Un grande ospedale nella Piana degli ulivi della Puglia. L’opera che costerà circa 120 milioni di euro è un progetto in cantiere da anni con un iter rallentato dalle novità introdotte dal nuovo Codice degli appalti e una lista di trenta prescrizioni stilata in sede di Valutazione ambientale strategica (Vas). Rispettando le quali, non ci sarà bisogno di Valutazione di impatto ambientale (Via). Eppure alcune associazioni chiedono un cambio di rotta sulla localizzazione dell’ospedale che dovrebbe sorgere nel territorio del Comune di Monopoli. E invocano la Via per gli interventi alla viabilità necessari per realizzare il progetto. “Da un lato ci si schiera contro l’abbattimento degli ulivi colpiti da Xylella in Salento – denunciano le sezioni regionali di Fai e Italia Nostra – e dall’altro si intende costruire un grande ospedale in un’area di 18 ettari tra l’Assunta e Lamalunga, ricadente nel contesto dei paesaggi rurali previsti nel Piano paesaggistico territoriale regionale”. Estirpando circa 350 ulivi secolari “e non si sa quanti altri ulivi produttivi – incalzano – nonché numerosi carrubi, piante di notevole valenza naturalistica, paesaggistica, ambientale”. Ci sarebbe un’alternativa, contrada Mozzo, a pochi chilometri. Abbastanza per ridurre l’impatto sul paesaggio e abbattere anche i costi, secondo le associazioni. Che sottolineano di non aver mai ricevuto risposta alle lettere inviate ai ministeri competenti e, prima ancora, al presidente della Regione Michele Emiliano. Che, però, a ilfattoquotidiano.it risponde: “Ogni anno vengono spostati migliaia di alberi, operazione nella quale i nostri tecnici sono ormai diventati esperti. Comunque – sottolinea – se ci sono delle alternative migliori, mi riservo di valutarle”. Una risposta arriva anche dal direttore generale dell’Asl di Bari Vito Montanaro: “Un ospedale in contrada Mozzo non avrebbe meno impatto sul paesaggio e neppure sulla spesa prevista”.

I COSTI DELL’OSPEDALE E L’ITER – L’opera sarà finanziata per 80 milioni di euro con fondi Cipe, a cui vanno aggiunti 30 milioni necessari per gli interventi a strade, rete fognaria, acquedotti. Risale all’8 giugno scorso la determina 99 del dirigente della sezione Ecologia della Regione sulla procedura di Valutazione ambientale strategica, coordinata con l’iter di verifica di assoggettabilità a Via, relativa alla variante urbanistica per la realizzazione nella struttura. Sulla scorta del parere del comitato regionale Via e dell’esito di quattro udienze della Conferenza dei Servizi (oltre che dei pareri resi da diversi Enti) si è determinato “di escludere – si legge nel testo – il progetto per la realizzazione del nuovo ospedale dalla procedura di Via, a condizione che il rup (responsabile unico del procedimento) ottemperi a tutte le prescrizioni indicate”. Tra queste la realizzazione di parcheggi sotterranei e di un eliporto. Il rispetto delle prescrizioni comporterebbe un costo di altri 27 milioni di euro. L’ultima novità è arrivata da Roma in piena estate e riguarda la scadenza al 31 dicembre 2016 prevista per espletare gli adempimenti burocratici necessari. Che se non rispettata avrebbe comportato una decurtazione del 10 per cento sugli investimenti. Il ministro Graziano Delrio si è impegnato a inserire in legge di Stabilità una ulteriore proroga al 31 dicembre 2017. Una decisione necessaria dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti varato nel marzo scorso che prevede, tra le altre cose, la divisione tra la gara per il progetto esecutivo e l’affidamento delle opere di costruzione.

