L'Adnkronos pubblica una lettera dell'allora assessore al bilancio - poi dimessosi - che chiedeva di ritirare la propria firma da alcune assunzioni, a partire da quella di Salvatore Romeo. Quest'ultimo chiamato in causa da un altra ex, la capa di gabinetto del sindaco 5 stelle Carla Raineri, a proposito del pasticcio che ha portato al suo addio: "La verità è che ero scomoda"
Mentre Virginia Raggi è alle prese con il caso dell’assessora indagata Paola Muraro, si riaccende la polemica sulle nomine degli alti burocrati della nuova giunta e sulla successiva sequela di dimissioni. L’Adnkonos rivela il contenuto di una lettera dell’allora assessore al Bilancio Marcello Minenna – uno dei dimissionari eccellenti dei giorni scorsi – indirizzata al sindaco Raggi. Nella lettera Minenna chiedeva di revocare il suo voto a tutte le assunzioni fatte ai sensi dell’articolo 90 Tuel (il testo unico sugli enti locali), “e ciò in quanto in esse difetta qualsivoglia motivazione circa la necessità di assumere personale esterno che costituisce pur sempre un onere ulteriore a carico del Bilancio di Roma Capitale”. Minenna getta ombre in particolare su Salvatore Romeo, già dipendente comunale, finito al centro delle polemiche per il suo stipendio passato da 40mila euro lordi l’anno a 120mila. Minenna definisce la delibera sul capo segreteria della sindaca un atto “intrinsecamente illegittimo, posto che trattasi di dipendente già assunto con contratto pubblicistico a tempo indeterminato dall’amministrazione capitolina, status che non è stato reso noto nella motivazione della delibera”.
Di Romeo parla anche Carla Raineri, un’altra dimessa eccellente dei giorni scorsi dalla carica di capo di gabinetto del sindaco. “La verità è che ero scomoda”, ha spiegato a Repubblica, “avvertita come un corpo estraneo e un nemico da abbattere”. Da chi? Raineri indica innanzitutto Romeo. Fu lui, afferma, a stabilire l’entità del suo emolumento da 193mila euro, poi contestato dall’Autorità nazionale anticorruzione, con l’indicazione di un diverso inquadramento e conseguente ribasso dello stipendio, il nodo che ha portato ufficialmente alla rinuncia da parte di Raineri, giudice di corte d’appello prestata all’amministrazione capitolina. Poi il vice capo di gabinetto Raffaele Marra: un “dirigente molto legato” al capo della segreteria, afferma ancora Raineri, che ha vistato la delibera di nomina dello stesso Romeo durante le ferie della dirigente delle risorse umane del Comune, Laura Benente (chiamata dal precedente sindaco Ignazio Marino, ndr), poi “rispedita a Torino”.
In un’altra intervista al Corriere della sera, Carla Raineri aggiunge: “La sindaca faceva gestire tutto al duo Romeo-Marra. Il primo ricopriva di fatto il mio ruolo e si occupava delle partecipate facendo l’assessore-ombra di Minenna. L’altro, che pure era il mio vice, riferiva direttamente a Raggi”.