La scoperta è stata pubblicata dalla rivista Nature, che ha riportato gli studi effettuati dai ricercatori coordinati da John Kappelman, dell'Università del Texas di Austin. Utilizzando la Tac sono stati analizzati i resti fossili di cranio, costole, spina dorsale, mani, bacino e piedi, realizzando un archivio digitale di oltre 35mila immagini. Della specie Australopitecus arafensis, era alta un metro e pesava 27 chilogrammi
Il più celebre antenato dell’uomo, l’ominide Lucy, è morta cadendo da un albero, schiantandosi a terra da un’altezza di oltre 12 metri. Della specie Australopitecus arafensis era in grado di camminare in posizione eretta e poteva anche correre. E’ questo il nuovo tassello nella storia degli antenati del genere umano che emerge dall’analisi dello scheletro di Lucy, vissuta 3,18 milioni di anni fa, i cui resti sono stati scoperti nell’attuale Etiopia nel 1974. La scoperta è stata pubblicata dalla rivista Nature, che ha riportato gli studi iniziati nel 2008 e effettuati dai ricercatori coordinati da John Kappelman, dell’Università del Texas di Austin, analizzando le fratture dei resti di Lucy. La ricerca scientifica scrive un capitolo della storia dell’uomo perché conferma indirettamente che questi nostri progenitori vivevano sugli alberi, pur essendo capaci di camminare in posizione eretta, ponendo così fine ad un annoso dibattito.
Utilizzando la Tac (Tomografia assiale computerizzata) sono stati analizzati i resti fossili di cranio, costole, spina dorsale, mani, bacino e piedi, realizzando un archivio digitale di oltre 35mila immagini. Il confronto con fratture simili di individui moderni ha indicato diverse anomalie, indicando l’impatto da una considerevole altezza, probabilmente la conseguenza di una caduta: un’ipotesi coerente sia con la gravità delle fratture rilevate in più ossa, sia con il contesto in cui sono state ritrovate.
Il confronto con altri fossili e individui moderni ha fatto emergere diverse anomalie nelle fratture delle braccia, della caviglia destra, del ginocchio sinistro e del bacino, indicando l’impatto da una considerevole altezza, probabilmente la conseguenza di una caduta. “Sono tutte chiare indicazioni di un grave trauma, che fa ritenere plausibile una caduta. Senza alcuna traccia di guarigione, si può presumere che le fratture siano avvenute al momento della morte o poco prima”, commenta Kappelman. Un’ipotesi coerente sia con la gravità delle fratture rilevate in più ossa, sia con il contesto in cui sono state ritrovate. Con il suo metro di altezza e 27 chilogrammi di peso, probabilmente – sostengono i ricercatori – si arrampicava sugli alberi alla ricerca di cibo e di un rifugio per la notte. L’ipotesi è che Lucy sia caduta con un tremendo impatto, visto che nella caduta aveva raggiunto la velocità di oltre 56 chilometri orari.