La tradizionale formula di canonizzazione e poi le parole di Bergoglio, a sottolineare questo momento atteso diciassette anni: "Penso che forse avremo un pò di difficoltà nel chiamarla santa Teresa, la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle 'madre Teresa'
Papa Francesco la proclama Santa e i fedeli, migliaia, si lasciano andare ad un applauso immediato e fragoroso. La tradizionale formula di canonizzazione e poi le parole di Bergoglio, a sottolineare questo momento atteso diciassette anni: “Penso che forse avremo un pò di difficoltà nel chiamarla santa Teresa, la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle ‘madre Teresa’”.
Va a braccio Papa Francesco mentre racconta il “modello di santità rappresentato” da Madre Teresa, modello che “consegna” a tutto il mondo del volontariato: “Quante mani sostengono, quante lacrime asciugano; quanto amore è riversato nel servizio nascosto, umile e disinteressato! Questo lodevole servizio dà voce alla fede ed esprime la misericordia del Padre che si fa vicino a quanti sono nel bisogno”. Si tratta di “un impegno serio e al tempo stesso gioioso; richiede radicalità e coraggio“, e “i volontari che servono gli ultimi e i bisognosi per amore di Gesù non si aspettano alcun ringraziamento e nessuna gratifica, ma rinunciano a tutto questo perché hanno scoperto il vero amore”. Il cristiano e il volontario si chinano “su quanti hanno perso la fede o vivono come se Dio non esistesse, sui giovani senza valori e ideali, sulle famiglie in crisi, sugli ammalati e i carcerati, sui profughi e immigrati, sui deboli e indifesi nel corpo e nello spirito, sui minori abbandonati a sé stessi, così come sugli anziani lasciati soli. Dovunque ci sia una mano tesa che chiede aiuto per rimettersi in piedi – ha esortato Bergoglio – lì deve esserci la nostra presenza e la presenza della Chiesa che sostiene e dona speranza”.
E Madre Teresa ha difeso la vita umana “quella non nata e quella abbandonata e scartata”: “Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini della povertà creata da loro stessi”. “La sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali – ha aggiunto – permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri”.
Anjezë Gonxhe Bojaxhiu nata a Skopjie in Albania il 26 agosto 1910 e naturalizzata indiana, è stata “un’instancabile operatrice di misericordia”: “Ci aiuti – ha proseguito Bergoglio – a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione”.