Dall'incontro tra governo e sindacati è uscita una mediazione: potranno chiedere l'Ape anche i 63enni. Il sottosegretario Nannicini ha spiegato che la possibilità vale "per tutti, indipendentemente dalla gestione previdenziale": compresi autonomi, partite Iva e dipendenti pubblici
L’anticipo pensionistico (Ape), misura che il governo inserirà nella prossima legge di Bilancio, potrà essere chiesto dal 2017 a partire dai 63 anni di età, 3 anni e 7 mesi prima di avere accesso al normale pensionamento di vecchiaia. Lo hanno riferito i sindacati dopo l’incontro con il governo al ministero del Lavoro, spiegando che è una “mediazione arrivata oggi”: finora si era parlato di un periodo di anticipo pari al massimo a 3 anni. Il periodo di sperimentazione del sistema dovrebbe essere di due anni. Per le categorie disagiate, per le quali l’anticipo stando a quanto annunciato dal sottosegretario Tommaso Nannicini sarà gratuito, l’importo della pensione sarà limitato a 1.200 euro netti.
Potranno uscire dal lavoro nel 2017 coloro che sono nati fino al 1954, una volta compiuti 63 anni. Chi ha un lavoro pagherà l’anticipo con rate di ammortamento sulla pensione mentre coloro che sono disoccupati e non hanno ammortizzatori sociali vi accederanno senza pagare nulla purché, appunto, l’assegno non sia superiore ai 1200 euro. Nannicini, intervistato da Presadiretta, ha spiegato che l’anticipo “è per tutti, indipendentemente dalla gestione previdenziale”, “quindi vale per gli autonomi, per le partite Iva della gestione separata, per artigiani e commercianti” e dipendenti pubblici.
Nell’incontro con Nannicini si è discusso anche di ricongiunzioni tra i periodi assicurativi in diverse gestioni che dall’anno prossimo non dovrebbero più essere onerose. Tra le altre misure sul tavolo c’è poi l’allargamento delle maglie per quanto riguarda le attività usuranti, tra cui potrebbero rientrare quelle dell’edilizia e il lavoro delle maestre d’asilo e degli infermieri. Per quanto riguarda gli interventi sulle pensioni più basse, è stata confermata l’intenzione di intervenire con una somma aggiuntiva, la cosiddetta quattordicesima, per coloro che hanno redditi personali complessivi fino a mille euro al mese.