Eravamo abituati a pensare che le donne fungessero essenzialmente da supporto logistico all’azione degli uomini nelle azioni di terrorismo, come avvenuto in Francia e in Belgio. Inoltre la filosofa che aveva caratterizzato l’ideologia dell’Isis assegnava alle donne un ruolo essenzialmente riproduttivo e di educatrici dei valori dell’Islam all’interno della famiglia.
La creazione delle brigate Al-Khansa, costituite da sole donne, fungeva da polizia dei costumi e sorvegliava in maniera spietata che le donne rispettassero le regole imposte dal Califfato, cioè dagli uomini. I soprusi a cui le donne sono sottoposte sono stati registrati dalla stampa internazionale. Rari sono stati i casi in cui queste brigate, che nella rappresentazione della propaganda apparivano completamente velate e armate di kalashnikov, hanno partecipato ad azione di guerra, salvo nei casi in cui la mancanza di uomini richiedeva il loro apporto.
La loro guerra era interna contro la pur minima deviazione alle regole. Le donne erano destinate al matrimonio e alla procreazione e se non sappiamo con certezza con quali criteri avvenivano gli accoppiamenti, possiamo immaginare che le future spose erano scelte in funzione della creazione dei nuovi musulmani, una specie di selezione della razza, che premiava la giovinezza, la prestanza dei combattenti che potevano sfogare comunque la loro mascolinità violentando le prigioniere di guerra.
Tutto ciò costituiva un sistema sino a quando il Califfato disponeva di uno Stato e di una organizzazione amministrativa organizzata e funzionante. Oggi le cose vanno diversamente, da quando le sorti militari dell’Isis volgono al peggio e di conseguenza l’interesse verso l’Occidente, terreno fertile per gli attentati, occupa un posto rilevante nella strategia del Califfato morente.
Abou Mohammed Al-Adnani è morto, “ha raggiunto i martiri e gli eroi che hanno difeso l’Islam e combattuto i nemici di Dio”. Così suonava l’epitaffio fatto circolare dall’Isis di quello che possiamo definire il porta parola dell’organizzazione, e soprattutto quello che metteva a punto la strategia terroristica in Occidente. “Non ascoltate ciò che si dice di noi, ma ciò che vi diciamo” sono le parole d’ordine della propaganda jihadista che viaggia su Facebook, su Twitter o su altri social network, della cui efficacia in termini di reclutamento non c’è più da dubitare.
Un aspetto nuovo, appena alle origini ma che potrebbe svilupparsi in maniera esponenziale, è il reclutamento al femminile per azioni di terrorismo. Il ritrovamento di una macchina carica di bombole di gas nei pressi di Notre Dame a Parigi i primi di settembre ha messo in luce un tentativo di compiere un attentato a opera di due donne.
Già in passato vi erano state varie segnalazioni di ragazze che tramite il web inneggiavano al Califfato e si dicevano pronte a combattere contro i miscredenti, musulmani compresi e non sono mancati casi di giovani donne che sono partite per raggiungere il Califfato. Per quanto riguarda attentati veri e propri, le donne avevano avuto un ruolo di supporto. Questa volta invece si è passati all’atto anche se il piano non ha funzionato per una questione tecnica. A sventare il piano terroristico si è giunti grazie all’intercettazione telefonica di una amica che era coinvolta nelle indagini dell’uccisione di due poliziotti del giugno 2016 a Magnanville. Le due donne autrici del disegno terrorista si ritrovavano nell’appartamento di una terza complice, all’uscita del quale la polizia le ha arrestate in seguito al ferimento di un agente con coltello da parte di una delle stesse.
Questa la dinamica, le implicazioni sono diverse e mostrano una rete di donne che si organizzano e fanno propaganda. Le terroriste della macchina con le bombole avevano scritto una lettera di adesione ai progetti del Califfato e si dicevano pronte a seguire le indicazioni del defunto Al-‘Adnani. Quello che colpisce in questa vicenda è la determinazione con cui avevano preparato l’attacco terroristico, tanto da far dire alle autorità francesi che le hanno interrogate di essere davanti ad una radicalizzazione femminile di gran lunga più determinata di quella maschile. L’Isis conterà anche su questo per i suoi progetti di morte e creerà una specie di competizione uomo donna per allargare il suo reclutamento.
Franco Rizzi
Storico e Segretario Generale di UNIMED
Mondo - 13 Settembre 2016
Brigate Al-Khansa, le donne dell’Isis pronte per la guerra all’Occidente
Eravamo abituati a pensare che le donne fungessero essenzialmente da supporto logistico all’azione degli uomini nelle azioni di terrorismo, come avvenuto in Francia e in Belgio. Inoltre la filosofa che aveva caratterizzato l’ideologia dell’Isis assegnava alle donne un ruolo essenzialmente riproduttivo e di educatrici dei valori dell’Islam all’interno della famiglia.
