Alla Festa dell'Unità di Catania l'ex premier attacca Renzi, che ormai "sta diventando un politico tradizionale", e che ha "sbagliato a spaccare il Paese sulla Costituzione". Il Pd? "Sta diventando un partito normale. Abbiamo tolto l'Imu ai ricchi che ci hanno premiato, mentre la povera gente e il mondo del lavoro non ci votano più"
La campagna elettorale per il referendum? “È sbagliato aver spaccato in due il Paese sulla Costituzione“. L’informazione della Rai sul tema? “Risente dell’occupazione brutale compiuta dal Governo a viale Mazzini”. La riforma Boschi? “È stata fatta da una maggioranza raccogliticcia, di trasformisti”. Matteo Renzi? “Ormai è un politico tradizionale, il Pd ha tolto l’Imu ai ricchi mentre la povera gente non vota più a sinistra”. Parola di Massimo D’Alema, intervenuto alla Festa dell’Unità organizzata dal Pd alla villa Bellini di Catania.
L’ex presidente del Consiglio ha subito attaccato la riforma costituzionale e la relativa campagna elettorale per il referendum. “Se c’è spazio alle ragioni del No in questa festa? Non lo so, c’è un grande spazio per il No tra i cittadini. C’è ne è di meno nell’informazione, che è veramente controllata dopo l’occupazione brutale della Rai da parte del Governo e la cacciata dei dissidenti, cosa che mi ha francamente colpito. Solo Berlusconi era arrivato a tanto. C’è poco spazio nell’informazione ma molto tra i cittadini. Vado in giro per l’Italia e raccolgo tanti consensi per il No tra i cittadini”, ha detto l’ex parlamentare dem, già prima di salire sul palco per partecipare a un dibattito con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.
Dure le parole dedicate da D’Alema anche alla maggioranza che ha prodotto della riforma. “Stiamo cambiando la Carta – ha detto -con una maggioranza di governo che non ha neanche il mandato per farlo. Una maggioranza raccogliticcia, di trasformisti. Non si cambiano così le Costituzioni”. Il leader della minoranza dem, dopo aver chiarito di non sentirsi parte di “nessuna minoranza, faccio parte di me stesso”, ha spiegato di essersi impegnato “nella campagna per il referendum perché ritengo questa riforma all’esame dei cittadini una riforma sbagliata e controproducente. E siccome io sono un uomo di Stato, ritengo doveroso partecipare ad un impegno civile e cercare di evitare al Paese una cattiva riforma e semmai proporre al Paese soluzioni che possano essere utili, come faremo nei prossimi giorni”.
Quindi una stilettata è stata riservata anche alla campagna elettorale messa in campo in vista del referendum. “Non esiste un partito del No e neanche un partito del Sì. Esiste il Sì e il No. Io trovo sbagliato aver spaccato in due il Paese sulla Costituzione, che dovrebbe essere invece condivisa. Il mio modello è la Costituente dove comunisti e democristiani, che pure si combattevano, al tempo della guerra fredda scrissero insieme la Costituzione”.
Poi l’ex segretario dei Democratici di Sinistra ha messo nel mirino l’attuale premier. “Matteo Renzi ha intuito, ed è stato suo merito, la spinta contro la politica tradizionale e lui l’ha tradotta in una delle sue issues: Sono io il protagonista della liquidazione della politica tradizionale nel nostro Paese. Ma questo ormai risale ad un paio di anni fa. Quella spinta si è affievolita e Renzi sta diventando un politico tradizionale, tanto che nel nostro Paese il populismo sta vincendo. Se su 20 ballottaggi con il Movimento 5 Stelle ne abbiamo persi 19 è un giudizio inappellabile”.
Per D’Alema, però, anche il Pd ha cambiato la sua natura. “Oggi – ha aggiunto – la percezione è che il Pd stia progressivamente diventando un partito normale e che quei comportamenti tipici dell’establishment sono comportamenti di un nuovo establishment che si va costituendo. Il punto è che in Europa è cresciuta la povertà e la disuguaglianza sociale – ha continuato – e la sinistra non è stata in grado di fare nulla perché la gente non vota più la sinistra, e parlo della povera gente: ai Parioli e Prati abbiamo vinto, abbiamo perso a Tor Bella Monaca. Ai ricchi abbiamo tolto l’Imu e loro ci hanno premiato. La gente più povera e il mondo del lavoro – ha concluso – non ci votano più perché hanno la sensazione che non sappiamo più difenderli, non per il Ttip, di cui non gli frega nulla”.
L’ex premier ha riservato una replica anche a Matteo Orfini, il presidente del Pd che pochi giorni fa – sempre dal palco catanese – lo aveva definito “girotondino“. “Mi sembra difficile l’idea di fare un girotondo con il professor De Siervo, con il professor Casavola, con il professor Onida, con il professor Cheli. Forse Orfini dovrebbe essere più rispettoso verso queste personalità che rappresentano tanta parte della cultura italiana”.