“Ogni volta è come se fosse la prima volta. E bisogna partire da capo”. La riflessione è del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, uno che con le conseguenze del terremoto lotta ancora adesso, dopo più di sette anni. Ogni volta il governo deve scrivere leggi, decreti e ordinanze per la gestione del post terremoto e per finanziare la ricostruzione. E così anche le pagine su cui verrà scritto il destino di Amatrice e degli altri comuni del Centro Italia colpiti dal sisma del 24 agosto sono al momento bianche. E per capire cosa verrà ricostruito a spese dello Stato e cosa no, bisognerà aspettare le prossime settimane. In Italia manca infatti una legge quadro che dopo le calamità tracci le linee guida su come assistere la popolazione, sospendere gli obblighi fiscali, favorire la ripartenza delle attività imprenditoriali e la ricostruzione degli edifici. Eppure terremoti, frane e alluvioni sono eventi tutt’altro che sporadici in un Paese fragile dal punto di vista idrogeologico come il nostro.
Vent’anni fa toccava a Franco Barberi, l’allora sottosegretario della Protezione civile, giudicare “paradossale che né i governi né i parlamenti abbiano saputo trarre esempio dal modello friulano, e si siano improvvisati ogni volta provvedimenti scoordinati”. Passano gli anni e dopo ogni calamità c’è qualche politico o qualche tecnico che invoca la legge quadro. Nel 2007 lo fa di nuovo Barberi, nel frattempo divenuto presidente della Commissione grandi rischi, con un nuovo sisma da prendere come esempio: “La ricostruzione esemplare di Marche e Umbria dopo il terremoto del 1997 potrebbe fare da modello per una proposta di legge quadro nazionale sulle calamità”. Fino al terremoto del 2012 in Emilia Romagna, che dà il la al solito ritornello, questa volta per voce di Dario Franceschini, che nel 2013 in campagna elettorale promette tra le priorità della nuova legislatura una legge quadro che prenda spunto dall’esperienza della regione colpita in modo da stabilire “una cornice di provvedimenti da applicare quando accadono questi disastri”.
Poi l’anno successivo, da ministro dei Beni culturali, ripropone il modello emiliano: “Serve un riconoscimento che consenta di non discutere ogni volta dall’inizio cosa fare, ma di rispondere all’emergenza anche in modo che si eviti di creare disparità di trattamento fra una catastrofe e l’altra”. Parole del resto analoghe a quelle pronunciate nello stesso periodo dall’ex capo della protezione civile Franco Gabrielli: “Abbiamo dovuto cominciare completamente da capo, ci siamo dovuti inventare le ordinanze, ci siamo dovuti inventare le procedure. È importante che ci sia un trattamento equo: non devono esserci disgrazie di serie A e di serie B. In questo caso posso dire che il terremoto in Emilia non è stato trattato come una disgrazia di serie B”.
Resta ora da vedere in quale serie verranno piazzati i terremotati del Centro Italia. “Uno schema essenziale andrebbe definito per stabilire per esempio cosa bisogna rimborsare, come ci si deve comportare con le tasse nelle zone colpite da una calamità – sostiene Stefania Pezzopane, ex presidente della provincia dell’Aquila oggi senatrice del Pd -. Ci vuole uno strumento flessibile, perché i terremoti sono tutti diversi. In Abruzzo non si ha avuto distruzione totale, ma ci sono stati 120mila sfollati. Amatrice, Accumuli e Arquata del Tronto sono stati totalmente distrutti, ma gli sfollati sono stati qualche migliaio”.
@gigi_gno
Cronaca
Terremoto e ricostruzione, la legge quadro che non c’è: “Ogni volta è come se fosse la prima e si riparte da capo”
Da vent'anni ogni sisma è accompagnato dalla richiesta (e dalla promessa) di una norma che fissi lo schema degli interventi e dei fondi. Che ancora non esiste. Il lamento di Cialente sull'Aquila. Così, come notò Gabrielli dopo le scosse in Emilia, si possono creare disparità di trattamento fra i cittadini: "Senza legge quadro rischio disgrazie di serie A e di serie B"
“Ogni volta è come se fosse la prima volta. E bisogna partire da capo”. La riflessione è del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, uno che con le conseguenze del terremoto lotta ancora adesso, dopo più di sette anni. Ogni volta il governo deve scrivere leggi, decreti e ordinanze per la gestione del post terremoto e per finanziare la ricostruzione. E così anche le pagine su cui verrà scritto il destino di Amatrice e degli altri comuni del Centro Italia colpiti dal sisma del 24 agosto sono al momento bianche. E per capire cosa verrà ricostruito a spese dello Stato e cosa no, bisognerà aspettare le prossime settimane. In Italia manca infatti una legge quadro che dopo le calamità tracci le linee guida su come assistere la popolazione, sospendere gli obblighi fiscali, favorire la ripartenza delle attività imprenditoriali e la ricostruzione degli edifici. Eppure terremoti, frane e alluvioni sono eventi tutt’altro che sporadici in un Paese fragile dal punto di vista idrogeologico come il nostro.
