E’ trascorso un anno. Il suo gesto di raro altruismo e dal grande senso civico non può e non dev’essere dimenticato. Eroismo di straordinaria normalità di fronte alla violenza e alla prevaricazione dell’arroganza criminale. Un urlo nel deserto di chi gira lo sguardo altrove. Legalità praticata a tal punto da sacrificare la vita. Anatoliy Korol, 38 anni, ucraino, operaio edile precario, ‘non si fece i fatti suoi’, intervenne e fermò i malviventi nel corso di una rapina al supermercato ‘Piccolo’ a Castello di Cisterna, in provincia di Napoli. Era il 29 agosto.
Un sabato sera, mancava poco alla chiusura. Aveva appena terminato di fare la spesa insieme a sua figlia di quasi due anni: la più piccola della famiglia. Notati i criminali puntare le pistole contro gli addetti alle casse, non esitò un attimo: lasciata la piccola e il carrello tornò indietro lanciandosi sui banditi, in seguito essersi rivelati figli di un boss. Slancio, coraggio e disprezzo del pericolo per essere fedele ai valori in cui credeva. Riuscì a disarmare e bloccarne uno, come si può vedere dai drammatici fotogrammi della registrazione delle telecamere interne. Il complice però diede man forte nel modo più vigliacco, bastardo, criminale che si possa immaginare. Pistola in pugno – a distanza ravvicinata – esplose contro un uomo disarmato numerosi proiettili. Anatolij Korov venne centrato al petto e a una gamba. Pochi istanti, privo di vita, stramazza davanti alle casse, in una pozza di sangue. Un’esecuzione avvenuta sotto lo sguardo della figlioletta, di alcuni clienti e del personale del discount. Qualcuno a mezza bocca commentò a caldo: “Perché non si è fatto gli affari suoi???… Se l’è cercata”.
Materialmente a uccidere Anatolij è stato Gianluca Ianuale, 22 anni, fiancheggiato dal fratello Marco Di Lorenzo, 33 anni, figli del boss Vincenzo Ianuale, attualmente detenuto e considerato il capo del rione della Cisternina, le case popolari della 219, ad altissimo tasso criminale. Entrambi si sono pentiti e ora collaborano con lo Stato. L’accusa, sostenuta dal pm Arturo De Stefano, nel corso dell’ultima udienza al Tribunale di Nola dove si sta celebrando il processo con rito abbreviato, ha chiesto per entrambi 20 anni di carcere mentre per i complici una condanna a 18 anni per Emiliano Esposito, accusato di concorso in omicidio, porto d’armi in luogo pubblico e ricettazione mentre tre anni per Mario Ischero responsabile del reato di concorso in rapina. Il primo avrebbe assistito e supportato logisticamente i fratelli rapinatori-killer sia prima del colpo fornendogli scooter e pistola sia dopo aiutandoli a far scomparire le prove. Mentre il secondo è stato lo specchiettista della rapina colui, in pratica, che avrebbe dato il via libera per l’irruzione nel supermercato.
“Il prossimo 23 settembre avremo la sentenza da parte del giudice Giuseppe Sepe – spiega l’avvocato Giuseppe Gragnaniello, rappresentate della famiglia Korol – le richieste di pena avanzate dal pm non sono proporzionate all’azione delittuosa e anche rispetto alle parole della requisitoria del Procuratore dove si sottolinea il valore dell’esempio di Anatoliy, medaglia d’oro al valor civile”. E’ stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ottobre scorso a consegnare la prestigiosa onorificenza alla vedova e ai figli di Anatoliy: “Un doveroso omaggio del nostro Paese a un eroe che ha combattuto ed è morto per la libertà di tutti. Un particolare grazie al proprietario del supermercato ‘Piccolo’ per l’aiuto che darà ai familiari del muratore eroe”.
A pochi giorni dalla cerimonia solenne al Palazzo del Quirinale, in un tema in classe dal titolo “Come vivi e vedi il tuo rapporto con i genitori”, scriverà Anastasiya, una delle figlie di Anatoliy : “Il rapporto coi genitori (nel mio caso, purtroppo, solo con la mamma) è un susseguirsi di alti e bassi, che va regolato con ragione e pazienza. Dal mio punto di vista, una mamma migliore della mia non esiste. Insieme a Lisa, la mia sorellina, è la cosa più preziosa che possiedo…”.