Uno dei vantaggi di vivere all’estero è il poter sfuggire da una società impregnata di Porta a Porta: perché in Italia, se pure uno decide di non guardare il programma per la solenne antipatia che il suo conduttore provoca, se ne sorbisce comunque gli effetti sui giornali, nei commenti sui mezzi di trasporto e persino nelle altre trasmissioni politiche e di attualità, che spesso fanno riferimento a quanto succede nel “salotto di Vespa”.
In occasione del terremoto del 24 agosto scorso, la televisione pubblica australiana Abc ha aperto il notiziario della sera con le atroci immagini di devastazione provenienti da Amatrice. Da italiano, mi sono asciugato le copiose lacrime. E qualche minuto dopo ho iniziato a ricevere messaggi di amici che vivono qui, sia australiani che di altre nazionalità, che mi inviavano le loro più sentite e sincere condoglianze, colpiti della tragedia occorsa al mio paese e del tempo infinito (anni, se non decenni) che occorrerà perché i nostri connazionali colpiti dal terremoto tornino a vivere un’esistenza normale.
Di fronte a tale immane catastrofe, sentire Vespa scandire in tv le seguenti parole: “Questa sarebbe una bella botta di ripresa per l’economia, perché pensi l’edilizia cosa potrebbe fare” mi ha dato – per usare un eufemismo – il voltastomaco. E’ indecente, inaccettabile e, solo per aver pensato (e poi purtroppo espresso pubblicamente) una schifezza simile, il suddetto giornalista dovrebbe avere il buon gusto di fare le valigie e andarsene, subito e per sempre. Ma visto che – conoscendo il personaggio – non vi è pericolo alcuno che si faccia prendere da un improvviso afflato di coscienza ed onestà, sarebbe il caso che i vertici Rai (una figura mitologica, per come sempre ci riferiamo a loro nel momento del bisogno) gli dessero il benservito, in nome di un’idea di civiltà che il servizio pubblico, in quanto tale, è chiamato a fornire.
Ora, io voglio essere magnanimo e pensare che sia stato solo un commento stupido e sfortunato uscito in maniera inappropriata dalla bocca di Vespa. Beneficio del dubbio, concesso. E con questo? Perché in tutti i campi, lavorativi e non, se uno sbaglia in maniera evidente deve pagare in maniera salata e tale principio non si applica a questo caso? Quanta gente ha perso il lavoro per avere commesso un errore grossolano sul lavoro, seppure non in malafede? Riavvolgiamo il nastro: ricordate quando Claudio Scajola, ai tempi ministro dell’Interno di uno dei più squallidi governi Berlusconi, in un attimo di follia pura fece quel vergognoso commento sul povero Marco Biagi, caduto sul campo per mano dei terroristi: “Era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza”? Fu costretto alle dimissioni, senza se e senza ma. Come era logico dopo una schifezza del genere.
O vi ricordate di Francesco Piscicelli, imprenditore edile assurto ai disonori della cronaca a causa dell’intercettazione in cui rideva alla notizia del terremoto dell’Aquila, parlando dei potenziali affari per lui e la sua ciurma nel business delle ricostruzione? Vi è tanta differenza tra questo omuncolo e il Vespa di cui sopra, in termini di approccio alla tragedia?
Io sono sconvolto e disgustato e, pur essendo ben lungi dal considerarmi un giustizialista, spero davvero che il Presidente della Commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico abbia la voglia ed il sostegno di andare fino in fondo a questa storia, e finalmente liberare il servizio pubblico di un tale individuo. Mi stupisce e addolora che l’attacco suo e di Grillo a Vespa non abbia avuto il seguito che merita, perché sono convinto che ogni italiano di buon senso e di coscienza sia rimasto oltraggiato nel sentire tale volgarità in televisione.
Eppoi, diciamoci la verità: negli ultimi 10 anni vi è stata una spinta fortissima per un ricambio e ringiovanimento della classe politica e imprenditoriale, con alcuni segnali forti che ci fanno ben sperare per un futuro più luminoso. Pare però che la stessa spinta al rinnovamento non venga applicata al settore del giornalismo televisivo, monopolizzato dai soliti noti. A conferma di ciò, andatevi a sentire la meravigliosa canzone di Giorgio Gaber C’è un’aria, di cui vi riporto un piccolo pezzo: “Dagli schermi di casa un signore un po’ eccitato, o una rossa decisa con il gomito appoggiato, ti rallegran la cena sorridendo e commentando, con interviste e filmati ti raccontano a turno a che punto sta il mondo”. Evidente il riferimento a Enrico Mentana e Lilli Gruber. Correva l’anno di grazia 1993 quando Gaber pubblicò la canzone. Ventitré anni fa. No comment.