Nella sua nota mensile l'Istituto di statistica ricorda che l'economia italiana "è stata condizionata dal lato della domanda dal contributo negativo della componente interna e dal lato dell’offerta dalla caduta produttiva del settore industriale"
Nonostante l’ottimismo di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan, le previsioni dell’Istat sull’andamento della nostra economia sono poco rassicuranti. “L’economia italiana ha interrotto la fase di crescita, condizionata dal lato della domanda dal contributo negativo della componente interna e dal lato dell’offerta dalla caduta produttiva del settore industriale”, si legge nella nota mensile dell’Istituto di statistica che sottolinea: “L’indicatore anticipatore dell’economia rimane negativo a luglio, suggerendo per i prossimi mesi un proseguimento della fase di debolezza dell’economia italiana”.
L’indice composito del clima di fiducia delle imprese “è sceso sotto quota 100 per la prima volta dal febbraio 2015”, evidenzia l’Istat. Di positivo c’è che “gli indici di diffusione della crescita congiunturale dei settori della manifattura e dei servizi segnalano ancora una percentuale superiore al 50% di settori in espansione”, ma “la quota risulta in diminuzione rispetto ai trimestri precedenti”.
A riguardo si ricorda la crescita zero registrata dal Pil italiano tra aprile e giugno, con un +0,8% tendenziale (dato quest’ultimo che, seppure positivo, risulta in frenata rispetto all’1% del primo trimestre). Analizzando la fiducia dei consumatori, l’Istat evidenzia che “da gennaio l’indicatore ha perso circa 9 punti”. Un peggioramento su cui pesa anche la componente lavoro. Inoltre, aggiunge l’Istat, “lo scenario per i prossimi mesi non lascia ipotizzare recuperi significativi della dinamica dei prezzi”. Allargando lo sguardo oltre i confini italiani, l’Istat fa notare come a livello internazionale prosegua “la fase espansiva dell’economia statunitense mentre i paesi dell’area euro mostrano segnali di rallentamento nel secondo trimestre”.