LA QUESTIONE MERIDIONALE – Numeri eclatanti: al di là delle dichiarazioni del ministro Giannini che festeggia il “risultato storico delle 120mila assunzioni in due anni”, si può parlare a tutti gli effetti di una “questione meridionale” per la scuola italiana. Che affonda le radici in problemi vecchi e nuovi: i tecnici degli uffici scolastici regionali spiegano come, dopo il piano straordinario di assunzioni dello scorso anno e la fase di mobilità straordinaria che quest’estate ha coinvolto oltre 200mila docenti, praticamente ogni cattedra o spezzone disponibile al Sud sia stato occupato. Un effetto collaterale della riforma che forse neanche al Ministero avevano valutato appieno. Ma a monte c’è il problema più grande del divario all’interno del Paese: “La scuola italiana da anni va a due velocità”, spiega Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil. “E queste sono le conseguenze: al Sud ci sono meno alunni, il tempo pieno che al Nord raggiunge l’80% delle scuole si ferma sotto il 20%, si fa fatica a raggiungere le 40 ore di lavoro”. La richiesta, ormai quasi nella sua totalità, è a Settentrione, ma l’offerta di docenti viene in maggioranza dal Meridione: “Le prospettive sono sempre più limitate, chi vuole fare l’insegnante deve mettere in conto di dover preparare la valigia e partire. O il governo mette in campo un piano serio per il Sud – con la costruzione del tempo pieno, la lotta alla dispersione scolastica e la diminuzione delle ‘classi pollaio‘ -, o in futuro il trend sarà sempre peggiore”.
Scuola
Esodo insegnanti, appena il 10% di cattedre al Sud: a Nord più alunni e richiesta. Cgil: “Trasferimenti inevitabili” - 3/4
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