Masturbarsi in pubblico non è più un reato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, che era stata chiamata a pronunciarsi sul caso di Pietro L., condannato dalla Corte d’Appello di Catania il 14 maggio 2015 a tre mesi di reclusione. L’uomo era stato rinviato a giudizio perché, “dopo aver estratto il proprio membro”, era stato visto praticare “l’autoerotismo” davanti alle studentesse che frequentavano la cittadella universitaria nei pressi della quale lui si posizionava.
I giudici della Suprema corte hanno eliminato gli effetti penali della condanna per atti osceni in luogo pubblico: all’uomo verrà inflitta pertanto una contravvenzione che potrà variare tra i 5mila e i 30mila euro. A determinare l’ammontare esatto dell’ammenda sarà il Prefetto di Catania.
La decisione della Cassazione ha tenuto conto della depenalizzazione del reato attuato dalla decreto legislativo n.8 del 2015, nei confronti di chi si apposta nei luoghi frequentati da ragazze per masturbarsi davanti ai loro occhi. Preso atto di questa riforma, i giudici hanno dunque stabilito di annullare senza rinvio la condanna inflitta all’uomo in secondo grado “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato” .