Entrambi avranno un esordio da prendere con le molle, contro due giocatori (Janowicz e Rosol) molto discontinui ma capaci di exploit anche clamorosi se in giornata. Per lo scozzese l’ostacolo principale sembra il quarto con Nishikori (ma occhio agli ottavi con Coric o Dimitrov), più complicato il cammino del serbo con, nell’ordine, Isner, Tsonga o Cilic, Nadal o Raonic. In campo femminile Serena Williams rischia all'esordio contro Makarova
L’ennesima sfida tra Novak Djokovic a Andy Murray, sulla carta. Sul campo, forse, l’occasione per la più grande sorpresa dai tempi di Marin Cilic nel 2014 (con proprio il croato possibile indiziato a ripeterla). Il grande tennis mondiale riparte dallo Us Open 2016, dopo la sosta olimpica che ha detto tante cose: il secondo stop consecutivo del serbo numero uno del mondo, la rinascita di Del Potro, la definitiva affermazione dello scozzese, ormai bi-olimpionico con il secondo trionfo a Rio de Janeiro 2016. E in campo femminile anche il crollo di Serena Williams, ormai chiaramente non più imbattibile come un tempo (rischia già all’esordio contro la Makarova), con tante rivali, dalla Kerber (appena sconfitta a Londra) alla Muguruza alla Keys, pronte a porre fine alla sua era. Tutti temi che si riproporranno sul cemento di Flushing Meadows.
Logica pretende che, ai nastri di partenza, Djokovic e Murray siano ancora i favoriti d’obbligo. Gli ultimi mesi, però, hanno posto fine alla dittatura del serbo, che durava ormai da quasi un anno, e che invece ha visto spezzarsi in rapida successione prima il sogno del grande Slam e poi quello olimpico (l’unico titolo che non vincerà mai): qualche problemino fisico, probabilmente anche un certo cedimento mentale. Del suo calo ha approfittato Murray, ormai stabilmente n. 2 nel ranking, che è tornato a conquistare Wimbledon e poi ha fatto il bis ai Giochi. Dopo Rio, però, anche lo scozzese sembra aver allentato leggermente la presa: al Master di Cincinnati, dopo un torneo molto brillante, ha perso in finale contro Cilic. Per questo la sua affermazione agli Us Open (torneo a lui molto caro, essendo stato il suo primo Slam nel 2012, ma che non è più riuscito a rivincere) non è poi così scontata. Come neppure l’incrocio eventuale in finale. Entrambi avranno un esordio da prendere con le molle, contro due giocatori (Janowicz e Rosol) molto discontinui ma capaci di exploit anche clamorosi se in giornata. Per Murray l’ostacolo principale sembra il quarto con Nishikori (ma occhio agli ottavi con Coric o Dimitrov), più complicato il cammino di Djokovic con, nell’ordine, Isner, Tsonga o Cilic, Nadal o Raonic.
L’assenza di Federer, le condizioni dei big e i tabelloni offrono ragioni per sperare in una sorpresa. La più credibile si chiama Marin Cilic, anche l’unico ad aver interrotto insieme a Wawrinka l’egemonia dei Fab Four nell’ultimo lustro. Il croato sembra tornato ai livelli dello Us Open 2014: a Wimbledon ha buttato via un match già vinto contro Federer, a Cincinnati ha battuto Murray; chissà che Flushing Meadows non gli ispiri una nuova impresa. Attenzione anche al suo più giovane connazionale Borna Coric, e a un altro talento che sembrava perduto e forse si è ritrovato: dopo un anno di nulla, il bulgaro Grigor Dimitrov a Cincinnati ha giocato un gran tennis. Poi ci sono sempre i soliti Thiem e Zverev da tenere d’occhio. E ovviamente Juan Martin Del Potro, in tabellone con una wild-card (che ha scatenato le polemiche dei giocatori americani, ed in particolare di Johnson che se lo ritroverà di fronte già al secondo turno): l’argentino a Rio ha ceduto solo in finale a Murray, dando vita forse al più bel match di sempre ai Giochi. È stato solo magia olimpica, o è pronto davvero per tornare grande? Anche lui, del resto, come Cilic lo Us Open lo ha già vinto. Era il 2009, praticamente una vita fa. Ma oggi per Del Potro sembra iniziata una nuova vita.