Il nostro incomparabile numero uno governativo non manca occasione di lamentare la farraginosa lentezza del nostro sistema politico-legislativo che gli procura tanti affanni nella sua premura di governare l’Italia. Si sa che lui attribuisce alla mancanza di potere e di continuità dei governi italiani la causa principale delle crisi che affliggono il nostro sistema istituzionale, vediamo allora se questo è vero mettendo a confronto il potere di cui lui attualmente gode con quello del dittatore Mussolini che, più o meno per le stesse ragioni, ha governato il ben noto ventennio fascista.

Mussolini era il capo indiscusso del governo dopo avere, in accordo col re, abolito i poteri del parlamento (cioè il potere legislativo, che lui aveva incorporato nel governo), ma aveva sopra di sé il Capo dello Stato (il re), che ha sempre mantenuto il potere di affidare l’incarico di governare a un altro qualora al governo in carica fosse venuta a mancare la fiducia (come infatti fece il 25/7/1943 quando Mussolini venne sfiduciato dal suo Gran Consiglio).

Renzi, avendo ereditato il potere in un regime di democrazia formalmente perfetta, ha ricevuto l’incarico di governare da un Capo dello Stato che lui stesso ha fatto nominare (per una serie di circostanze istituzionali), tramite un Parlamento da lui numericamente controllato grazie alle elezioni generali di due anni prima quando, in realtà, nessun elettore poteva essere a conoscenza del suo programma di riforme.

Già ora quindi Renzi ha, sotto il profilo istituzionale, una somma di poteri persino superiore a quelli che aveva Mussolini, ma sul piano delle riforme quelle che Mussolini ha avviato con la presa del potere erano già note a tutti da tempo, mentre quelle di Renzi ancora oggi sono note nella sostanza solo a pochi addetti ai lavori.

Relativamente al potere che Renzi concentra già ora sulla sua persona, lui come capo del governo è già a capo del potere esecutivo ed essendo lui anche il capo del partito di maggioranza (come segretario del partito), controlla di fatto anche il potere legislativo del Parlamento. Quindi ha lo stesso potere esecutivo e legislativo di Mussolini, che però fin dall’inizio del suo regime, per ripristinare e mantenere l’ordine nel paese, aveva sospeso anche la libertà di stampa e di opinione, imponendo la censura su tutto ciò che veniva pubblicato o trasmesso via radio (non c’era ancora la Tv). Questo in teoria dava al regime di Mussolini un grande vantaggio rispetto a quello che Renzi dispone oggi, ma la censura, che ridicolmente gli intellettuali del tempo battezzarono MinCulPop (Ministero della Cultura Popolare) ebbe persino effetto contrario rispetto a quanto si proponeva di evitare.

Quindi sono pari? No, oltre all’inefficacia della censura di Mussolini occorre anche valutare la vergognosa mancanza di rispetto che il corrente premier ha verso gli attuali elettori, ai quali regala, con la stessa disinvoltura del Minculpop fascista, lo stesso livello di informazione che Mussolini regalava ai sudditi del re.

Renzi però ha recentemente commesso il gravissimo errore di dichiarare spavaldamente che se la sua maxi-riforma costituzionale fosse stata bocciata dagli elettori lui si sarebbe dimesso non solo dalla poltrona di premier, ma anche da quella di politico. Quindi ora si trova ora nell’imbarazzante vicolo cieco che qualora perdesse nel referendum, lui dovrebbe rinunciare non solo all’idea di riformare in modo mai visto al mondo le istituzioni democratiche italiane, ma proprio anche a quel faticoso coagulo di poteri ai quali, francamente, ci stava proprio prendendo gusto.

Ecco allora che, per eliminare questo infausto rischio, avvia un capillare controllo dell’informazione cercando di raggiungere in ogni modo possibile proprio quei distratti cittadini che normalmente rinunciano a capire la fastidiosa politica e preferiscono avvinghiarsi al diritto costituzionale della libertà di voto semplicemente votando chi appare più convincente. E cosa c’è di più facile per lui, che poter accaparrarsi il voto anche del gran numero di queste persone così politicamente ingenue?

Già, ma come si fa a raggiungerli e convincerli? Le informative pubbliche sul voto e i banchetti elettorali potrebbero non bastare, inoltre sono proprio i luoghi che i nostri cari onesti sempliciotti evitano di frequentare. Allora non resta che raggiungerli là dove costoro ci sono quasi sempre: nei telegiornali.

Ecco quindi che, telecomandati o meno, arrivano nuovi direttori di testata su tutti i telegiornali Rai, ora minuziosamente normalizzati con informazioni di area governativa. Stessa cosa accade anche ai cosiddetti programmi di “approfondimento”, che comunque vengono seguiti di norma solo da chi ha già fatto la propria scelta politica. Infatti Renzi, ad evitare che chi gli è contrario continui ad alimentare la sua contrarietà assistendo alle spiegazioni di chi è meglio informato, approva (a sua insaputa) la cancellazione di tutte le trasmissioni che gli possono dare fastidio.

E per vie traverse gli arriva il sostegno anche dei principali quotidiani e settimanali italiani: Corriere, La Stampa, Repubblica l’Espresso e altri (ma non il Fatto Quotidiano!) che sono tutti confluiti ormai nella linea filo-liberista e filo-capitalista che domina ormai da tempo le politiche europee  e che comprende anche le linee riformatrici di cui Renzi è ora orgoglioso paladino.

Di fatto quindi Renzi, anche se non lo dichiara, sta già esercitando, come Mussolini, una rigorosa censura sul diritto dei cittadini ad essere correttamente informati sulla politica e sulle riforme. Pertanto si trova ad avere già ora persino più potere formale di Mussolini.

Dove vuole arrivare? Vuole forse un completo plagio di massa col quale esercitare un controllo sul popolo elettore persino superiore alla ormai ridicola censura dei dittatori?

Caro Marchesi

come sai condivido gran parte del tuo punto di vista su Renzi. Per quanto riguarda l’informazione e le libertà civili no. E non a mio avviso una questione di opinioni, ma di fatti. 

1) In Italia è permesso ampiamente dissentire, non si va in prigione o si viene puniti per questo.

2) L’informazione ha evidenti problemi, ma l’esistenza stessa de ilfattoquotidiano.it, e di decine e decine di siti, dimostra che la situazione è completamente diversa.

3) Le elezioni restano libere così come la libertà di associazione (per esempio il M5s). 

Peter Gomez

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