Alle elezioni politiche anticipate in Croazia vincono, a sorpresa, i conservatori di Andrej Plenkovic sui socialdemocratici dati per favoriti dai media locali. Il partito di centrodestra Unione democratica croata (Hdz) ha vinto con il 36% dei voti ottenendo 61 dei 151 seggi del Parlamento croato. A seguire il Partito socialdemocratico (Sdp) dell’ex premier Zoran Milanovic con il 33%, che ha governato la Croazia dal 2011 al 2015, che ha ottenuto 54 seggi, cinque in meno delle precedenti elezioni del novembre scorso, quando avevano vinto di misura i conservatori. Ora il rischio paralisi è molto forte perché non c’è una maggioranza assoluta.
Il capo dei socialdemocratici si dimette dall’incarico – Dopo la sconfitta elettorale di ieri, il numero uno del partito di centrosinistra ha annunciato il ritiro dalla guida dell’Sdp, partito che dirigeva dal 2006 e con il quale aveva governato il Paese per cinque anni. Milanovic ha detto che resterà presidente dei socialdemocratici fino al Congresso, che per regolamento deve tenersi nei prossimi cinque mesi, al quale però – ha già fatto sapere – che non intende ripresentare la propria candidatura. “Il centrosinistra sperava in un buon risultato, che però non è uscito dalle urne”, ha spiegato Milanovic. “Una grande coalizione con i conservatori è esclusa ed è impossibile”, ha aggiunto.
Media locali: “Trattative difficili per formazione governo” – Al terzo posto, con 13 seggi, il partito centrista Most, che dopo le elezioni di novembre aveva formato con i conservatori di Hdz un governo che è durato solo sei mesi. Most si profila adesso di nuovo come attore essenziale per la formazione del nuovo governo e questo esito apre le porte alla ripetizione della stessa coalizione di centro-destra che fu formata a gennaio passato. A differenza del suo predecessore alla guida dell’Unione democratica croata, Plenkovic ha rifiutato l’idea di cercare un primo ministro di compromesso, come il premier uscente Tim Oreskovic, manager canadese di origini croate senza esperienza in politica, insistendo che il primo partito debba esprimere il nuovo primo ministro nella persona del suo leader. Le trattative, scrivono i media locali, saranno difficili date le molte precondizioni poste in campagna elettorale da Bozo Petrov, leader di Most e vicepremier uscente.