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Ilva, a Taranto la vita dei cittadini è ancora in pericolo

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Dall’epidemiologia arriva una conferma aggiornata della situazione molto critica a Taranto. E’ tutto in inglese. Sono studi presentati a Roma nell’ambito del congresso internazionale di epidemiologia Isee 2016. Abbiamo individuato, parzialmente tradotto e pubblicato su PeaceLink i dati aggiornati su Taranto negli aspetti salienti. Emergono adesso elementi molto gravi su Taranto che tendono a confermare quelli presentati dagli esperti al Gip Todisco nel marzo 2012

E’ brutto scrivere: lo avevamo previsto, lo avevamo detto. Ma riavvolgiamo questo film dell’orrore e facciamo un rewind. Torniamo a quel 2012, l’anno in cui sembrava che la magistratura avesse il potere di fermare l’area a caldo dell’Ilva per tutelare la salute della popolazione. Furono sequestrati gli impianti “senza facoltà d’uso”. Poi arrivò la “facoltà d’uso” con la legge salva-Ilva (dicembre 2012) e il pronunciamento della Corte Costituzionale nel 2013: l’Ilva poteva produrre a condizione che applicasse l’Aia.

Da allora il governo disse che con la produzione ridotta l’Ilva non inquinava più come prima. Un parlamentare disse: “L’Ilva non inquina più“. Oggi abbiamo finalmente i dati aggiornati che indicano che a Taranto continua ad esserci un eccesso di mortalità dovuto anche agli effetti a breve termine delle emissioni industriali. Tanto capirci, ad esempio: infarti istantanei, che avvengono in giornata (o nei giorni immediatamente successivi).

Non so quanti abbiano capito l’aggiornamento di questi dati e l’importanza che esso riveste ai fini non solo scientifici. Chi ha responsabilità politiche, chi è decisore politico ha ora dati su cui far riflettere la ragione e la coscienza. Un giorno ho scritto questo sms a un parlamentare molto importante del Pd: “Ilva. Ma se fossero morte delle persone per i 10 decreti e le conversioni in legge, cosa penseresti?” Risposta: “Sarebbe terribile“.

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