I detenuti avrebbero lamentato disagi relativi al vitto e alla fornitura di sigarette. Per il Sappe però dietro c'è la rivolta c'è anche altro. "È una manifestazione di forza da parte di clan della criminalità organizzata che si sono formati all’interno del carcere" fa sapere il sindacato
Celle devastate e due agenti della polizia Penitenziaria feriti. Parla di “rivolta” nel carcere minorile di Airola (Benevento) il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria in una nota. “I detenuti – fa sapere il Sappe – minacciano gli agenti con i piedi di legno dei tavoli e i manici di scopa”. Una situazione tornata “sotto controllo” come ha spiegato all’Ansa Giuseppe Centomani, dirigente del Centro Giustizia Minorile della Campania.
“La situazione è molto grave – aveva denunciato Donato Capece, segretario generale del Sappe – Ci arrivano da Airola segnali allarmanti di una crescente tensione, con i detenuti che dopo aver sfasciato interamente una Sezione dell’Istituto penale per Minorenni, stanno continuando da ore a minacciare gli agenti in servizio nelle sezioni detentive con i piedi di legno dei tavoli e manici di scope dopo averne feriti tre (a cui va la nostra vicinanza e solidarietà). La situazione è molto critica e sul posto sono presenti anche operatori delle altre forze di polizia. “Mi sembra evidente che c’è necessità di interventi immediati da parte degli organi ministeriali e regionali dell’amministrazione della Giustizia minorile, che assicurino l’ordine e la sicurezza in carcere ad Airola tutelando gli agenti di polizia penitenziaria che vi prestano servizio. Ed è grave che non siano stati raccolti, nel corso del tempo, i segnali lanciati dal Sappe sui costanti e continui focolai di tensione del carcere minorile airolano”.
I detenuti avrebbero lamentato disagi relativi al vitto e alla fornitura di sigarette. Per il Sappe però dietro c’è la rivolta c’è anche altro. “È una manifestazione di forza da parte di clan della criminalità organizzata che si sono formati all’interno del carcere. La rivolta è scoppiata per questo – dice Capece – è una lotta tra bande e uno dei clan ha voluto così dimostrare che è più forte e che riesce a tenere in scacco anche lo Stato”. “Il problema è che l’ordinamento consente la presenza di ultra 21enni – aggiunge – Sono piccoli boss che portano avanti una lotta per la supremazia. L’ennesima dimostrazione che il carcere è una università del crimine”.
“I ragazzi che hanno avviato la protesta sono stati subito bloccati e rinchiusi in una stanza in modo da non poter danneggiare altri spazi – dice Centomani – All’origine ci sono futili motivi ma la ragione vera è che alcuni di questi ragazzi hanno come obiettivo fare una carriera criminale – aggiunge – oggi hanno voluto dimostrare di essere in grado di creare problemi e di poter passare al carcere duro, degli adulti”.