Quattordici persone in carcere con le accuse di estorsione e di aver prestato soldi a strozzo. Un collaboratore di giustizia ha consegnato alla procura guidata da Gratteri il libro mastro dei prestiti e raccontato il presunto ruolo del giocatore ex Palermo e Parma, ora svincolato, che lo scorso anno ha contribuito alla promozione del Crotone in serie A
Dal conto corrente del calciatore Francesco Modesto era partito il bonifico con il quale la ‘ndrangheta di Cosenza ha finanziato un imprenditore finito sotto usura. Il nome del giocatore di serie A e B (ex Palermo, Reggina, Genoa, Bologna, Parma e Crotone) è stato fatto ai magistrati della Direzione distrettuale di Catanzaro dal pentito Roberto Violetta Calabrese che ai pm ha consegnato il “libro mastro” dove la cosca Lanzino-Cicero annotava tutti i prestiti a usura e le estorsioni. Nel blitz scattato all’alba i carabinieri del Ros hanno arrestato non solo il calciatore professionista, oggi svincolato, ma altre 13 persone ritenute emanazione delle famiglie mafiose di Cosenza, i Lanzino-Cicero e i Rango-Zingari. Tra questi anche il suocero di Modesto, Luisiano Castiglia, detto “Mimmo”.
Secondo gli inquirenti, gli indagati applicavano tassi usurai del 30% mensile a prestiti che effettuavano con i capitali della ‘ndrangheta, ma anche del calciatore Modesto. Nel raccontare, infatti, un episodio risalente al 2007-2008 e relativo a un prestito di 30mila euro concesso a un imprenditore, il pentito Violetta Calabrese ha dichiarato: “La somma indicata venne prelevata da un conto corrente acceso presso la banca popolare di Bari, filiale di Rende, intestato a Francesco Modesto, genero di Mimmo Castiglia. Tale prestito venne elargito con interessi del 10% e la durata fu di 13 mesi. La somma mi fu consegnata da Luca Castiglia, figlio di Mimmo e quindi cognato di Modesto, il quale aveva una procura per operare sui conti dello stesso Modesto”. I carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore Nicola Gratteri e dal sostituto Pierpaolo Bruni, hanno riscontrato che il 12 novembre 2007 dal conto del calciatore venne effettivamente disposto un prelievo in contanti di 30mila euro.
Nonostante il suocero abbia tentato di non far mai comparire il nome di Modesto, il pentito Violetta Calabrese, all’epoca usuraio della cosca, appuntava tutto in un “libro mastro”. A fianco ai soldi prestati a strozzo, il collaboratore scriveva chi erano i finanziatori. Ecco, quindi, che la sigla del calciatore, “Mod” compare in molti finanziamenti usurari riconducibili al suocero Mimmo Castiglia e al cognato.
“Quando ho annotato gli apporti di capitale di Francesco Modesto, – dice Violetta Calabrese – Mimmo Castiglia si è fortemente adirato in quando non voleva che si sapesse che il genero guadagnava con le usure. Proprio in ragione delle annotazioni concernenti Francesco Modesto ho iniziato ad avere forti problemi con Mimmo Castiglia che pretendeva gli dessi questa computeristica per cancellare ogni traccia degli apporti di capitale provenienti dal genero. Sono certo che Francesco Modesto era consapevole che il denaro consegnato al suocero veniva impiegato in attività criminali e comunque usurarie. In un’occasione ho personalmente assistito alla richiesta di denaro a tasso usurario che Santino Falbo ha fatto a me e a Mimmo Castiglia in presenza di Francesco Modesto”.
Con questa inchiesta, i carabinieri del Ros hanno fatto luce anche su un tentato omicidio ai danni del fratello e del padre del pentito che gestiscono un’attività commerciale a Lamezia. Roberto Violetta Calabrese aveva iniziato da tre giorni a collaborare con i magistrati della Dda di Catanzaro. La ‘ndrangheta lo aveva saputo e dopo un avvertimento andato a vuoto, un sicario (oggi arrestato) ha sparato alcuni colpi di pistola ad altezza d’uomo sfiorando la testa di Sandro Violetta Calabrese.