Il mensile ufficiale del gruppo jihadista attacca il rappresentante mondiale della Chiesa cattolica ed è la prima volta che un gruppo islamista si rivolge in questi termini. Il Pontefice viene accusato anche di difendere i gay ("l'omosessualità è immorale") e di ricercare il dialogo con l'islam moderato
“Lo Stato islamico contro Papa Francesco“. E’ quanto si legge su Dabiq, la rivista ufficiale del gruppo terrorista, ed è la prima volta che un gruppo jihadista si rivolge in questi termini al rappresentante mondiale della Chiesa cattolica. Nemmeno Bin Laden e Al Qaeda si erano mai spinti fino a questo punto. L’Isis oltre a definire Jorge Mario Bergoglio “un miscredente”, sul numero 15 del magazine che sostiene la “guerra santa” attacca direttamente il Pontefice argentino, considerandolo il “nemico numero uno” della comunità musulmana. All’interno dell’articolo pubblicato a pagina 74, dal titolo Nelle parole del nemico, Papa Francesco viene accusato, tra le altre cose, di difendere i gay, “l’omosessualità è immorale” si legge nel pezzo e di ricercare il dialogo con il fronte moderato musulmano, in particolare con il predicatore arabo della prestigiosa Università islamica Al Azhar del Cairo, in Egitto. Ahmed al Tayeb è stato definito “apostata” dal Daesh ed è accusato per i suoi incontri e dialoghi interreligiosi con il vescovo di Roma. In particolare l’imam è stato attaccato verbalmente perché ha definito la religione cristiana “una fede di amore e di pace”.
A pagina 30 della rivista, in un altro articolo intitolato Perché vi odiamo e perché vi combattiamo, lo Stato islamico spiega il contrasto indissolubile nei confronti della religione cristiana e degli stili di vita del mondo occidentale. “Vi odiamo, prima di tutto e soprattutto, perché siete miscredenti: rifiutate l’unicità di Allah. Vi odiamo perché le vostre società secolari e liberali permettono le cose che Allah ha proibito». Segue ampio articolo, dal titolo Operazioni dello Stato Islamico, corredato da immagini sanguinolente di stragi e massacri, con il numero delle vittime, e dove il Califfato ha colpito tra Filippine, Bengala, Somalia, Egitto. Si arriva quindi alla sezione riservata alle interviste. Una testimonianza è dedicata a Umm Khalid al-Finlandiyyah, proveniente da Helsinki e approdata allo Stato Islamico.
Nel numero 15 del magazine ci sono anche attacchi diretti ai sufi moderati (“che imitano i cristiani”). Ma su tutto il numero aleggia lo spettro di quell’invito iniziale: Rompi la croce, come disse il profeta Maometto. E dunque, immagini dei massacri di Nizza e negli Stati Uniti. L’editoriale si apre inneggiando ai “soldati martiri del Califfato a Dacca, in Francia e in Germania“.