Un salvagente per i quasi 40mila lavoratori delle aree di crisi industriale complessa che rischiavano di restare senza alcuna copertura tra Cassa integrazione straordinaria (Cigs) in scadenza ed esaurimento di mobilità e Naspi (la nuova indennità di disoccupazione). Si tratta dei lavoratori di 9 aree del Paese, caratterizzate dalla presenza di siti produttivi che hanno avviato complicate riorganizzazioni e riconversioni. Dopo mesi di appelli, lettere e incontri, oggi, al termine di un tavolo tecnico tra governi e sindacati, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha annunciato il pacchetto di misure che va incontro alle richieste contenute nel documento sottoscritto da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil e presentato nei giorni scorsi. Il governo ha raccolto l’appello con un intervento definito dagli stessi sindacati “una soluzione tampone” per le aree in questo momento in grave crisi e non certo “la cura della malattia”. Ma si punta a salvaguardare l’occupazione nelle zone del Paese dove si rischia di stravolgere il tessuto sociale, in attesa del completamento dei piani industriali di rilancio. Tra gli interventi annunciati per le cosiddette aree di crisi industriale complessa la cassa integrazione straordinaria prolungata di 12 mesi e un nuovo sussidio da 500 euro al mese per un anno a chi è rimasto senza ammortizzatori. Le misure verranno inserite nel decreto legislativo 148 correttivo del Jobs Act. “Il decreto arriverà in Consiglio dei ministri entro il 15-16 settembre” ha annunciato Poletti.

GLI INTERVENTI ANNUNCIATI DAL MINISTRO Il piano del governo sulle aree di crisi industriale dovrebbe coinvolgere tra i 35mila e i 40mila lavoratori. Nel decreto correttivo del Jobs act, il governo stanzierà 370 milioni per la proroga di 12 mesi degli ammortizzatori sociali in scadenza in quelle aree, a valere dal 2016. Con un finanziamento di 135 milioni di euro si prevede di attenuare lo scalino previsto per l’accesso all’indennità di disoccupazione, portando da 3 a 4 mesi l’erogazione della Naspi per i lavoratori stagionali ricorrenti (quelli che hanno lavorato 3 anni negli ultimi 4, nel settore del turismo e termale). Altre misure sono previste per sostenere l’occupazione nelle aree di crisi complesse. Un’operazione da 235 milioni di euro per il 2016. “Saranno stanziati 150 milioni per chi è rimasto senza lavoro e senza sussidio” – ha spiegato lo stesso ministro. Per i lavoratori che hanno esaurito nel 2016 sia la Naspi che la mobilità, è previsto un assegno di 500 euro al mese per 12 mesi condizionato alla disponibilità di intraprendere percorsi formativi o di riqualificazione professionale indicati dalle Regioni. Con altri 85 milioni sarà finanziata la proroga di un anno della Cigs di quei lavoratori che la esauriranno entro il 31 dicembre 2016”. Poletti ha annunciato che il decreto arriverà in Consiglio dei ministri entro metà settembre.

LE REAZIONI – Per il ministro il documento di Confindustria e sindacati “è una buona base di lavoro”, ma che necessita di un “approfondimento e un confronto da convocare con le parti sociali”. E che ci sia bisogno di altri confronti lo sanno bene anche i sindacati. Gli interventi previsti dal ministro non convincono tutti, anche se rappresentano una boccata di ossigeno per i lavoratori nelle aree di crisi. “Siamo insoddisfatti perché serviva una modifica più profonda sia sugli ammortizzatori sociali che sulla Naspi” ha commentato il segretario confederale Cgil Serena Sorrentino. Secondo il segretario della Uil Guglielmo Loy c’è bisogno invece di un intervento più complesso rispetto al piano del governo. “È solo un’aspirina per abbassare la febbre nei territori, che è ancora alta, ma il piano del governo non può curare la malattia” ha commentato al termine dell’incontro con il ministro del Lavoro. Pur apprezzando “che il governo abbia avviato una riflessione sul Jobs act e che prenda atto della necessità di modificare la riforma degli ammortizzatori sociali” Loy sottolinea la necessità di una provvedimento “che salvaguardi anche i lavoratori al di fuori delle aree di crisi”. Per il segretario confederale Cisl, Gigi Petteni invece “si tratta di una risposta positiva”, dato che ci sono “500 euro in più per chi ha perso tutto e ora avrà risorse almeno fino alla fine del 2016”. Positivo anche Gianfranco Simoncini, coordinatore della materia lavoro per la Conferenza delle regioni: “L’incontro ha avuto un esito positivo – ha detto a ilfattoquotidiano.it – perché è stato illustrato l’orientamento del governo ad adottare un regime di tutela per i lavoratori delle aree in crisi”. Resta un problema: “Abbiamo sollecitato il ministro a intervenire anche per i lavoratori che hanno finito la mobilità a fine 2015 e che non rientrano in questo regime speciale”.

IL NODO DELLA NASPI – La questione della Naspi, poi, è tutt’altro che chiusa. Il nuovo sussidio di disoccupazione che sostituirà tutte le vecchie indennità, cancellerà anche quella di mobilità (che dal 2017 non verrà più erogata). Ma esistono delle differenze tra le due prestazioni. Intanto per richiedere la Naspi, bisogna avere 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione e almeno 30 giorni di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi prima dello stesso periodo. L’assegno viene erogato per una durata pari alla metà delle settimane di contribuzione, massimo per 24 mesi. Quindi il lavoratore stagionale che lavora sei mesi, può ricevere solo tre mesi di indennità. Il problema sorge poi nelle aree di crisi industriali e nel Mezzogiorno, dato che si poteva contare sulla vecchia mobilità fino a 48 mesi.

LE AREE INTERESSATE – Ma quali sono le aree interessate? L’emergenza per la scadenza degli ammortizzatori riguarda 9 aree del Paese che necessitano di una particolare salvaguardia dei livelli occupazionali. In Friuli c’è la zona industriale di Trieste, divisa tra problematiche legate alla produzione siderurgica e alla crisi del Gruppo Lucchini (3mila lavoratori, quasi 500 all’ex Italsider) e riqualificazione delle attività industriali. In Toscana ci sono l’area siderurgica di Piombino e quella di Livorno. Solo nella regione, ad essere in scadenza erano le Naspi di circa 9mila e 500 lavoratori. Nel Lazio c’è l’area che circonda Rieti (che comprende oltre 40 Comuni), in Puglia l’area industriale di Taranto e in Sicilia quelle di Gela e Termini Imerese, la cui crisi è dovuta alla chiusura degli stabilimenti del Gruppo Fiat. Nelle Marche e in Umbria sono previsti interventi di reindustrializzazione dopo la crisi del Gruppo Merloni. Un’altra area si trova in Molise, tra i comuni di Boiano, Campochiaro e Venafro. Infine c’è l’area di Val Vibrata-Valle del Tronto Piceno, che interessa Marche, Abruzzo e Umbria. Alcune regioni hanno cercato di fare da sé: in Toscana tra il 2015 e il 2016 la Regione ha attivato interventi per 4 milioni di euro per lavori di pubblica utilità. Ma non basta e, come dicono sindacati ed enti territoriali “serve l’intervento dello Stato”. Anche dopo il 2016.

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