Sono passati quattro anni dal terremoto, ma i centri storici dell’Emilia colpita dal sisma sono ancora deserti. Vie coperte da ponteggi e cantieri, negozi abbandonati dietro transenne e sulle vetrine una pioggia di cartelli “vendesi” e “affittasi”. “In questo centro storico abitano solo dieci persone”, racconta Mariarosa Bellodi. Il suo negozio si trova in una delle strade principali di San Felice sul Panaro, nel Modenese, ed è uno dei pochi ad aver riaperto. “Gli affari non vanno bene, faccio fatica, ma resto. Anche perché se spegniamo tutti la luce qui non rimane più niente“. Spostandosi di pochi chilometri si raggiunge Mirandola, un’altra città messa in ginocchio dalle scosse del 2012. Lo scenario è lo stesso: centro storico fantasma e negozi lasciati alla polvere. Molti commercianti, pur avendo l’attività in piazza, hanno preferito spostarsi. “Sono stato costretto, non avevo più clienti”, spiega Maurizio dietro il bancone. Eppure, nonostante il trasferimento il fatturato è calato del 50 per cento. Mentre il negozio della famiglia di Andrea Baraldi sarebbe già agibile, ma è ostaggio del palazzo che ospitava il Comune, dove invece i lavori non sono nemmeno iniziati. “Hanno soprasseduto sui centro storici, non hanno lavorato in modo celere. Ma facendo morire un centro storico tu fai morire una città. Vasco Errani commissario per la ricostruzione nel centro Italia? Non so in base a che meriti hanno scelto lui. Forse era il caso di venire a sentire se gli emiliani erano contenti del suo operato” di Giulia Zaccariello