La particella è stata isolata da una squadra di fisici sudafricani, che hanno condotto le loro ricerche al Cern di Ginevra. L'evento, spiegano i tecnici, potrebbe aiutare a superare il Modello Standard, e segnare una svolta nello studio dell'universo e delle sue componenti meno note.
Non solo quello di Higgs e non solo il bosone X. Una nuova particella è stata ipotizzata da un équipe di fisici sudafricani dell’High Energy Physics Group (HEP) di Johannesburg. È stato ribattezzato “bosone Madala”, ed avrebbe un particolarità specifica diverso dal suo più celebre (per ora) predecessore, la cui scoperta era stata premiata col Premio Nobel nel 2013. Se quello di Higgs ha la caratteristica di conferire massa a tutto ciò che ci circonda, infatti, Madala riuscirebbe invece a interagire con la sfuggente materia oscura, che permea circa un quarto dell’intero universo.
La conferma dello straordinario risultato della ricerca, come spiega il sito dell’Asi (l’Agenzia spaziale italiana), arriva dopo settimane di annunci e smentite. Ma ora tutto sembra più certo: i fisici sudafricani affermano di avere trovato riscontri alle loro iniziali ipotesi di ricerca dopo avere analizzato i dati prodotti dalle collisioni tra particelle, spinte a velocità prossime a quelle della luce, nel superacceleratore LHC del CERN di Ginevra. Ancora una volta, dunque, assoluta protagonista è la “pista” di 27 chilometri a 100 metri profondità lungo il confine tra Francia e Svizzera.
Lo stesso Cern, però, ci tiene a precisare che nei propri laboratori non sono ancora state raccolte delle evidenze scientifiche sufficienti a supportare l’ipotesi dell’esistenza del bosone Madala.
Sorry guys, but there is no evidence so far in the #LHC data to support the existence of a hypothetical #Madala #boson
— CERNpress (@CERNpress) 7 settembre 2016
“L’ipotesi del bosone Madala – ha spiegato nelle scorse ore Bruce Mellado, team leader del gruppo sudafricano – è stata formulata dal nostro gruppo, in collaborazione con scienziati di India e Svezia, sulla base di una serie di caratteristiche e peculiarità dei dati comunicati dagli esperimenti di LHC”.
La caccia alla materia oscura, in ogni caso, continua. In questo momento, spiega l’Asi, è come se gli scienziati si trovassero in una stanza buia con una torcia accesa che ne illumina solo un angolo. Il resto della stanza è lì, intorno a loro, ma non riescono ancora a vedere com’è fatto. “La fisica oggi – conclude Mellado – si trova a un bivio, come ai tempi di Einstein e dei padri della meccanica quantistica, quando la fisica classica aveva fallito nel tentativo di spiegare tutta una serie di fenomeni, e si rese necessario rivoluzionarla con nuovi concetti, come la relatività e la meccanica quantistica”. Una cosa analoga, secondo lo scienziato, potrebbe accadere oggi al Modello Standard, l’edificio su cui poggia la nostra odierna comprensione del mondo fisico. Ma dalla quale, però, restano ancora esclusi diversi fenomeni, a partire proprio dalla materia oscura.
Poco meno di un mese fa invece un altro annuncio aveva movimentato il mondo dei fisici. L’ipotesi dell’esistenza di una quinta forza, oltre alle quattro forze fondamentali già note che strutturano l’Universo, che sarebbe “mediata” da una nuova particella mediatrice, mai riscontrata prima, e ribattezzata per questo “bosone X“. Anche quest’ultimo come Madala – ricercatori dell’University of California – Irvine, potrebbe inoltre servire a conoscere l’origine della “materia oscura“.