Saranno oltre 4000 atleti, 101 arrivano dall’Italia. E quando sfileranno al Maracanà per la cerimonia di apertura, lo stadio sarà pieno in ogni ordine di posto. Li chiamano disabili, ma le loro abilità sono indiscutibili. Campioni veri, fisicamente segnati dalla vita, ma che voglia di vivere ne hanno da vendere. Protagonisti dal 7 al 18 settembre a Rio, nelle prime Paralimpiadi sudamericane. Si sfideranno in 23 sport alla caccia di 528 titoli. Tutto come durante i Giochi di agosto, compreso il numero degli impianti che in un primo momento si pensava potesse essere ridotto per ragioni economiche. Invece no, le Paralimpiadi saranno un’altra Olimpiade. Dove l’Italia conta di fare bella figura, come accaduto lo scorso mese. La nostra ‘carica dei 101’punta forte su tre volti noti al grande pubblico: Alex Zanardi, Martina Caironi e Beatrice Vio. Ma non solo. Ci sono anche altri straordinari atleti e pazzesche storie di vita.

Zanardi perse le gambe nel 2001 durante una gara di Champ Car. Da allora sembra non avere abbastanza tempo per seguire tutte le passioni della sua vita. A Martina Caironi, oro a Londra nei 100 metri, dovettero amputare la gamba sinistra dopo un incidente in motorino nel 2007. Sul tartan di Rio cercherà il bis dopo aver sfilato al Maracanà con la bandiera italiana davanti a tutti gli altri nostri atleti. Beatrice Vio, 19 anni, è un fenomeno della scherma. Tirava già prima della meningite fulminante che la colpì a 11 anni, causando la necrosi di avambracci e gambe. Due ori europei nel 2014, uno ai mondiali dello scorso anno, in Brasile cerca il primo trionfo olimpico.

Sarà la seconda avventura a cinque cerchi invece per Michele Ferrarin, triatleta veronese colpito dall’atrofia muscolare spinale progressiva. Era un nuotatore di livello tra gli Anni ’80 e ’90, poi il suo corpo ha iniziato a cambiare. Non si è fermato. A Londra ha nuotato i 100 rana e 100 farfalla, a Rio parteciperà alla gara di triathlon, disciplina presente per la prima volta alle Paralimpiadi, dopo aver vinto il Mondiale tre anni fa e nel 2015 a Chicago. Con lui ci saranno Giovanni Achenza, la cui vita è cambiata a 32 anni per un incidente sul lavoro che gli ha provocato una lesione midollare, e Giovanni Sasso, falciato da un’automobile da adolescente mentre era a bordo della sua Vespa.

Ferrarin punta all’oro, come Federico Morlacchi che vuole rimpolpare le tre medaglie bronzo acciuffate a Londra. Allora aveva 19 anni, oggi è quasi ventitreenne e ha in tasca anche dieci trionfi europei, un record del mondo e due titoli mondiali. Un fenomeno che dalla nascita convive con una ipoplasia congenita del femore sinistro. Ha una gamba più corta di circa 30 centimetri, ma questo non gli impedisce di essere più veloce di molti normodotati se c’è da sfidarsi a rana, stile libero o farfalla. Federico, originario di Luino, è uno degli atleti più attesi in campo internazionale e dalle sue prestazioni dipenderà in parte la conferma o il miglioramento delle 28 medaglie conquistate dall’Italia nell’ultima edizione.

Proverà a contribuire anche Assunta Legnante, 38 anni, lanciatrice del peso che detiene il record nazionale tra i normodotati e fu capitana della spedizione azzurra ai Mondiali di Osaka nel 2007. Dopo un oro e un argento indoor nella sua prima carriera, la vista di Assunta è andata via via abbassandosi. Non la sua capacità di lanciare. È arrivata fino a 17,32 metri, record mondiale e misura straordinaria se si pensa che quattro anni fa il primato della sua categoria era di 11,84. A Londra fu oro. A Rio è pronta a un altro straordinario lancio, oltre ogni difficoltà.

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