Le slide rivendicano il calo del deficit dal 3 al 2,4% del pil e la riduzione del “costo” dei titoli di Stato decennali (si tratta ovviamente del tasso di interesse pagato a chi li compra, che è un costo per lo Stato). Quest’ultimo dato non può però essere ricondotto alle politiche del governo: è effetto diretto del programma di acquisto di titoli avviato nel marzo 2015 dalla Banca centrale europea. Di sicuro avrà però un effetto positivo sul costo del servizio del debito pubblico. Sul cui ammontare le slide sorvolano, nonostante si tratti di un dato cruciale visto che il suo ammontare riduce enormemente il margine di manovra dell’esecutivo sui conti pubblici zavorrando la crescita. Ebbene, il debito purtroppo non smette di aumentare: nel febbraio 2014 era a quota 2.107,2 miliardi di euro, a giugno 2016 ha toccato un nuovo record salendo a 2.248 miliardi: 141 miliardi in più. Palazzo Chigi e il ministero del Tesoro hanno concordato con l’Unione europea di ridurlo al 132,4% del prodotto interno lordo, ma questo risultato appare a rischio visto che la crescita è inferiore alle previsioni. Lo stesso vale per l’indebitamento netto (deficit) rispetto al pil.

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