La creazione delle brigate Al-Khansa, costituite da sole donne, fungeva da polizia dei costumi e sorvegliava in maniera spietata che le donne rispettassero le regole imposte dal Califfato, cioè dagli uomini. I soprusi a cui le donne sono sottoposte sono stati registrati dalla stampa internazionale. Rari sono stati i casi in cui queste brigate, che nella rappresentazione della propaganda apparivano completamente velate e armate di kalashnikov, hanno partecipato ad azione di guerra, salvo nei casi in cui la mancanza di uomini richiedeva il loro apporto.
La loro guerra era interna contro la pur minima deviazione alle regole. Le donne erano destinate al matrimonio e alla procreazione e se non sappiamo con certezza con quali criteri avvenivano gli accoppiamenti, possiamo immaginare che le future spose erano scelte in funzione della creazione dei nuovi musulmani, una specie di selezione della razza, che premiava la giovinezza, la prestanza dei combattenti che potevano sfogare comunque la loro mascolinità violentando le prigioniere di guerra.
Tutto ciò costituiva un sistema sino a quando il Califfato disponeva di uno Stato e di una organizzazione amministrativa organizzata e funzionante. Oggi le cose vanno diversamente, da quando le sorti militari dell’Isis volgono al peggio e di conseguenza l’interesse verso l’Occidente, terreno fertile per gli attentati, occupa un posto rilevante nella strategia del Califfato morente.
Abou Mohammed Al-Adnani è morto, “ha raggiunto i martiri e gli eroi che hanno difeso l’Islam e combattuto i nemici di Dio”. Così suonava l’epitaffio fatto circolare dall’Isis di quello che possiamo definire il porta parola dell’organizzazione, e soprattutto quello che metteva a punto la strategia terroristica in Occidente. “Non ascoltate ciò che si dice di noi, ma ciò che vi diciamo” sono le parole d’ordine della propaganda jihadista che viaggia su Facebook, su Twitter o su altri social network, della cui efficacia in termini di reclutamento non c’è più da dubitare.
Un aspetto nuovo, appena alle origini ma che potrebbe svilupparsi in maniera esponenziale, è il reclutamento al femminile per azioni di terrorismo. Il ritrovamento di una macchina carica di bombole di gas nei pressi di Notre Dame a Parigi i primi di settembre ha messo in luce un tentativo di compiere un attentato a opera di due donne.
Già in passato vi erano state varie segnalazioni di ragazze che tramite il web inneggiavano al Califfato e si dicevano pronte a combattere contro i miscredenti, musulmani compresi e non sono mancati casi di giovani donne che sono partite per raggiungere il Califfato. Per quanto riguarda attentati veri e propri, le donne avevano avuto un ruolo di supporto. Questa volta invece si è passati all’atto anche se il piano non ha funzionato per una questione tecnica. A sventare il piano terroristico si è giunti grazie all’intercettazione telefonica di una amica che era coinvolta nelle indagini dell’uccisione di due poliziotti del giugno 2016 a Magnanville. Le due donne autrici del disegno terrorista si ritrovavano nell’appartamento di una terza complice, all’uscita del quale la polizia le ha arrestate in seguito al ferimento di un agente con coltello da parte di una delle stesse.
Questa la dinamica, le implicazioni sono diverse e mostrano una rete di donne che si organizzano e fanno propaganda. Le terroriste della macchina con le bombole avevano scritto una lettera di adesione ai progetti del Califfato e si dicevano pronte a seguire le indicazioni del defunto Al-‘Adnani. Quello che colpisce in questa vicenda è la determinazione con cui avevano preparato l’attacco terroristico, tanto da far dire alle autorità francesi che le hanno interrogate di essere davanti ad una radicalizzazione femminile di gran lunga più determinata di quella maschile. L’Isis conterà anche su questo per i suoi progetti di morte e creerà una specie di competizione uomo donna per allargare il suo reclutamento.
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Kiev, 19 mar. (Adnkronos) - Il sistema elettrico ferroviario nella regione di Dnipropetrovsk è stato attaccato da droni nemici. Lo ha riferito il canale Telegram di Ukrzaliznytsia, l'azienda ferroviaria pubblica ucraina. "La mattina del 19 marzo, il nemico ha colpito il sistema elettrico ferroviario nella regione di Dnipropetrovsk con i droni. Ci sono sezioni senza corrente, ma il traffico ferroviario continua secondo il programma. Nel corso degli interventi di riparazione, il nemico ha colpito di nuovo. Fortunatamente, non ci sono state vittime", ha affermato Ukrzaliznytsia in una dichiarazione.
