“Ci sono voluti altri tre album per cercare di esserlo e infine, ci siamo riusciti”, ma ascoltando l’album – il primo registrato dopo l’addio della cantante Jade Castrinos, per (presunti) problemi di tossicodipendenza – si ha la sensazione che qualcosa manchi.
È vero, c’è stato un consolidamento nelle orchestrazioni favorito dal fatto che sia stato scritto coralmente da tutti e 10 i musicisti che formano la band, ma a spiccare è proprio l’assenza della voce e dei controcanti di Jade. E la sensazione è che manchi anche a loro, a Ebert in primis. Nel brano Perfect Time, in cui si parla di un rapporto complicato con una donna, è proprio a lei che si riferisce: “Un giorno con l’arcobaleno / Avremo il momento perfetto”. Dai toni solenni e riflessivi i testi e musicalmente cupo rispetto ai precedenti, con qualche raggio di luce come Wake up the Sun e Hot Coals, il brano più bello del disco, il messaggio è però di pace e speranza, con l’amore al centro di tutto come da loro tradizione.
Alex, mi piacerebbe iniziare con un breve bilancio della tua carriera artistica.
Bene, mi occuperò soltanto degli Edward Sharpe & Magnetic Zeros altrimenti mi dilungherei. Quando scrissi il primo album Felt like a ball ho fatto il passo più lungo della gamba e c’è voluto molto impegno per stargli dietro. Volevo essere come non ero e un modo di vivere che però non mi rispecchiava affatto. Ma ho dato una spinta maggiore per portare avanti il sogno, e alla fine ce l’abbiamo fatta: diventare una band. Ci sono voluti altri tre album per cercare di esserlo per davvero e infine, ci siamo riusciti con quest’ultimo album. E ci avviciniamo alla perfezione, a mio parere. Specialmente dal vivo.
Quanto vi ha aiutato la presenza di Jade Castrinos?
Ci aiutato notevolmente, ma a un certo punto era per noi come una stampella. Ora che non fa più parte del gruppo devo mettercela davvero tutta in quel che faccio.
Assieme ai Mumford & Sons e agli Old Crow Medicine Show siete stati protagonisti del docufilm The Big Easy Express. Che ricordo hai di quei giorni trascorsi tutti insieme?
E’ stato un periodo bellissimo che mi è piaciuto molto, inoltre quando finì molti di noi piansero. Abbiamo passato solo otto giorni insieme, ma sono bastati per sentirci molto vicini. Quel che rimane è un bellissimo ricordo.
La musica degli Edward Sharpe & Magnetic Zeros sembra provenire dal passato e il fatto che appariate come una hippie band sembra confermarlo: vi sentite dei “gitani 2.0”?
Il paradosso è che vorrei che lo sentissi ancora di più. E mi piacerebbe tornare al vero approccio do it yourself (al fai da te).
In Italia in uno spot commerciale in tv si poteva ascoltare il vostro brano Home. Inoltre il presidente degli Usa Barack Obama ha inserito questa canzone nella sua playlist dell’estate su Spotify. Come è cambiata la vostra vita, se è cambiata, in seguito a questa hit?
Non è cambiata molto e in più, sai che ti dico? Mi piace quella canzone e sono contento che abbia raggiunto milioni di persone. E’ una gran soddisfazione vedere la gioia sui volti delle persone mentre la eseguiamo dal vivo, o che l’abbiano fatta loro, o introdotto Home nella loro vita privata. E che lo abbia fatto anche Obama. E’ un onore.
Puoi parlarmi del vostro ultimo album PersonA?
Siamo diventati una band, come ho già detto, e abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare per capire a che livello di bravura siamo arrivati. Abbiamo voluto sfidare noi stessi scrivendo musica anche al di fuori della nostra portata, specialmente ritmicamente, con canzoni che sono allegre provocazioni.
Come sta andando il tour?
E’ impressionante. Penso che quello che stiamo facendo siano i nostri migliori show di sempre. Stiamo andando alla grande, dando davvero tutto e con tutto il cuore che abbiamo.