di Flaminio de Castelmur per @SpazioEconomia
L’Europa sta andando incontro a un “cataclisma” che potrebbe provocare la caduta dell’euro e la fine del progetto europeo così come lo conosciamo.
Così afferma in una intervista, l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz, alla presentazione del suo nuovo libro, “The Euro: how a common currency threatens the future of Europe” (“L’euro e la sua minaccia al futuro dell’Europa”), dove dà suggerimenti a Bruxelles per evitare che l’intero continente si ribelli alla mal vista moneta comune.
Nelle sue risposte, l’euro ha fallito nella sua promessa di creare maggiore ricchezza e sviluppo nel vecchio continente, anzi ha ricreato pregiudizi e nazionalismi fra gli Stati. La soluzione indicata è quindi semplice: spezzare in due l’area monetaria creando un “euro forte” per i paesi nordici ed un “euro debole” per i paesi mediterranei. Solo questa soluzione, unita al cambiamento delle politiche europee in senso sociale, potrebbe portare ad un recupero del progetto europeo.
Ma l’euro a due velocità potrebbe essere veramente la soluzione ai problemi del progetto europeo o sarebbe solo l’ennesimo pasticcio? Per dare una risposta ci rifaremo ai concetti di Oca o di Avo che furono ignorati ai tempi della creazione della moneta unica. L’Oca è l’acronimo di Optimal currency area, Area valutaria ottimale, Avo in italiano, ed è l’area nella quale è massimizzata l’utilità della presenza di un’unica valuta. Praticamente l’Avo è lo spazio massimo nel quale si può utilizzare una sola valuta, in modo omogeneo, senza che questo venga ad impattare sull’economia reale. Quali caratteristiche identificano una Avo? Gli economisti concordano su mobilità dei capitali e dei fattori produttivi, con flessibilità omogenea delle remunerazioni dei dipendenti all’interno dell’area stessa; mobilità nella forza lavoro, che deve potersi muovere liberamente nell’area, senza barriere previdenziali, culturali o linguistiche; uno strumento di trasferimento fiscale all’interno dell’area, che permetta di muovere risorse rilevanti verso le aree con crescita economica più lenta; una corrispondenza nei cicli economici delle singole aree.
E’ chiaro che almeno tre dei quattro fattori base per l’identificazione di una Avo non funzionano per lEurozona: prima di tutto, i cicli economici non corrispondono, soprattutto fra paesi nordici e mediterranei. Poi non esistono seri strumenti di trasferimento fiscale, anzi qualsiasi condivisione delle risorse viene bruscamente respinta al mittente, specialmente dalla Germania. Infine, non esiste un mercato unico del lavoro, sia per la presenza di differenze culturali e previdenziali, sia per alcune iniziative legislative recenti.
Se l’Euro non è una Avo, potrebbero due euro lavorare meglio? Alcuni dei problemi dell’attuale moneta unica sarebbero sanati, almeno in via parziale: con un euro mediterraneo ed uno nordico avremmo sicuramente cicli economici più omogenei ed un mercato del lavoro un po’ più uniforme. In un’area unita Iberia/Italia/Mediterraneo sarebbero possibili politiche fiscali e monetarie più omogenee, perché comunque sono paesi con tassi di disoccupazione elevati, necessità di investimenti rilevanti per rilanciare l’occupazione e la possibilità di operare una politica monetaria espansiva anche sul mercato del debito di stato primario.
Esistono però delle criticità importanti nel progetto di Stiglitz. Prima di tutto si tratta di creare strutture monetarie di governo economico che allo stato attuale non esistono. In secondo luogo, non siamo sicuri che le aree nordiche e mediterranee sarebbero sufficientemente omogenee e l’euro “del Sud” avrebbe un problema di relazione con l’euro “del Nord”: se fosse agganciato all’altra valuta si riproporrebbero gli stessi problemi dell’euro e sicuramente rinascerebbe un’ostilità fra il Sud ed il Nord. Se fosse libero esporrebbe il blocco meridionale all’accusa di praticare una svalutazione competitiva.
Insomma, la soluzione propugnata da Stiglitz probabilmente creerebbe più problemi che soluzioni.
Per le finanze pubbliche invece il gioco sarebbe più pericoloso: le nazioni dell’Euro2 avrebbero sempre da pagare il debito contratto nel vecchio euro: e questo debito verrebbe denominato in Euro1 o in Euro2? Nel primo caso, la spesa per ripagare il debito schizzerebbe alle stelle, dato che i governi avrebbero gettito fiscale in moneta debole, e uscite per interessi in moneta forte. Stiglitz lo sa bene, ed infatti propone che tutto il debito, anche quello degli stati “ricchi” venga denominato in Euro2, ossia nella moneta più debole delle 2.
E ai cittadini contribuenti converrebbe? Beh, qua ci sarà poco da ridere: le nazioni del Sud Europa come detto, stamperebbero molto più denaro e farebbero ancora più debito per investimenti. Crescerebbe così l’inflazione e sarebbe meno difficile per lo stato pagare il debito. Con i vantaggi tangibili fino a quando anche comprare un kilo di frutta corrisponderà a una settimana di stipendio.