LA BATTAGLIA DI FAI E ITALIA NOSTRA – L’ultima missiva delle due associazioni (dopo quelle di dicembre 2015, del 19 febbraio e del 23 maggio scorsi) è datata 6 luglio 2016 ed è indirizzata, tra gli altri, ai ministri della Salute Beatrice Lorenzin, dell’Ambiente Gian Luca Galletti, delle Politiche Agricole Maurizio Martina e al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Il tema centrale è la zona scelta per costruire l’ospedale di Monopoli. Nella lettera le associazioni pongono dubbi sulla validità giuridica della determina dirigenziale con cui  “è stata illegittimamente esclusa l’assoggettabilità a Via” scrivono i presidenti delle sezioni regionali di Fai, Dino Borri e Italia Nostra Cosimo Manca. L’alternativa a contrada Lamalunga – l’area tra Monopoli e Fasano lungo la strada statale 16 – indicata nel progetto è quella di “contrada Mozzo, nei pressi della strada provinciale Conversano-Monopoli indicata come zona ospedaliera nel vecchio piano regolatore generale di Monopoli e più idonea sotto il profilo ambientale e paesaggistico”.

I NODI SOLLEVATI – Secondo le due associazioni la costruzione del nuovo ospedale così come progettata rischia di alterare gravemente l’ecosistema in quanto comporterebbe l’interruzione della ‘Piana degli Ulivi secolari’, come classificata nel Piano paesaggistico territoriale regionale, all’interno del Parco agricolo multifunzionale di valorizzazione degli Ulivi monumentali. “Oltre alla cementificazione di una zona ancora intatta – scrivono – si dovrebbe anche procedere alla realizzazione di una viabilità di collegamento tra i centri da servire”. La zona in questione è ricca di lame, cavità e antiche masserie della zona. Per Fai e Italia Nostra si rischia di compromettere l’ambiente anche in termini di attrattiva turistica e redditività economica. Tra i nodi segnalati c’è l’indicazione del bacino di utenza come prevista dal Comune di Monopoli. La sede attualmente indicata, oltre a trovarsi in piena campagna, non sarebbe corretta – secondo le associazioni – “rispetto al naturale bacino di utenza che dovrebbe comprendere Monopoli, Polignano a mare, Conversano, Castellana, Alberobello, Noci, Fasano, Locorotondo”. Questo perché Ostuni, Ceglie Messapica e Martina Franca fanno da sempre riferimento ai più vicini ospedali di Brindisi e Taranto. “Contrada Mozzo – si legge nella lettere delle associazioni – è meglio collegata con il centro abitato e non comporta i costi cospicui di creazione di viabilità di accesso al nuovo ospedale (per la quale è attualmente previsto un costo aggiuntivo di 15 milioni di euro)”. La zona individuata nel progetto, invece, necessita di un “enorme impegno economico, dato che è priva di ogni tipo di infrastrutture, assolutamente necessarie per l’impianto e il funzionamento di un grande ospedale”. Perplessità sulla località scelta sono state espresse a più riprese anche dalla Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio.

LA REPLICA DELL’ASL – Non la pensa così l’Asl di Bari. “Le opere di urbanizzazione previste vanno fatte comunque, anche nell’area indicata dalle associazioni e non sarebbero certo meno onerose”, spiega a ilfattoquotidiano.it il direttore generale Vito Montanaro. Che sottolinea come quella di poter usufruire dei finanziamenti è “un’opportunità da non perdere, che potrebbe non tornare prima di cinque o sei anni e di cui abbiamo bisogno per costruire un ospedale che potrebbe equilibrare la riconversione di altre strutture sanitarie dell’area”. Dalla Regione si cerca di far quadrare i conti, nonostante le prescrizioni, comprese quelle dell’eliporto. “Un intervento che possiamo rinviare”, aggiunge il direttore dell’Asl, che chiarisce la posizione dell’azienda sanitaria locale in merito al bacino di utenza indicato nel progetto e alle relative accuse mosse dalle associazioni: “Stando al riordino ospedaliero previsto dal presidente Emiliano, se nasce nuovo ospedale di eccellenza – spiega Montanaro – è naturale che il cittadino di Martina e di Ostuni scelga una struttura di alto livello per determinati servizi. Ormai è così che funziona in tutta Italia. La selezione verrà fatta sulla qualità, mentre il nostro compito resta quello di distribuire in modo equo l’offerta sanitaria”.

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