Alberto Flores d’Arcais era accusato dalla Procura di Busto Arsizio di atti sessuali su minori. Lo scorso 3 settembre si è gettato dalla finestra della sua abitazione. Subito dopo i pm hanno convocato una conferenza stampa diffondendo notizie sulle indagini. "Avrebbero dovuto rimanere segrete, hanno gettato altro fango sulla sua reputazione"
Dalla metà di luglio era agli arresti domiciliari. Sulle spalle, un’accusa grave: atti sessuali con minorenni. Sabato scorso ha lasciato dieci buste chiuse destinate ad amici e colleghi e un biglietto alla famiglia: “Perdonatemi, vi amo”. Poi ha deciso di farla finita. Alberto Flores d’Arcais, 61 anni, primario del reparto di Pediatria dell’ospedale di Legnano e figura molto nota e stimata, si è gettato dalla finestra della sua abitazione al sesto piano di via Belgirate (leggi), a Milano. A poche ore dal suicidio, la Procura di Busto Arstizio ha convocato una conferenza stampa nella quale ha diffuso alcuni particolari dell’indagine. Ad esempio che nei pc del medico sarebbe stato trovato materiale pedopornografico: circa 5mila files di immagini e tracce di collegamenti a siti web.
Una mossa, quella della Procura, che ha suscitato l’indignazione della famiglia di Flores D’Arcais: “Siamo sconcertati per il comportamento della procura di Busto Arstizio che quando ancora nessuno della famiglia era stato informato, ha sentito il bisogno di indire una conferenza stampa divulgando notizie che avrebbero dovuto essere segrete, impedendo di fatto qualsiasi forma di difesa, e gettando altro fango sulla reputazione di Alberto, quando ancora era disteso sull’asfalto privo di vita”, si legge in una nota della famiglia riportata da Repubblica.
“Vogliamo sottolineare – continuano la moglie, le sorelle e le figlie del primario – per togliere il fango versato sulla sua figura, che Alberto era un uomo onesto e integerrimo. Adorava il suo lavoro a cui ha dedicato tutta la vita e ogni sua energia. Era un uomo intelligente e competente, amato da colleghi e pazienti dai quali ancora in questo momento riceviamo attestati di stima e incredulità per quanto successo”. Le notizie diffuse, ribadiscono i parenti, “avrebbero dovuto essere tenute segrete, visto che erano state comunicate solo in via generica all’avvocato, che non aveva ancora potuto prenderne visione, impedendo di fatto qualsiasi forma di difesa”. Ora la famiglia chiede che “venga il tempo del rispetto e della pietas e, in ultimo tempo, del rimorso per chi ha messo la firma sulla sua morte“.
Alberto Flores d’Arcais era accusato di diciotto presunti atti sessuali su bambine di tredici anni compiuti durante le visite mediche a partire dal 2008. Le indagini, sostenute da attività tecniche, erano iniziate a fine 2015. Il primario si era sempre professato innocente.