Cronaca

Brescia, al parco di Castelmella la Lega vieta l’ingresso a gruppi di non residenti: “Extracomunitari diventati padroni”

Per entrare al parco Fontanone, le persone non residenti nel comune amministrato dai leghisti dovranno "richiedere la prescritta autorizzazione all'amministrazione comunale con almeno 10 giorni lavorativi di anticipo" e saranno tenuti, per di più, a pagare un "canone di occupazione di suolo pubblico"

Vietato l’accesso al parco pubblico “ai gruppi di cittadini non residenti” in paese. L’ultima delibera della discordia arriva dal comune di Castelmella, nel bresciano, paese che le elezioni dello scorso giugno hanno riconsegnato alla Lega Nord, dopo la parentesi amministrativa di una lista civica di centrosinistra. D’ora in poi, se vorranno utilizzare il giardino pubblico, le persone non residenti a Castelmella dovranno “richiedere la prescritta autorizzazione all’amministrazione comunale con almeno 10 giorni lavorativi di anticipo” e saranno tenuti, per di più, a pagare un “canone di occupazione di suolo pubblico”. Ingresso vietato anche a chi vuole usare “strumenti radiofonici o musicali” e a chi produce “schiamazzi molesti”.

Cos’ha spinto il consiglio comunale ad approvare la delibera lo scorso 25 luglio? Il “parco del Fontanone”, ha spiegato il neo sindaco della Lega Nord Giorgio Guarneri al Corriere Brescia, era finito “allo sbando” perché “gli extracomunitari erano diventati i proprietari del parco e tenevano la musica a manetta“. È agli stranieri, dunque, che sembrano rivolte le restrizioni all’ingresso. Limitazioni che – secondo quanto esposto sul cartello all’ingresso del giardino comunale – non coinvolgeranno invece i residenti di Castelmella, che possono tranquillamente continuare a utilizzare il parco anche in gruppo, senza preavviso e senza dover pagare canoni al comune.

Un aspetto che ha subito interessato la Cgil di Brescia che insieme all’Associazione studi giuridici sull’immigrazione negli ultimi quindici anni ha promosso decine di ricorsi per chiedere l’annullamento di ordinanze ritenute discriminatorie: “Stiamo valutando se ci sono gli estremi per un’azione legale” spiega il segretario della Cgil bresciana Damiano Galletti.