Non solo scuola e campanile, il sospetto dei pm è che i documenti che dichiaravano le strutture a norma siano stati falsificati. Fascicolo dell'Anac sul vicesindaco di Amatrice, geometra e responsabile di decine di interventi nella zona. Scuola e hotel Roma erano indicate tra le sedi a disposizione nei piani d'emergenza del Comune
La scuola Capranica di Amatrice, ristrutturata sì, ma non per il rafforzamento anti-sismico. E, anzi, indicata come punto di accoglienza del piano di protezione civile, così come l’hotel Roma, venuto giù. E poi il campanile di Accumoli, ma anche la Torre Civica e la caserma dei carabinieri. Il lavoro dei magistrati sui crolli del terremoto si annuncia lungo, complicato e più ampio di quanto si possa immaginare. Ci sono le storie note (la scuola e il campanile) e quelle meno note. Il Corriere della Sera e il Messaggero pubblicano, per esempio, il contenuto di un documento che presenta le irregolarità compiute nella ristrutturazione degli edifici pubblici nei due paesi della Provincia di Rieti dopo il sisma che nel 1997 colpì in particolare l’Umbria, ma ebbe effetti anche nel Lazio e nelle Marche. La relazione mette in fila 21 appalti assegnati per la messa a norma, indicando interventi, ditte, progettisti. Investimento totale 2 milioni e 300mila euro totali. Ma la Procura di Rieti è pronta ad acquisire documentazione su circa cento edifici, tra pubblici e privati. E l’attenzione comincia a concentrarsi su alcune figure, in particolare. Intanto sul vicesindaco di Amatrice, Gianluca Carloni: il braccio destro del sindaco Sergio Pirozzi, geometra, ha curato decine di interventi soprattutto ad Accumoli. Su Carloni, scrive il Corriere, c’è già un fascicolo aperto dall’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.
Nonostante gli interventi del post-sisma 1997, però, alcuni edifici sono stati demoliti dal terremoto. Il sospetto dei pm, già ora, è che i certificati di collaudo fossero falsificati. Una questione che sconfina dal Lazio fino alle Marche: ad Arquata del Tronto sono stati dichiarati inagibili l’ufficio delle poste, la scuola, il Comune, la caserma dei carabinieri. Dovranno essere demoliti, nonostante fossero stati certificati come a norma.
Tre casi simbolici riportati da Repubblica, Corriere e Messaggero. Il primo, la Torre Civica medievale di Accumoli. Spesa per i lavori: 90mila euro. Ditta: Giuseppe Franceschini. Il responsabile del procedimento è lo stesso che ha seguito anche i lavori sul campanile della chiesa di Accumoli, che poi è crollato su una casa, dove sono morti padre, madre e due figli. La Torre Civica, invece, è fortemente lesionata, mentre il resto della struttura è franato. Secondo caso, la caserma dei carabinieri, sempre ad Accumoli. Dopo il sisma del 1997 si decidono lavori da 150mila euro. Ditta: Impretekna. Le carte dicono che i lavori sono andati a buon fine. Invece il comandante della caserma si è salvato solo per un caso.
Terzo caso, il campanile di Accumoli quello che ha ucciso la famiglia Tuccio: Andrea, 35 anni, Graziella, 32 anni, Stefano, 7 anni, Riccardo, 8 mesi. Sul “complesso parrocchiale”, dopo il sisma del 1997, vengono spesi – dice Repubblica – 116mila euro. Rifanno il tetto della chiesa, i lavori sono eseguiti dalla ditta Steta di Stefano Cricchi, figlio di Carlo Cricchi, titolare di un’azienda già indagata all’Aquila. “Noi – dice il più anziano dei Cricchi a Repubblica – non abbiamo fatto niente su quel campanile”. L’appalto, ricostruisce il giornale, per “riparazione e miglioramento sismico” impegnava 75mila euro. “Per il miglioramento antisismico c’erano appena 509 euro – continua Cricchi – Il progetto imponeva di inserire nella muratura 33 euro di ferro, praticamente una sola barra, e di fare alcuni fori da riempire con il cemento, ma con la calce”. Spiega ancora il Corriere che i lavori erano inseriti in un piano di riqualificazione che coinvolgeva molte altre chiese e parrocchie della zona. Ma i soldi per il campanile furono usati per la chiesa. E non per la messa in sicurezza sotto il profilo antisismico. Furono eseguiti anche due collaudi, dove non erano emerse criticità, almeno ufficialmente.
Per questi e altri casi, quindi, dopo l’acquisizione di una quantità notevole di documentazione, ci sarà la fila dei tecnici in direzione della Procura: verranno interrogati architetti, geometri, ingegneri, responsabili dei lavori. La questione non si limita alle strutture pubbliche: il Corriere della Sera e il Messaggero raccontano di “numerose segnalazioni” arrivate ai vigili del fuoco e ai carabinieri di cittadini che avevano ricevuto – al momento dell’acquisto – anche la certificazione sulla messa in sicurezza rispetto al rischio sismico. La procura di Rieti lavorerà a tutto campo, assicura il capo Giuseppe Saieva, con “accertamenti sulle aziende che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione dopo i terremoti passati per capire chi e come ha lavorato”, ma con fari accesi anche sui privati.