Un messaggio di 22 minuti “dal fronte di guerra contro l’Isis”, datato 2 settembre. Lo diffonde Info-Aut, circuito di media alternativo, vicino agli antagonisti. Siamo intorno a Raqqa, in Siria, roccaforte dello Stato Islamico che secondo il video in questo momento sarebbe sotto assedio. Da luglio, la città è bombardata dalla coalizione internazionale che combatte gli uomini del califfato.
Un foreign fighter italiano, con il volto coperto da un foulard, si rivolge alla telecamera: secondo alcuni quotidiani, è il torinese Davide Grasso, 36 anni, attivista No Tav da qualche mese partito per Rojava, la zona Nord del Paese, dove si trova la città curda di Kobane. L’uomo dice che il gruppo di ragazze e ragazzi intorno a lui, all’apparenza poco più che ventenni, sono il contingente curdo delle Forze Siriane Democratiche, le Ypg e le Ypj.
Nel video messaggio il combattente si rivolge prima al “popolo italiano”, poi al presidente del Consiglio Matteo Renzi, all’Alto rappresentate dell’Unione Europea per la politica estera Federica Mogherini, all’inviato dell’Onu per la mediazione in Siria Staffan De Mistura. La domanda che rivolge ai tre è la stessa: “Dica da che parte sta: se dalla parte di chi combatte l’Isis, o di chi lo usa”. L’accusa è rivolta ai rappresentanti delle istituzioni che continuano a sostenere il dialogo con Turchia e Arabia Saudita, additati nel video-messaggio come i principali foraggiatori dello Stato Islamico. In particolare, sulla Turchia l’accusa del foreign figther è chiara: “Lo Stato Islamico, a Jarablus (città siriana persa da Daesh da due giorni, ndr), non ha sparato un colpo contro l’esercito turco, perché si é trattato di uno scambio di territori”. E aggiunge: “L’esercito turco ha varcato i confini della Siria esclusivamente per attaccare noi, le Forze Siriane Democratiche, e il modello politico di autogoverno popolare che difendiamo che terrorizza il sultano Erdogan perché si sta diffondendo anche entro i suoi confini”.
Nel video, l’uomo racconta la situazione sul campo: Manbij, la città che per tutta luglio è stata sotto assedio, è stata liberata, ma il Rojava, dice, è stato “invaso” dalla Turchia che spara “da Afrin a Tel Abyad, da Derbesiye ad Amude fino a Derik, arrivando a minacciare anche Kobane”. “Abbiamo patito centinaia di morti, migliaia di feriti; ma stiamo vincendo; e il nemico più temibile che ci troviamo ad affrontare adesso non é quello che abbiamo di fronte, ma quello che ci sta pugnalando alle spalle – scandisce – sono le potenze regionali e internazionali che a parole dicono di volere la libertà in Siria, ma nei fatti stanno cercando di strangolare la nostra resistenza e la nostra rivoluzione”. Un riferimento anche all’Esercito libero siriano, di cui si parla spesso sui media: “Qui si mettono tutti a ridere: perché se qualcosa del genere è mai esistito, sono anni che non esiste più”.
Poi il messaggio diretto all’Italia: “Vi chiedo di alzare un grido per la libertà di Jarablus e per la difesa di Manbij, allo stesso modo in cui quel grido si é alzato in tutto il mondo due anni fa per la difesa di Kobane”, riconquistata due anni fa. Poi tocca a Matteo Renzi: “Cinguettare su Twitter quando il sultano Erdogan insulta il nostro Paese non basta – dice il foreign fighter – si prenda le sue responsabilità: interrompa – adesso! – ogni relazione commerciale, militare e diplomatica con lo stato turco”. Stessa musica per la Mogherini: “Sotto il suo mandato i rapporti dell’Unione Europea con la Turchia sono diventati sempre più imbarazzanti, al punto che si vogliono regalare miliardi di euro al sultano Erdogan: proprio quello che fa massacrare i civili curdi entro i suoi confini, che fa arrestare migliaia di oppositori, che da anni appoggia tutti i gruppi più reazionari che agiscono in Siria – compreso l’Isis”. L’inviato (italiano) Onu per la pace in Siria De Mistura è accusato di aver escluso dal tavolo di pace le milizie curde, continua il combattente, accentando invece la presenza del Fronte Islamico, finanziato dall’Arabia Saudita.
L’ultimo personaggio pubblico a finire nel messaggio è Matteo Salvini,“che in questo spettacolo perdi continue occasioni per stare zitto; che ad ogni nuovo attentato ti cali come un avvoltoio sui cadaveri ancora caldi delle vittime per imbastire la tua propaganda da quattro soldi, per cercare di mettere le persone le une contro le altre, per additare come colpevoli dei poveracci che non c’entrano niente; tu agisci soltanto per il tuo interesse personale, per la tua sete di potere, per la tua sete di carriera”. “Io qui in Siria ti ho cercato, Salvini – prosegue – ma non ti ho trovato”.
Il videomessaggio si chiude con un omaggio a Valeria Solesin, la ragazza italiana morta negli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre. Poi l’uomo corre in formazione, dietro a degli altri soldati. Un grido: “Hasta la victoria siempre” e una raffica di colpi in aria.