Cronaca

Sudanesi rimpatriati, Alfano: “Violazione dei diritti umani? No, intesa tra polizie”. Amnesty: “Accordo non rispetta il diritto”

Il 24 agosto 48 cittadini sudanesi sono stati prelevati a Ventimiglia e trasferiti a Khartoum. E' il primo frutto del memorandum firmato il 4 agosto con il Paese africano che prevede la collaborazione nella gestione delle migrazioni e delle frontiere, con articoli dedicati proprio al rimpatrio dei cittadini “irregolari”. Riccardo Noury, portavoce della ong: "In base a questo principio l'Italia potrebbe stringere un'intesa con il governo di Assad e rimandare indietro i siriani"

Nessuna violazione dei diritti umani. “Il rimpatrio dei sudanesi è avvenuto nel pieno rispetto di un accordo tra la polizia italiana e quella del Sudan. Angelino Alfano spiega così, a margine di un incontro che lo ha visto tra i relatori del Forum Ambrosetti a Cernobbio, l’espulsione di 48 migranti africani avvenuto il 24 agosto. I 48 sono stati prelevati a Ventimiglia e con un volo da Torino sono stati trasferiti a Khartoum, capitale del Sudan. Alcuni di loro hanno denunciato di aver “trascorso una notte in cella” e di essere stati “legati sull’aereo”. E’ il primo frutto del memorandum firmato il 4 agosto con il Paese africano che prevede la collaborazione nella gestione delle migrazioni e delle frontiere, con articoli dedicati proprio al rimpatrio dei cittadini “irregolari”. “La motivazione non regge – spiega a IlFattoQuotidiano.it Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – in base a questo principio l’Italia potrebbe stipulare un accordo con Bashar Al Assad e rimandare indietro i siriani”.

Video di Franz Baraggino

Di fronte a una procedura, quella dei rimpatri collettivi, vietata dalla Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, realtà come Amnesty International e Caritas hanno denunciato la vicenda e le violazioni del diritto internazionale. Sul quale il ministro dell’Interno non risponde, limitandosi a ribadire il rispetto dell’accordo firmato il 3 agosto tra Italia e Sudan. Resta da vedere (l’accordo non è stato ratificato dal nostro Parlamento) se l’accordo siglato con il regime di Omar Hasan Ahmad al-Bashir, già ricercato dalla Corte penale internazionale, rispetti i diritti dell’uomo e offra le garanzie sull’incolumità dei rimpatriati espressamente richiste dal diritto internazionale: l’Italia è già stata condannata per i rimpatri collettivi voluti dall’ex ministro Maroni.

Secondo Noury il Viminale non ha rispettato il diritto internazionale: “Un accordo bilaterale può essere rispettoso delle norme internazionali, come può violarle”, spiega Noury. “In questo caso un’intesa tra le polizie di due stati che prevede un’espulsione di persone senza tener conto di ciò che queste ultime possono incontrare in patria è contrario al diritto internazionale sui rifugiati”. Quindi non c’è possibilità che un accordo tra due Stati possa superare dal punto di vista giuridico una convenzione internazionale? “No, esistono norme europee, norme di diritto internazionale che impongono di non inviare persone verso il Paese d’origine se esiste il pericolo che possano subire violazioni dei diritti umani. Non regge il principio che un accordo è legale perché stipulato tra due soggetti che hanno diritto a farlo: per assurdo, in base a questo principio l’Italia potrebbe stringere un’intesa con il governo dell’Afghanistan, con il governo eritreo o con il governo di Bashar Al Assad e decidere di rimandare indietro 48 siriani. Il diritto internazionale è ovviamente superiore a un accordo di questo tipo”.

Eppure in Italia il 60% dei sudanesi che presenta richiesta d’asilo viene accolto: “Evidentemente con l’accordo siglato il 4 agosto questa percentuale tenderà a scendere. Quello che non scenderà, invece, è il livello di violazione dei diritti umani che avvengono in Sudan. Tra l’altro tra i migranti espulsi c’era almeno un avvocato arrivato dal Darfur, Paese che versa da anni in una situazione spaventosa”. Secondo altre fonti, i darfuriani erano almeno tre: “A me non risulta che le autorità abbiano accertato una per una le posizioni dei 48. Queste persone sono state prelevate a Ventimiglia e, dopo una serie di giri fatti per cercare di nascondere l’accaduto ai giornalisti, sono stati imbarcati su un aereo a Caselle e rimandati in Sudan. Quella di Alfano è una giustificazione debole, un segnale brutto che indebolisce ancora di più la posizione di persone che fuggono dalla guerra e da violazioni dei diritti umani”.

Un segnale che Alfano ha voluto esplicitare: “Sui rimpatri andremo avanti in modo ancora più duro – promette il capo del Viminale – noi gli irregolari dobbiamo rimpatriarli: lo abbiamo fatto in parte, ma bisogna calcare ancora di più la mano. E l’Europa deve aiutarci, perché i rimpatri funzionano meglio se gli accordi li firma Bruxelles”. “Dobbiamo affermare il principio – ha detto ancora Alfano – che più vengono al Nord cercando di attraversare la frontiera e più li rimandiamo al Sud”.