Gare bloccate a causa dell'incertezza sull'attuazione della riforma. Il titolare delle Infrastrutture Delrio: "In questa prima fase si agirà in emergenza, solo dopo si passerà al regime ordinario. E per allora contiamo di aver esaurito la fase regolatoria e di avere in piena efficacia la riforma"
Le regole contenute nel nuovo codice degli appalti “si riveleranno una bellissima sorpresa: renderanno più veloci i lavori (di ricostruzione post terremoto, ndr) e più certa la fase di controllo“. Parola del viceministro per le Infrastrutture Riccardo Nencini, che in un’intervista al Mattino difende la tormentata riforma varata dal governo lo scorso aprile con l’obiettivo dichiarato di “chiudere le strade alla corruzione“. Peccato che, come evidenziato nei giorni scorsi dai costruttori dell’Ance e confermato dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone, la mancanza di una quarantina di regolamenti attuativi stia al contrario frenando i lavori. Nei primi sei mesi dell’anno le gare sono state l’8,8% in meno rispetto allo stesso periodo del 2015. Stando a un rapporto di Lc Macro Advisors, società di consulenza dell’ex capo economista del ministero dell’Economia Lorenzo Codogno, nel solo mese di giugno le gare dei Comuni sono diminuite del 60,3% sull’anno prima perché mancano “indicazioni precise sulle procedure”.
Il Codice in realtà non cambia le procedure per i lavori che valgono meno di 1 milione, l’84% del totale, per i quali sopravvivono le gare al massimo ribasso. Ma, appunto, ha creato incertezza, paralizzando le decisione degli enti locali. Per quelli oltre il milione, ha spiegato il vicepresidente dell’Ance con delega alle opere pubbliche Edoardo Bianchi, “il Codice prevede che al progetto esecutivo vince chi introduce migliorie. Ora se dobbiamo fare la manutenzione di una strada è difficile introdurre migliorie. Questo finisce per ingessare il sistema perché un Comune dovrà verificare tutti i progetti e le migliorie introdotte prima di assegnare l’appalto. Quindi ci sarà un blocco delle aggiudicazioni”.
Domenica però anche il ministro Graziano Delrio aveva negato il rischio di ripercussioni negative sulla ricostruzione spiegando a Repubblica che “nella prima fase si agirà in emergenza, e quindi secondo le norme dettate dalla Protezione civile del tutto eccezionali, successivamente – e non sarà questione di giorni – si passerà al regime ordinario. Per allora contiamo di aver esaurito la fase regolatoria e di avere in piena efficacia il nuovo codice con tutta la sua portata anticorruzione e semplificatoria“.