Il Ttip è “di fatto fallito perché noi europei non possiamo accettare supinamente le richiesta americane”. La dichiarazione clamorosa è del ministro dell’economia tedesco Sigmar Gabriel che sul canale tv Zdf ha cantato il de profundis per un negoziato di liberalizzazione commerciale, quello tra Europa e Stati Uniti, che di fatto morto ancora non è. E’ da mesi che il primo ministro francese per primo, seguito da molti altri leader politici europei, si affrettano a distogliere lo sguardo dei loro cittadini da un negoziato che, nel frattempo, a Bruxelles procede, anche se senza clamore o particolari risultati.

Non è un caso che la dichiarazione di Gabriel arrivi a circa 20 giorni da quando, il 19 settembre prossimo, il suo partito, l’Spd, si riunirà in konvent cioè in ritiro a Wolfsburg e discuterà del futuro dell’Europa, del ruolo della Germania dopo Brexit, e per questo di Ttip ma soprattutto di Ceta: l’analogo negoziato che l’Europa ha chiuso col Canada nel settembre 2014 e che attende da allora che il Parlamento Ue lo ratifichi.

Il Ceta è una sorta di brutta copia in piccolo del Ttip, che ne contiene intatte tutte le insidie. Innanzitutto prevede l’introduzione dell’Investment Court System (Ics): la corte bilaterale a protezione degli investimenti che dà alle grandi imprese la facoltà di fare causa ai governi che legiferassero contro i loro interessi, funzionando come un vero tribunale corporativo. Molte corporation americane, tra le quali Walmart, Chevron, Coca Cola e Monsanto, hanno, inoltre, società controllate canadesi, e quindi il Ceta potrebbe permettere loro di operare nei mercati dell’Ue in condizioni più favorevoli rispetto anche alle nostre imprese pure in assenza del Ttip. Il Ceta blocca i mercati canadese ed europeo agli attuali livelli di liberalizzazione dei servizi privati e pubblici, rendendo difficile impedire alle aziende canadesi e Usa di entrare nei servizi pubblici ìdell’Ue e rendendo di fatto impossibile la ripubblicizzazione dei settori già privatizzati. Per la prima volta si ridurrebbe oltreoceano la protezione dei prodotti agroalimentari europei Doc e Dop a una lista di poco più di 100 prodotti rispetto alle circa 2mila tipicità tutelate dall’Ue, permettendo inoltre a chi ha copiati fino ad oggi in Canada il centinaio di prodotti che da oggi verrebbero riconosciuti, di continuare a farlo.

E’ molto probabile, infine, che il Ceta venga provvisoriamente implementato prima che i parlamenti nazionali possano esaminarlo, cioè potrebbe entrare in vigore in larga parte nel 2017, qualora venisse approvato dal Parlamento europeo. Il Parlamento però, come hanno avuto modo di scrivere ai capigruppo parlamentari tutte le campagne della società civile e le reti di piccole e medie imprese e sindacali che chiedono in tutta Europa lo stop a Ttip e Ceta (il link alla lettera inviata), potrebbero votarlo senza che mai ci sia stata una discussione approfondita sulle 1500 pagine che lo compongono, e senza che le commissioni competenti si siano espresse nel merito e i parlamentari si siano fatti un’idea non propagandistica della sua portata.

I capi di Stato dei 27 governi europei si riuniranno in Consiglio il 16 settembre per discutere il futuro dell’Europa dopo Brexit, e per questo il 17 ci saranno mobilitazioni in tutta la Germania e in Austria contro Ttip e Ceta mentre il 20 sarà la volta di Bruxelles. L’obiettivo è mettere sotto pressione i ministri al commercio europei che il 22 e 23 settembre a Bratislava, in un Consiglio informale, decideranno se spingere per l’approvazione del Ceta. Il primo appuntamento italiano è il 5 settembre a Gonzaga, in provincia di Mantova, dove alla più antica fiera agricola d’Italia, la Fiera Millenaria, arriverà il maxi Cavallo di Troia simbolo delle più recenti battaglie antiTtip in tutta Europa e partirà un lungo autunno di iniziative nazionali per mettere la parola fine a Ttip e Ceta. Segnalate le vostre iniziative a stopttipitalia@gmail.com. Tutte le informazioni sul sito www.stop-ttip-italia.net.

* Campagna StopTTIP Italia (www.stop-ttip-italia.net)

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