A due mesi dalla morte di Emmanuel Chidi Namdi, l’uomo che a Fermo difese la compagna da insulti razzisti e fu ucciso, Don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco e della Fondazione Caritas in veritate, che aveva accolto il nigeriano richiedente asilo e la moglie Chyniere, fa sapere che si costituirà parte civile nel processo a carico di Amedeo Mancini, l’ultrà fermano accusato di omicidio preterintenzionale con l’aggravante dell’odio razziale che interrogato dal giudice per le indagini preliminari disse che avrebbe messo a disposizione della vedova i suoi beni.
“Mi costituirò parte civile per danni ai beni immateriali: la dignità, i diritti, il rispetto della persona umana perché – dice il sacerdote – proprio in questi giorni in cui la vicenda è tornata alla ribalta per il fatto che Mancini non può andare ai domiciliari con braccialetto elettronico in quanto il dispositivo non è reperibile, “si dimentica il tema centrale, che è la morte di Emmanuel”. “La questione non è se Mancini, che peraltro è reo confesso, sia responsabile o meno, e se debba stare in carcere oppure no, tutto questo – seguita don Albanesi, ribadendo quanto dichiarato oggi in un’intervista a Repubblica – è marginale rispetto al fatto principale, e cioè che Emmanuel è morto. Un fatto che è scomparso, da subito, e quel che lascia perplessi è che la città (Fermo, dove è avvenuto l’omicidio; ndr) dimentica il problema”.
Don Albanesi, peraltro, qualche giorno fa ha fatto visita a Mancini in carcere: “È un ragazzo semplice. ‘Mi dispiace che ti abbiano attaccato, ma io ti voglio bene’, mi ha detto – racconta il sacerdote -. E anche io, se lo posso aiutare…lui e i due bombaroli”, aggiunge, riferendosi agli altri due ultrà fermani accusati di aver messo delle bombe artigianali davanti ad alcune chiese del Fermano, tra cui una di cui è parroco don Vinicio. La moglie di Emmanuel, intanto, ha ottenuto il permesso di soggiorno e ha dovuto lasciare il centro di prima accoglienza a Fermo per essere trasferita a Pescara in un centro di integrazione. Emmanuel, invece, è sepolto nel cimitero di Capodarco. Intoppi burocratici stanno ritardando il rientro della salma in Nigeria.
Mancini, per decisione del giudice, può andare agli arresti domiciliari ma resta nel carcere di Marino del Tronto, ad Ascoli Piceno, in attesa che venga reperito un braccialetto elettronico. I legali dell’uomo poi in una nota smentiscono alcune notizie di stampa: “La mandibola di Emmanuel non è fratturata e nessun dente è stato danneggiato; non c’è alcuna frattura al ginocchio; nessuna testimone, neppure la vedova, riferisce di colpi inferti a Emmanuel mentre era in terra – dicono gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni – È ripresa la campagna di disinformazione sulla verità che, progressivamente, sta sempre più emergendo, in favore di Amedeo Mancini, nella naturale sede processuale. Non sappiamo dove vuole condurre questa rinnovata campagna di odio e di bugie. Ci limitiamo, per il momento, a prenderne atto con estremo rammarico”.