“Whatever it takes, tutto ciò che sarà necessario”. L’impegno del presidente della Bce Mario Draghi a utilizzare la politica monetaria per far ripartire l’economia europea in Italia non sta dando i risultati sperati. L’enorme massa di liquidità a costo zero trasferita al sistema bancario attraverso strumenti come il Quantitative easing fatica a raggiungere l’economia reale, le imprese e le famiglie. Che fine hanno fatto quei soldi? “Sono rimasti in parte alla Bce o investiti in titoli di stato”, risponde Federico Ghizzoni, ex ad Unicredit, a margine degli incontri del Forum Ambrosetti di Cernobbio. “Gli investimenti in titoli di stato non sono cresciuti, c’è stato un effetto di sostituzione dei prestiti alle imprese valide con nuovi prestiti a tassi più favorevoli”, è invece l’opinione dell’ex presidente di Mps Alessandro Profumo. “La politica monetaria non basta”, sentenzia l’ex ad di Intesa San Paolo, Corrado Passera, che rilancia: “Stiamo sprecando tassi bassissimi per colpa di una politica economica che non fa ripartire gli investimenti”. E le banche? D’accordo in questo caso Ghizzoni e Profumo nel lamentare le continue richieste Francoforte di nuovi (e costosi) adeguamenti del capitale minimo delle banche che si traduce in ricapitalizzazioni cicliche e incertezza sulle risorse che saranno necessarie agli istituti per essere a norma. Mentre Passera punta il dito sugli istituti mal gestiti
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