Televisione

Singing in the car, Lodovica Comello raccoglie (bene) l’eredità del karaoke di Fiorello. Ma con Facchinetti diventa “too much”

Un format semplice ma efficace, senza troppe pretese ma scritto bene. Funziona perché in macchina cantiamo tutti e perché l’ex starlette italiana della disneyana Violetta ha una consapevolezza invidiabile dei propri mezzi. Ospite vip della prima puntata è stato l'ex Dj Francesco, che purtroppo si è messo a cantare, ricordandoci perché abbia smesso con la musica e si sia dedicato con maggior successo alla tv

di Domenico Naso

Dice il saggio (che in questo caso è Antonello Venditti): “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. L’amore in questione è quello tra il pubblico televisivo e il karaoke, che dai tempi di Fiorello in poi ogni tanto ha rifatto capolino, sotto forme diverse, nei palinsesti tv.

Una riproposizione tale e quale non è più pensabile (e infatti l’esperimento di Italia1 con Angelo Pintus è fallito miseramente), ma ultimamente va forte il karaoke in macchina, grazie soprattutto a quel geniaccio di James Corden, che nel suo Late Late Show ha fatto cantare in automobile (Carpool Karaoke, appunto) davvero chiunque: da Adele a Sia, da Britney agli One Direction, fino ad arrivare nientemeno che a Michelle Obama.

Non potevano mancare, dunque, le declinazioni in salsa italica del fortunato quanto semplice format. Lunedì sera, per esempio, è iniziato su Tv8 Singing in the car (ore 20.30, prodotto da Magnolia per la rete sul digitale terrestre di Sky), un music game show condotto da Lodovica Comello che mischia il carpool karaoke e il gioco, concorrenti “normali” e ospiti famosi.

È un format semplice ma efficace, senza troppe pretese ma scritto bene. Funziona perché in macchina cantiamo tutti, perché i giochi musicali in tv sono sempre andati bene. E funziona anche perché Lodovica Comello, come ha già dimostrato alla conduzione di Italia’s got talent, è brava. Brillante e sicura di sé, l’ex starlette italiana della disneyana Violetta ha una consapevolezza invidiabile dei propri mezzi, è spontanea e divertente. Non è immediatamente simpatica, magari, e ogni tanto tende ad esagerare (vien voglia di urlarle “anche meno!”), ma è brava, e su questo non ci sono dubbi.

Alle prese con un format semplice ed essenziale, il suo modo di condurre diventa fondamentale, perché dà alla trasmissione il ritmo e soprattutto un certo linguaggio contemporaneo (senza mai diventare scadente). I concorrenti sono stati selezionati con perizia, provando a pescare in tutti i target. Il punto di contatto con il Carpool Karaoke di Corden è l’ospite vip presente in ogni puntata, e anche in questo caso c’è una varietà tale di nomi da accontentare tutti. Ovviamente la Comello pesca a piene mani tra i nomi di casa Sky: da Frank Matano ad Andrea Delogu, da Alvaro Soler a Guido Meda, passando per l’immancabile Joe Bastianich. E poi Chiara Galiazzo, Ivana Spagna, Emis Killa, Jake La Furia, Valerio Scanu, Pupo, Giosada, Paola Iezzi, Guillermo Mariotto e Debora Villa.

Per la prima puntata è stato scelto Francesco Facchinetti, che purtroppo si è messo a cantare, ricordando ai pochi che lo avevano dimenticato il perché abbia smesso con la musica e si sia dedicato con maggior successo alla tv. Comello e Facchinetti insieme forse erano un po’ “too much”, visto che entrambi tendono ad esondare. E l’ospitata dell’ex Dj Francesco forse sarebbe stata efficace più in là, e non la prima puntata (ce ne saranno 20 in totale).

Ma il bilancio dell’esordio televisivo di Singing in the car è più che positivo, perché la semplicità di scrittura del format e la presenza fresca di Lodovica Comello lo rendono godibile, leggero al punto giusto, rilassante e divertente. Forse è perché, nell’epoca dei format sempre più astrusi, un po’ di semplicità era proprio quello di cui avevamo bisogno. E poi c’è sempre il potere sempiterno del karaoke, che riuscirà sempre a resistere al passare inesorabile del tempo e a preservare quasi intatto il suo appeal nel pubblico televisivo.

Singing in the car, Lodovica Comello raccoglie (bene) l’eredità del karaoke di Fiorello. Ma con Facchinetti diventa “too much”
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