeso l’account della co-fondatrice, tra le altre cose, di Gay Lex: “Ieri – racconta La Torre sentita al telefono dall’Ansa – i Sentinelli di Milano e diversi attivisti mi hanno segnalato il blocco di diverse pagine. Andando a vedere su Facebook, mi sono accorta che anche il mio, di profilo, era stato sospeso. Questo – aggiunge – perché in un post ho riportato il virgolettato di un sindaco del Nord-Est che, un paio di mesi fa, ha fatto dichiarazioni omofobe dichiarando di non voler celebrare le unioni civili. Per avere riportato questo virgolettato ho ricevuto io il blocco del profilo”.
Quindi, spiega ancora La Torre, “ho scritto all’amministratore delegato di Facebook Italia per sapere quale sia la policy della società, visto che nello stesso giorno sono stati bloccati il mio e altri profili di attivisti in Italia e visto che è stato bloccato chi denuncia discorsi omofobi. Ieri – prosegue – ho spedito la lettera per dire che stiamo valutando, come associazioni Lgbt, di fare una azione legale basata sul precedente di una sentenza della Corte Suprema francese sui crimini di odio”. Ad ogni modo, conclude La Torre, l’esponente di Facebook, “ha posto le scuse, ha detto che si è trattato di un errore e il profilo è stato riattivato”.
Ieri Gay Lex, sulla sua pagina Facebook, aveva reso noto il blocco dell’account di La Torre scrivendo, in un post, che “si tratta chiaramente di una decisione schizofrenica che non accettiamo e verso cui abbiamo già provveduto a chiederne la rimozione immediata, auspicando un incontro con Facebook Italia per ovviare a questi continui blocchi mirati verso la comunità Lgbt che è la vera e unica vittima di omofobia!”.
L’episodio che ha avuto come protagonista La Torre è simile a quello capitato a Luca Paladini, fra i fondatori proprio del gruppo dei Sentinelli di Milano, che a giugno è stato bloccato per 30 giorni da Facebook per aver utilizzato ironicamente la parola “frocio”.