L'Imperial Hotel che rimase intatto dopo il terremoto
L’Imperial Hotel che rimase intatto dopo il terremoto

UNA STRUTTURA ROBUSTA – Il primo elemento che fa la differenza, anche tra Giappone e Italia, è la qualità del terreno scelto per costruire. Una scelta che influenza non solo la stabilità dell’edificio, ma anche la capacità di amplificare le onde sismiche. Per far fronte al rischio di terremoti in Giappone palazzi e grattacieli hanno il baricentro basso per una maggiore stabilità durante le scosse. Le strutture portanti devono essere in cemento armato o in acciaio, per garantire flessibilità e, per gli edifici più alti, vengono adoperati materiali leggeri. Tra quelli a prova di terremoto il calcestruzzo armato precompresso e il legno, ma anche il cemento con all’interno barre di acciaio, meglio se si tratta di acciaio al carbonio. Altro elemento per rendere l’edificio stabile è la regolarità in pianta: un edificio a pianta quadrata risulta molto più sicuro di uno a pianta irregolare. In Giappone, nei primi decenni del secolo scorso, era già sviluppata una certa tecnica edilizia, tanto che quando a Tokyo si verificò nel 1923 l’ennesimo terremoto, distrusse molti palazzi, ma non l’Imperial Hotel, realizzato da Frank Lioyd Wright con una struttura rinforzata da getti di cemento armato e una stratificazione delle fondamenta studiata ad hoc.

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Terremoti: case che “levitano”, sfere antisismiche e pareti “appiccicose”. Ecco come ci si difende nel resto del mondo

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