Vent’anni fa toccava a Franco Barberi, l’allora sottosegretario della Protezione civile, giudicare “paradossale che né i governi né i parlamenti abbiano saputo trarre esempio dal modello friulano, e si siano improvvisati ogni volta provvedimenti scoordinati”. Passano gli anni e dopo ogni calamità c’è qualche politico o qualche tecnico che invoca la legge quadro. Nel 2007 lo fa di nuovo Barberi, nel frattempo divenuto presidente della Commissione grandi rischi, con un nuovo sisma da prendere come esempio: “La ricostruzione esemplare di Marche e Umbria dopo il terremoto del 1997 potrebbe fare da modello per una proposta di legge quadro nazionale sulle calamità”. Fino al terremoto del 2012 in Emilia Romagna, che dà il la al solito ritornello, questa volta per voce di Dario Franceschini, che nel 2013 in campagna elettorale promette tra le priorità della nuova legislatura una legge quadro che prenda spunto dall’esperienza della regione colpita in modo da stabilire “una cornice di provvedimenti da applicare quando accadono questi disastri”.
Poi l’anno successivo, da ministro dei Beni culturali, ripropone il modello emiliano: “Serve un riconoscimento che consenta di non discutere ogni volta dall’inizio cosa fare, ma di rispondere all’emergenza anche in modo che si eviti di creare disparità di trattamento fra una catastrofe e l’altra”. Parole del resto analoghe a quelle pronunciate nello stesso periodo dall’ex capo della protezione civile Franco Gabrielli: “Abbiamo dovuto cominciare completamente da capo, ci siamo dovuti inventare le ordinanze, ci siamo dovuti inventare le procedure. È importante che ci sia un trattamento equo: non devono esserci disgrazie di serie A e di serie B. In questo caso posso dire che il terremoto in Emilia non è stato trattato come una disgrazia di serie B”.
Resta ora da vedere in quale serie verranno piazzati i terremotati del Centro Italia. “Uno schema essenziale andrebbe definito per stabilire per esempio cosa bisogna rimborsare, come ci si deve comportare con le tasse nelle zone colpite da una calamità – sostiene Stefania Pezzopane, ex presidente della provincia dell’Aquila oggi senatrice del Pd -. Ci vuole uno strumento flessibile, perché i terremoti sono tutti diversi. In Abruzzo non si ha avuto distruzione totale, ma ci sono stati 120mila sfollati. Amatrice, Accumuli e Arquata del Tronto sono stati totalmente distrutti, ma gli sfollati sono stati qualche migliaio”.
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Fuga da Israele a causa della guerra: negli ultimi due anni gli emigrati hanno superato gli immigrati. “Non succedeva dagli Anni 80”
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Sono stati giorni difficili, abbiamo lavorato di continuo, li abbiamo trascorsi dedicando al caso ogni sforzo. Oggi possiamo dire che c’è stato un lavoro di squadra fra governo, intelligence, diplomazia e anche con la famiglia che è stata bravissima a gestire la situazione e il silenzio stampa. E c’è stato un intervento diretto della premier, che ha partecipato a tutte le riunioni. Poi la situazione si è sbloccata per davvero l’ultima notte. La discrezione, il lavoro incessante portano risultati". Lo ha detto al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando del ritorno in Italia, dopo la detenzione in Iran, di Cecilia Sala, spiegando che gli stessi sforzi, "massimi", riguardano "ogni cittadino italiano. E se è possibile anche i risultati, come in Iran si vide nel caso Piperno. La Farnesina si impegna per ogni italiano all’estero in difficoltà, questo era un caso particolarmente delicato".
"Conosco il papà di Cecilia, è chiaro che ho condiviso la sua preoccupazione di padre, ma ripeto: per noi tutti gli italiani che hanno bisogno di aiuto sono uguali - prosegue il vice premier - C’è stato un dialogo continuo, e ripeto, la nostra intelligence, la diplomazia, il governo hanno fatto il massimo. Essere un Paese come il nostro che ha rapporti con tutti i Paesi dell’area del Medio Oriente, anche con quelli di cui non condivide politiche e azioni, rende possibile agire con efficacia anche di fronte a grandi difficoltà. Non a caso noi abbiamo tenuto aperti i rapporti politici con l’Iran, abbiamo tenuto aperta l’ambasciata in Siria, dove andrò domani dopo che si sarà riunito il Quintetto. Ribadirò alle nuove autorità siriane l’importanza di un processo politico inclusivo che garantisca le libertà fondamentali di tutti i siriani e riconosca e valorizzi il ruolo dei cristiani come cittadini con pienezza di diritti, e annuncerò anche il primo pacchetto di aiuti per la cooperazione".
