“Non possiamo demandare al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa”, infatti, essi “non hanno coscienza, non hanno morale, non sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è”. Non sono parole di Keynes, né di Marx, né del Papa. Sono, invece, a sorpresa, parole dell’amministratore delegato della Fca Sergio Marchionne. Il quale le ha pronunziate al cospetto de vincitori di un premio Luiss relativo alla finanza.
Marchionne ha, inoltre, aggiunto che “l’efficienza non è e non può essere l’unico elemento che regola la vita. C’è un limite oltre il quale il profitto diventa avidità e chi opera nel libero mercato ha il dovere di fare i conti con la propria coscienza”. E così, sul finire di questa tormentata estate 2016, arriva davvero l’uscita del secolo. Uscita del secolo poiché – diciamolo senza infingimenti e giri di parole – fa letteralmente ridere (per non dire di peggio) che a metterci in guardia dai pericoli del mercato e a esortarci all’etica che esso non può dare sia Marchionne.
Sì, avete capito bene: quel Marchionne che nel 2014 ha guadagnato 30 milioni di euro, cioè trentamila volte più di un suo operaio. Quel Marchionne che, ancora, ha contribuito alla delocalizzazione della FIAT e che ha introdotto il sabato al lavoro, meno pause, mensa alla fine del turno, controllo più stringente sui permessi per malattia, divieto di proclamare uno sciopero nei casi in cui l’azienda ha comandato lo straordinario per esigenze di avviamento, recuperi produttivi e punte di mercato, straordinario comandato dall’azienda che si impenna.
Insomma, non fa ridere l’avvertimento, ma la sua fonte. Non destano scandalo le parole relative alla follia intrinsecamente connessa alla dinamica del libero mercato, ma che a pronunziarle sia colui che più di ogni altro ne ha, fino ad oggi, beneficiato. Ammettendo che Marchionne sia in buona fede, staremo a vedere: se sarà coerente cambierà di 180 gradi – novello Roberto Owen – il paradigma aziendale. Adeguerà le azioni alle parole.
Renderà operative – lui che può – le sue critiche del mercato, gestendo in maniera conseguente l’azienda. Se, invece, tutto resterà come è o, addirittura, dati i tempi, peggiorerà, allora avremo la certezza: la certezza del fatto che alla malafede non v’è limite.