di Diego Carluccio

Da un po’ di tempo a questa parte artisti e personaggi vari del mondo dello spettacolo manifestano insofferenza nei confronti dei social e di come questi ultimi diano a cani e porci la possibilità di esprimere pareri e opinioni. Ineccepibile. Discorso a parte meriterebbe il fatto che troppo stesso gli stessi artisti appartengano alla sopra citata categoria suin-canina.

Il fenomeno dell’hating, come è stato più volte detto, è squallido e tristemente rappresentativo di un paese che preferisce puntare il dito e dire “fai schifo” piuttosto che cimentarsi in qualcosa di produttivo. Nulla di nuovo quindi. Davo però per scontato il fatto che, a malincuore o meno, i personaggi pubblici fossero consapevoli di come gli hater e i conseguenti insulti sotto ogni video, foto o link, facessero parte di quell’enorme carrozzone che, per quanto fastidioso, contribuisce al tempo stesso al successo e alle fortune di un determinato artista o prodotto (cosa che gli hater di professione si ostinano a non voler capire).

Alcuni di questi artisti quindi, si stanno allontanando o comunque stanno mutando il proprio rapporto con i social e il grado di stupore va di pari passo con il tipo di personaggio che gli stessi artisti si sono costruiti negli anni. Mi Spiego. Non rimasi per nulla sorpreso quando, alla vigilia del loro nuovo album, i Radiohead, annunciarono, dall’alto della loro spocchia, l’abbandono di tutte le piattaforme social. Ci sta. I Radiohead erano famosi da prima dell’avvento di internet, hanno dimostrato di essere dei capi prima delle views su youtube e hanno fatto di quell’intellettualismo snob un proprio cavallo di battaglia. Sfanculare like e selfie è in linea con il personaggio.

Discorso a parte meriterebbe l’amatissimo Giustino Biberon (Justin Bieber per i privi di fantasia) e tutti coloro che debbono la propria fama in grandissima parte all’avvento della Rete. Per i meno attenti alle vicende di massimo interesse per la sopravvivenza del pianeta, Bieber a inizio estate aveva annunciato la disattivazione di tutti i propri profili social poiché “stanco dei continui insulti” (salvo poi fare retromarcia pochi giorni fa).

Qui la scelta appare decisamente ingrata visto che appare palese come senza youtube, la rete e le ragazzine urlanti, l’unico “sorry” che Justin Bieber avrebbe potuto dire in un microfono sarebbe stato quello all’interno della frase: “Sorry, this supermarket is gonna be closed soon”.

Passando all’Italia, sono rimasto dispiaciuto nel leggere che Emis Killa abbia deciso di non lasciare più possibilità di commentare le sue foto su Instagram. Non perché non abbia ragione e non perché assistere a una serie di commenti analfabeti e sgrammaticati sia un bello spettacolo. Semplicemente ho sempre pensato che gli hater fossero la vera forza di Emis Killa. Un po’ come i capelli per Sansone e i comunisti per Berlusconi. L’uno non può esistere senza l’altro. Alcune delle sue canzoni più forti hanno giovato di questo rapporto conflittuale con quella parte retrograda della fan base del rap nostrano che proprio non lo voleva vedere. Ripensaci Emiliano. Già la vita di un hater deve fare abbastanza schifo, se gli togli il “piacere” di insultarti c’è davvero il rischio che si mettano a rappare. Vuoi averlo sulla coscienza?

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