Mosca, 19 mar. (Adnkronos) - Le truppe russe hanno respinto i tentativi delle forze armate ucraine di invadere la regione di Belgorod. L'esercito nemico ha effettuato cinque attacchi nella regione. Lo ha riferito il Ministero della Difesa russo. "Al fine di creare uno sfondo negativo attorno ai colloqui tra i presidenti della Federazione Russa e degli Stati Uniti sulla risoluzione del conflitto in Ucraina - si legge nella dichiarazione - e per screditare le iniziative di pace di Trump, al mattino (alle 5,50), il regime di Kiev ha tentato di forzare le unità delle Forze armate ucraine nel territorio russo, nella parte occidentale della regione di Belgorod, in direzione degli insediamenti di Demidovka e Prilesye".
"Le forze armate ucraine - prosegue il comunicato russo - hanno impiegato fino a 200 militari e 29 unità di equipaggiamento negli attacchi, tra cui cinque carri armati, 16 veicoli corazzati da combattimento, tre veicoli del genio per lo sminamento, un'unità di sminamento a distanza Ur-77 e quattro auto. Grazie alle unità che presidiavano il confine di stato del gruppo di truppe del Nord, il fuoco dell'artiglieria e l'uso di droni Fpv, tutti gli attacchi sono stati respinti", ha sottolineato il ministero.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si dice che la Schlein con la sua posizione si sia isolata. Per nulla. Si è distinta. Ha lanciato un monito, non si è piegata a meccanismi automatici e obbligati di adesione. Non so che sviluppi ci saranno nel Pd. Un chiarimento serve. Così come serve tra le forze socialiste europee. Indicare una prospettiva di deterrenza comune e i nuovi assetti del mondo, con un nuovo spirito di pace e collaborazione, è la sola possibilità per i Socialisti di tornare a fare il proprio mestiere nelle condizioni date. Non è pacifismo senza nerbo, piuttosto combattimento senza incertezze e conformismi per i propri valori”. Così Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd, in un'intervista all’'Unità'.
Tel Aviv, 19 mar. (Adnkronos/Afp) - L'esercito israeliano ha lanciato un nuovo appello alla popolazione di Gaza affinché evacuino le "zone pericolose di combattimento" nel nord e nel sud del territorio palestinese, all'indomani degli intensi bombardamenti che, secondo Hamas, hanno causato la morte di oltre 400 persone.
L'ordine di evacuazione si applica alle regioni di Beit Hanoun (nord), Khirbet Khuza'a, Abasan al-Kabira e Abasan al-Jadida (sud), dove l'esercito "ha iniziato le sue operazioni contro gruppi terroristici", ha scritto su X il portavoce di lingua araba dell'esercito, Avichay Adraee, invitando i residenti a "spostarsi in rifugi nella parte occidentale di Gaza City e nella città di Khan Younis".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Spero che la telefonata di Trump e Putin faccia fare dei passi in avanti, non credo che sia stata la telefonata che qualcuno ha raccontato di pace universale, ancora non ci siamo, ci saranno a Gedda alla fine della settimana ancora dei colloqui di pace, mi pare di capire stavolta anche con la Russia, l'altra volta c'erano stati tra America e Ucraina. Io penso che ci voglia grande prudenza e un doppio binario: da un lato bisogna prepararsi ad un periodo di turbolenze che vedremo anche sui mercati, vale a dire ci saranno delle difficoltà per le famiglie, purtroppo". Così Matteo Renzi, ospite di 'Non stop news' su Rtl 102.5.
"L'unico modo per risolverla è una grande iniziativa diplomatica e su questo -ribadisce l'ex premier- per me l'Europa ha dormito. In questi tre anni, lo dico dal 24 febbraio 2022, l'Europa doveva inviare un inviato speciale per fare la pace tra Russia e Ucraina, avevo proposto il nome di Tony Blair, ma questa è un po' la maledizione di quelli che dicono le cose giuste troppo presto. Noi lo abbiamo detto tre anni fa, non l'abbiamo fatto e adesso l'accordo di pace si fa a Gedda e non si fa a Bruxelles o a Roma, questo è un po' un limite del nostro Governo e della nostra Europa".
Tel Aviv, 19 mar. (Adnkronos/Afp) - Durante la notte, l'esercito israeliano ha condotto un'ondata di attacchi contro obiettivi di Hamas e della Jihad islamica palestinese nella Striscia di Gaza. L'aeronautica militare israeliana afferma di aver colpito circa 20 obiettivi, tra cui un sito militare di Hamas nel nord di Gaza, dove ha individuato preparativi per attacchi missilistici contro Israele.
Inoltre, la Marina israeliana ha preso di mira diverse imbarcazioni appartenenti alla Jihad islamica palestinese al largo della costa di Gaza, che secondo l'Idf venivano utilizzate per attività terroristiche.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Oggi è San Giuseppe. Buon onomastico a chi porta il suo nome e auguri a tutti i papà! Una preghiera per quelli che continuano a vivere nei nostri ricordi e nel nostro cuore". Lo scrive su X il presidente della Camera, Lorenzo Fontana.