Quanto a un eventuale promessa di "scambio" per la liberazione dell’ingegnere iraniano Abedini, Tajani ribadisce che "sono due cose separate, lo hanno spiegato anche le autorità iraniane. Il caso Abedini è trattato dalle autorità giudiziarie italiane, vedremo cosa succederà. Poi, eventualmente, sarà di competenza del ministro della Giustizia. Cecilia Sala era invece una cittadina italiana accusata di aver violato le leggi locali, e su quello abbiamo lavorato. Abbiamo visto un’opposizione responsabile. Ovviamente abbiamo tenuto aperti canali di informazione, e il sottosegretario Mantovano ha riferito al Copasir. Ma sì, ciascuno ha fatto la propria parte".
Riguardo l'influenza sulla liberazione della Sala della visita lampo della premier Giorgia Meloni da Trump, il 4 gennaio, Tajani dichiara che "ha avuto un effetto politico che è stato affiancato dal lavoro politico, generale, costruito per far capire che l’Italia parlava con gli Stati Uniti, ma non c’è stata una conseguenza diretta sulla liberazione di Sala. È possibile che l’accelerazione per la liberazione della giornalista sia anche avvenuta in questi giorni prima dell’insediamento ufficiale di Trump, che la tempistica sia stata favorevole. Quella era una missione della premier. Io andrò negli Usa quando la nuova amministrazione si sarà insediata, incontrerò il mio omologo Rubio, lavorerò ai miei dossier. Se sarò al giuramento di Trump? Quella è una cosa interna americana, non di governo. Ci sarà tempo, tratteremo tutti i dossier aperti a tempo debito a partire da quello sui dazi".
Londra, 9 gen. (Adnkronos) - Il miliardario Elon Musk ha tenuto colloqui privati con gli alleati sulla rimozione del primo ministro britannico Keir Starmer dal suo incarico prima delle prossime elezioni generali. Lo scrive il Financial Times, che cita fonti secondo cui il proprietario di X stia sostenendo movimenti politici britannici alternativi per forzare un cambio di governo. "Secondo Musk, la civiltà occidentale stessa è minacciata", avrebbe dichiarato una delle fonti citate dal Ft.
Sana'a, 9 gen. (Adnkronos) - Aerei da caccia americani e britannici hanno effettuato attacchi aerei nella capitale dello Yemen, Sanaa, nonché nella città portuale di Hodeidah e nel governatorato di Amran, a nord della capitale. Lo riportano la televisione Al-Masirah controllata dagli Houthi e l'agenzia di stampa yemenita Saba.
Ramallah, 9 gen. (Adnkronos) - Hamas ha rivendicato l'uccisione, nella sparatoria di lunedì in Cisgiordania, dei tre israeliani Rachel Cohen, Aliza Reiss ed Elad Yaakov Winkelstein. Le tre persone sono state uccise e altre otto sono rimaste ferite, quando un terrorista ha aperto il fuoco su un autobus e due auto nei pressi dell'insediamento di Kedumim.
Washington, 9 gen. (Adnkronos/Afp) - Almeno cinque persone sono morte nei violenti incendi che infuriano da ieri intorno a Los Angeles e che ora minacciano il distretto di Hollywood, i cui residenti hanno ricevuto l'ordine di evacuare. È stata ordinata l'evacuazione della zona mentre ieri sera le fiamme hanno cominciato a divorare le colline, a poche centinaia di metri dall'Hollywood Boulevard e dal famoso Teatro Cinese.
Un altro incendio è scoppiato in serata anche nel vicino quartiere di Studio City, preoccupando le autorità. Circa 1.500 edifici sono stati distrutti e più di 100.000 abitanti sono stati costretti a fuggire di fronte alle fiamme. Le autorità temono di scoprire altre vittime. Los Angeles è stata spazzata da “venti della forza di un uragano combinati con condizioni di estrema siccità”, ha dichiarato il sindaco Karen Bass durante una conferenza stampa ieri sera, spiegando in questo modo la causa degli incendi.
Washington, 9 gen. (Adnkronos) - Sono circa 7.500 i vigili del fuoco impegnati per domare le fiamme che stanno devastando l'area di Los Angeles. Lo ha reso noto su X il governatore della California Gavin Newsom, precisando che il personale impiegato contro gli incendi, che hanno ucciso finora 5 persone, proviene dal bacino locale che da altre area degli Stati Uniti.
Washington, 9 gen. (Adnkronos) - Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha cancellato il suo viaggio in Italia. Lo ha reso noto la Casa Bianca, spiegando che, "dopo essere tornato da Los Angeles, dove ha incontrato le forze dell'ordine, i vigili del fuoco e il personale di emergenza impegnato a combattere gli incendi senza precedenti che hanno devastato l'area della California, il presidente Biden ha deciso di annullare il suo prossimo viaggio in Italia.
Biden sarebbe dovuto partire nelle prossime ore. A Roma avrebbe incontrato Papa Francesco, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.